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Nasce il Coordinamento Pride. Roma lancia il 7 per il corteo nazionale

Alla fine di un’assemblea a cui hanno partecipato 16 associazioni, nasce il Coordinamento Pride per fare rete tra tutte le realtà locali. Ma mancano i “big” ed è già polemica.

Un Coordinamento Pride che, preso atto del radicamento nel territorio dei diversi Pride che ogni anno si svolgono da nord a sud, faccia da rete tra le diverse realtà e da “centro permanente di iniziativa politica e sociale” perché “i Pride rimangono le manifestazioni più grandi e riuscite della nostra comunità, espressione forte della nostra visibilità, identità e delle nostre richieste di diritti e uguaglianza, la cui attualità è dimostrata dalla crescita continua nei numeri complessivi di queste manifestazioni e nel numero di città capaci di organizzarle su tutto il territorio italiano”. E’ quanto ha deciso l’Assemblea del movimento lgbt che si è svolta sabato scorso a Roma. Ed è proprio a Roma che si potrebbe tenere la manifestazione nazionale dell’orgoglio gay del prossimo anno. Il Coordinamento Roma Pride, che ha fato sapere di essere disponibile ad organizzare l’evento, ha reso nota la data del Pride capitolino: il 7 giugno del 2014.

Ed è un modello di movimento che non si appiattisca sull’autodifesa, che diventi “movimento di liberazione e uguaglianza”, quello che l’Assemblea vuole proporre e rilanciare. “La semplificazione dei vissuti delle persone lgbtqi come “vittime” di violenze o discriminazioni, operata dai media, dalla politica e persino da alcune realtà associative gay – si legge nel documento conclusivo dell’incontro di Roma – , ha finito per danneggiare la nostra capacità di incidere sui cambiamenti sociali, culturali e politici limitando la forza propulsiva del Movimento”. Per raggiungere questo scopo, bisogna “ricentrare l’attenzione e il focus delle nostre richieste e delle nostre iniziative sulla lotta per l’affermazione dei diritti civili e sociali delle persone LGBTQI, a cominciare dall’identità delle persone trans, il matrimonio egualitario, la genitorialità, i diritti dei bambini delle famiglie omogenitoriali, approfondendo gli aspetti legati al lavoro, ai servizi, al welfare, alla salute, all’educazione e alla ricerca”.

Il documento, però, firmato da Associazione Libellula, Buzz Intercultura, Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli, DiGay Project, Gaynet Roma, GAYCS Coordinamento nazionale Dipartimento LGBT di Aics, Gayroma.it, I Ken ONLUS Campania, I Mondi Diversi, Leather Club Roma, Lista Lesbica Italiana, Nuova Proposta, Queerlab, Rete Genitori Rainbow, Roma Rainbow Choir, Stonewall Siracusa e UAAR Roma, sta suscitando non poche polemiche. Non tanto per il contenuto, ma per il modo in cui si sarebbe svolta l’assemblea. La polemica si sviluppa soprattutto sui social network fioccano i commenti piuttosto pungenti di rappresentati di questa o quell’associazione, non compresa nell’elenco dei firmatari (mancano Arcigay, Arcilesbica, Agedo, il Mit ed Equality Italia solo per fare alcuni nomi), secondo cui più che convocata l’assemblea in questione sarebbe stata “autoconvocata”. Gli organizzatori, dal canto loro, fanno sapere che la prima convocazione dell’assemblea risale ad agosto scorso, proprio per permettere una più ampia partecipazione possibile. Aurelio Mancuso, presidente di Equality Italia, dalle pagine del Messaggero, però, dichiara: “Non sono neanche stato invitato. Non voglio entrare nelle dinamiche del movimento e non voglio essere protagonista di nessun tipo di polemica, ma devo notare che sono anni che il meccanismo col quale si decide il Pride Nazionale non ha senso. Ci si deve mettere di buon grado insieme, superare le gelosie che esistono soprattutto in ambito romano, e pensare al bene della comunità”.