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NAPOLITANO VUOLE DIALOGARE. DALLA CEI SOLO “NO”

Il Capo dello Stato e Prodi auspicano dialogo tra Stato e Chiesa ma la Conferenza dei Vescovi ribadisce il proprio no a compromessi. La replica di Mancuso di Arcigay.

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ROMA – Sul tema del dibattito politico sulle coppie di fatto ieri il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, da Madrid, ha detto di auspicare che venga trovata una sintesi tra il fronte laico e quello cattolico. «Certamente in Italia ci sono sensibilità diverse e sicuramente c’è anche una componente di storica di ispirazione cattolica all’interno della maggioranza di centrosinistra – ha detto Napolitano – Non ho dubbi che si potrà trovare una sintesi nel dialogo anche con la Chiesa cattolica tenendo conto delle preoccupazioni espresse dal Pontefice e dalle alte gerarchie della Chiesa cattolica.»

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Oggi Romano Prodi, che si trova in Etiopia, interpellato sulla spinosa questione ha detto di condividere quanto auspicato dal capo dello Stato. Entrambi pongono in primo piano la necessità di tenere conto della posizione del Vaticano: «Ma figuriamoci – ha detto Prodi – Mi sono sempre posto questo problema. E me lo sono sempre posto fino in fondo. L’ho sempre avuto presente ogni volta che abbiamo toccato questo tema e non cesserò di tenerlo presente anche in futuro».
Domani in aula si voteranno le mozioni di entrambi gli schieramenti, quelle che propongono di legiferare (come quella dell’Ulivo, che ha chiesto fino al 15 febbraio per presentare un Ddl comune) e quelle che aspirano che tutto sia gettato a mare, lasciando le coppie di fatto italiane del tutto isolate rispetto alla gran parte dei paesi europei.

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In risposta alle dichiarazioni di Napolitano però la Chiesa oggi ha fatto sapere tramite il segretario generale della Cei, Mons. Giuseppe Betori, di non essere disponibile a nessun compromesso o mediazione. «Noi riteniamo – ha detto Betori – che un cattolico non possa arrivare al riconoscimento pubblico delle coppie di fatto. I riconoscimenti del presidente Napolitano al ruolo e all’apporto dei cattolici non possono che farci piacere. Ma questi apporti non sono infatti in ragione della loro fede, ma in forza di contributi razionali che possono essere condivisi anche da altri. Il presidente non ci ha chiesto di venir meno ai nostri principi, non ha chiesto un compromesso o una mediazione al ribasso». Betori ha affermato che per la Chiesa Cattolica «la convivenza non deve aver rilievo pubblico, questo vale sia per le convivenze fra persone dello stesso sesso che per quelle eterosessuali» e poi ha chiesto ai politici «un maggiore sostegno alla famiglia legittima fondata sul matrimonio, in accordo con il dettato costituzionale, attraverso la rimozione degli ostacoli di ordine pratico, giuridico e fiscale che allontanano i giovani dal matrimonio e dalla generazione di figli».
Betori poi se l’è presa con i Paesi Bassi…
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Betori poi se l’è presa con i Paesi Bassi, dove esiste parità assoluta tra i cittadini riguardo all’avere la libertà se decidere di sposarsi e semplicemente di convivere: «Questo nuovo soggetto giuridico – ha detto – vedrebbe molto probabilmente, per il principio della non-discriminazione attuato ad esempio in Olanda, il successivo riconoscimento di altri diritti tipici della famiglia, fino al punto di provocare di fatto lo scardinamento a livello sociale e culturale del concetto di famiglia». «Inoltre – ha concluso – in quel caso si avrebbe, sempre sul piano socio-culturale, la perdita di ogni rilevanza circa la mascolinità o femminilità della persona umana. Sarebbe un grave danno alla formazione delle giovani generazioni».

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A queste agghiaccianti teorie di discriminazione, giustificandole con la presunta necessità da parte delle istituzioni di “formare” le nuove generazioni alla mascolinità e alla femminilità ha replicato in modo allarmato il segretario nazionale di Arcigay, Aurelio Mancuso: «Monsignor Betori dà voce ai peggiori istinti razzisti e omofobi della gerarchia reazionaria cattolica italiana. Le verità antropologiche a cui fa riferimento, quando parla delle unioni omosessuali, sono le stesse su cui poggiavano le determinazioni ideologiche del nazionalsocialismo. Il tristemente famoso dottor Mengele sperimentava proprio sugli omosessuali le sue torture per provare appunto, come ci ricorda Betori, ‘la perdita di ogni rilevanza alla mascolinità e alla femminilità della persona umana’. Chiediamo alle istituzioni repubblicane, innanzi tutto al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano – continua Mancuso – di respingere questo ulteriore indegno attacco alla integrità e alla dignità delle persone omosessuali. Con le dichiarazioni odierne di Giuseppe Betori, la Cei ha oltrepassato il segno: qui non si tratta più di una discussione di merito su una proposta di legge, ma della continua volontà di discriminare e offendere milioni di cittadini italiani. Per fortuna l’Italia, a differenza del Vaticano, è uno stato democratico nato dalla Resistenza, che ha sconfitto il nazifascismo, orrore della storia a cui sembra che una parte della gerarchia cattolica voglia riferirsi, rispolverando le idee nefaste della purezza della razza, del patologismo omosessuale, della difesa dei normali contro i diversi. Queste teorie hanno massacrato milioni di ebrei, di omosessuali e di persone appartenenti a varie minoranze. In Italia – conclude Mancuso – c’è bisogno di una legge sulle unioni civili che tuteli le persone e renda la società più giusta; allo stesso tempo è necessario che si approvino urgentemente norme che condannino ogni tipo di discriminazione per ragioni di razza, di orientamento sessuale e di identità di genere. Il 10 marzo a Roma chiederemo a tutti i laici d’Italia, credenti e non, di opporsi a questa nuova crociata contro i diritti e le libertà delle persone».
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