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Non sarà più ministro il primo gay tedesco responsabile degli esteri

Il suo partito non ha raggiunto la soglia di sbarramento alle ultime elezioni. Guido Westerwelle, primo ministro degli esteri dichiaratamente gay, non tornerà al governo con Angela Merkel.

Guido Westerwelle con Angela Merkel

Guido Westerwelle con Angela Merkel

Alle recenti elezioni politiche in Germania, i tedeschi hanno riconfermato la loro fiducia alla uscente Angela Merkel che resterà alla guida del paese per tutta la prossima legislatura. Ma se alla cancelliera è andata bene, come del resto avevano previsto tutti i commentatori politici e i sondaggisti, lo stesso non si può dire del suo ministro degli Esteri Guido Westerwelle, il primo gay dichiarato a ricoprire questa carica in Germania.
Westerwelle, che non ha mai fatto mistero della propria omosessualità, non tornerà in parlamento perché il suo partito, il Partito Liberal-Democratico Tedesco, non ha superato lo sbarramento per potere accedere all’assemblea legislativa fermandosi al 4,8 percento contro il 5 previsto dalla legge. Una vera e propria debacle per la formazione liberaldemocratica che alle scorse elezioni si era attestata al 14,6%.

Guido Westerwelle con il compagno Michael Moronz

Guido Westerwelle con il compagno Michael Moronz

La prima apparizione pubblica di Westerwelle con il suo compagno, l’imprenditore Michael Mronz, risale alla festa per il cinquantesimo compleanno di Angel,a Merkel festeggiato nel luglio del 2004, cinque anni prima che diventasse ministro . L’allora ministro, poi, presentò Mronz a Hillary Clinton, a quel tempo segretaria di Stato statunitense, durante un ricevimento ufficiale tenutosi a Berlino nel 2009. I due si sarebbero uniti un anno dopo secondo la formula prevista dalla legge tedesca.
Durante la sua carriera di ministro, Westerwelle ha anche ricoperto la carica di Presidente del Consiglio di Sicurezza dell’Onu diventando, per quei mesi, l’omosessuale più potente al mondo. L’ex ministro tedesco è stato anche tra coloro che si sono più nettamente espressi contro la politica russa in tema di diritti delle persone lgbt, pur non aderendo alla campagna i boicottaggio dei giochi di Sochi 2014.