"Né musica né sport per chi ha l'HIV: lo vuole l'esercito" - banda carabinieri 220 - Gay.it Archivio

“Né musica né sport per chi ha l’HIV: lo vuole l’esercito”

A lancire l’allarme è la Lila, secondo la quale requisito di tutti i bandi che escono dal Ministero della Difesa è essere HIV negativo, anche per la banda dei Carabinieri o per tirare con l’arco.

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Non è certo il periodo migliore dal punto di vista dell’inclusività per le forze armate italiane. Dopo il vespaio suscitato dalle dichiatazioni del Generale Gasparri a proposito del coming out dei carabinieri, adesso è la Lila a lanciare l’allarme sulle politiche adottate dal Ministero della Difesa.
"Vivi con l’Hiv? Niente divisa. Neanche per suonare il saxofono – denuncia l’associazione anti-Aids -. Ormai tutti i bandi che escono dal ministero della Difesa chiedono esplicitamente ai candidati di presentare un test Hiv negativo, pena l’esclusione. Anche se il concorso è per 9 orchestrali per la banda musicale dell’Arma dei Carabinieri. O per tirare con l’arco in un centro agonistico della Marina. O per i 248 posti disponibili nei licei annessi alle Scuole militari dell’esercito: chiedono il test Hiv anche ai sedicenni".

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Com’è noto. infatti, l’essere sieropositivo non può essere fattore discriminante per l’assunzione in alcun ruolo. E il fatto diventa ancora più grave se a discriminare è lo Stato.
"La LILA riceve da tempo segnalazioni di persone che sono, appunto, in salute e in ottima forma, come sono oggi le persone che vivono con l’Hiv – fa sapere l’associazione -. Consapevoli non solo del proprio stato ma anche dei propri diritti, primo fra tutti quello alla non discriminazione. Anche in ambito militare, dove sì, ci sono anche persone sieropositive, e non si capisce perché non possa essere così".
Da Roma non si tirano certo indietro davanti alle richieste di spiegazioni da parte di associazioni e interessati. "Il ministero della Difesa ha sempre opposto ragioni che confliggono col buonsenso – spiga la Lila -, con l’evidenza scientifica e soprattutto con la legge. Anzi, le leggi: innanzitutto la 135 del 1990, e poi lo Statuto dei lavoratori, nonché la Raccomandazione su Hiv e Aids e mondo del lavoro del 2010 e il Codice di Condotta sull’HIV/AIDS e il mondo del lavoro del 2001, documenti dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro, agenzia Onu".

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E ad essere tirato in ballo è l’intero governo, reo di non aver risposto ad un’interrogazione in merito. "Da mesi giace in Parlamento un’interrogazione a firma radicale che chiede conto della richiesta del test Hiv nei bandi di assunzione denuncia ancora l’associazione -, e che finora non ha ricevuto alcuna risposta dal ministro Giampaolo Di Paola, nonostante diverse sollecitazioni. La richiesta del test Hiv vale peraltro per tutti gli aspiranti Volontari in ferma prefissata e compare anche in bandi dei Vigili del Fuoco e della Guardia di Finanza, che pure dipendono da altri ministeri.
Che il test Hiv sia richiesto anche per suonare la tromba o sciare di fondo sarebbe ridicolo, se non fosse offensivo. Che la discriminazione sul lavoro verso le persone che vivono con l’Hiv sia una pessima abitudine tuttora diffusa purtroppo lo sappiamo. Che a farsene promotore sia addirittura un ministero lo troviamo inaccettabile".
L’Associazione Radicale Certi Diritti, intanto, fa sapere di avere inviato oggi un esposto all’Unar e all’Oscad "segnalando questa evidentissima forma di discriminazione nei confronti delle persone con Hiv".