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NON SIATE TROPPO ETERO…

Il nuovo album di Boy George, nei negozi il 29 luglio. Dal titolo provocatorio "U can never be 2 straight". Dove affronta temi personali, tra ironia e malinconia.

Fu proprio Boy George, alla fine degli anni ’80, a spargere la voce sull’omosessualità di George Michael, il quale, arrendendosi all’evidenza, ammise solo nel ’98. Recentemente ha avanzato ipotesi pure su Robbie Williams ed addirittura su Eminem. Poche settimane fa, infatti, l’ex cantante dei Culture Club si è presentato in un locale indossando una maglietta con la scritta "Eminem screws gays" (Eminem fa sesso con i gay) ed ha precisato: "Penso che Slim Shady la debba finire di parlare male degli omosessuali, anche perché – almeno a sentire lui – pare che non abbia tanta esperienza in materia. O c’è qualcosa che il ragazzo non ci vuole dire…".

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Su questa stessa linea di pensiero, da sempre contro le discriminazioni dei gay e promotore del "coming out", sembra inserirsi il suo nuovo album come solista: "U can never be 2 straight" (Non si può mai essere troppo etero) che sarà disponibile nei negozi dal prossimo 29 luglio, sotto etichetta Virgin. Dopo lo scioglimento dei Culture Club, una delle band più amate degli anni 80, Boy George ha portato avanti la sua carriera come solista ed ha intrapreso pure quella di Dj, diventando uno dei più richiesti ed affermati della scena dance. Il suo primo album come solista, "Sold", dell’87 non ottiene molto successo, soprattutto negli States. Gli album seguenti, "Tense nervous Headache" e "Boyfriend", vengono infatti stampati solo per il mercato europeo. Nell’89 la Virgin Records tenta un rilancio oltreoceano, raccogliendo tutti i vecchi successi del cantante in un album intitolato "High Hat". Nel frattempo il sound di Boy George, grazie anche alla sua attività di Dj si avvicina sempre di più alla House music. Su queste nuove sonorità è prodotto "The Martyr Mantras" del 1991. Ma a riaprire al cantante le porte del mercato americano sarà il disco dell’anno seguente, contenente la reinterpretazione di una hit degli anni ’60, "The Crying Game", realizzata in collaborazione con i Pet shop Boys e tema portante del film "La moglie del soldato". Negli anni che seguono Boy realizza altri due album come solista "Cheapness And Beauty" del 95 e "Unrecoupable One Man Bandit" del ’99, fa parte di un’altra band, i Jesus loves you, e, sempre nel ’99, incide un album con i Culture Club a ben tredici anni dallo scioglimento del gruppo: "Don’t Mind If I Do".

In questo nuovo album come solista, con le sue ottime doti canore e capacità compositive, sembra però voler tornare alle origini. Semplici sono gli arrangiamenti, la musica e le arie sembrano spogliarsi degli orpelli inutili per tornare alla pura emozione di un’atmosfera unplugged. Alcuni brani sono reinterpretazioni dall’album "Cheapness And Beauty", altri sono tratti dal musical "Taboo", scritto e interpretato da Boy George e grande successo della recente stagione teatrale londinese. Le altre canzoni sono nuove, affrontano temi molto personali, talvolta con un velo di tristezza e di rimpianto, il tutto condito con l’immancabile ironia tipica dello stile di Boy.

di Francesco Belais