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Non sono solo canzonette

Lady Gaga non è una cantante qualunque: è una che più volte si è spesa politicamente sui diritti lgbt, sostenendo campagne, facendo più volte dichiarazioni pubbliche, arrivando a boicottare aziende

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Alla fine l’Europride ha vinto. La notizia di oggi che conferma le nostre indiscrezioni dei giorni scorsi, della presenza a Roma sabato prossimo di Miss Lady Gaga, l’indiscussa popstar internazionale, decreta definitivamente che la scommessa di tenere a Roma un Europride dalle aspettative europee è stata vinta. Senza ma e senza se.

Stiano zitte, e meditino, le aziende che in questi mesi gli staff di Gay.it, concessionaria esclusiva dell’evento, e dell’Europride hanno cercato invano di catalizzare per sostenere un evento che era e rimane pesantissimo dal punto di vista economico, ed oggi è sulle spalle delle due associazioni principali (Arcigay e Mario Mieli) e di pochissime altre aziende che ci hanno creduto.

Stiano zitti quanti dentro il movimento gay hanno remato contro, hanno criticato l’organizzazione, sono arrivati a mettere i bastoni tra le ruote a chi stava dando corpo e anima per quello che poteva e doveva diventare un salto di qualità in un paese che di salti di qualità ha maledettamente bisogno, nel mondo gay come in tanti altri settori.

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Stiano zitti, e capiscano come ricredersi nei prossimi anni, quegli esponenti della cultura, dello spettacolo e della moda italiana che hanno rifiutato di fare una semplice dichiarazione di sostegno all’Europride o di esibirsi e che sabato si presenteranno puntuali al palco, desiderosi di conoscere e farsi fotografare insieme a Stefani Joanne Angelina Germanotta, in arte Lady Gaga.

I volontari del circolo Mario Mieli e la dirigenza di Arcigay Nazionale, col sostegno dell’Ambasciata statunitense e della casa discografica Universal, hanno insieme portato a casa un risultato che ha dell’incredibile. Perchè, come ha giustamente fatto notare il presidente di Arcigay, Paolo Patanè, in una bella intervista rilasciata a me ed a Daniele Nardini, la presenza di Lady Gaga toglie definitivamente dall’isolamento questo Europride che in tanti, troppi avevano cercato di oscurare. Isolamento che io stesso avevo toccato con mano quando, in un bellissimo ed unico palazzo offerto generosamente da un nobile gay della capitale, ad un party di sostegno all’Europride si erano presentati solo una ventina di soliti noti.

Non saranno solo canzonette: chi ha voglia di fare polemica anche su questa presenza così illustre colga l’occasione per stare zitto. Lady Gaga non è una cantante qualunque: è una che più volte si è spesa politicamente sui diritti lgbt, sostenendo campagne, facendo più volte dichiarazioni pubbliche, arrivando a boicottare aziende che non erano sufficientemente gay friendly, decidendo di esibirsi a Roma senza alcun compenso. Lady Gaga è il massimo che ci potevamo attendere per un Europride italiano e le cose che dirà dal palco saranno significative, importanti e generose.

Questa vicenda ci insegna una sola cosa, drammaticamente. L’Italia – se qualcuno aveva dubbi o aspettative di segno diverso – può essere paragonata a Francia, Inghilterra, Germania e Spagna in termini di sviluppo economico, ma sui diritti civili e di riconoscimento della valenza della comunità lgbt in termini culturali, sociali ed economici noi siamo simili alla Polonia, alla Bielorussia, alla Lituania. E’ per questo motivo che le aziende italiane hanno avuto enormi difficoltà a sposare l’Europride, è per questo che l’Ambasciata statunitense a Roma si è pesantemente spesa per portare Lady Gaga nella capitale (esattamente come succederebbe in Lettonia…), è per questo che la stessa Lady Gaga ha colto il significato enorme della sua presenza in una delle città più importanti d’Europa, ma con un livello di riconoscimento dei diritti lgbt tra i più bassi del Vecchio Continente. E nella città sede del Vaticano, dove le cose che dirà saranno inevitabilmente amplificate da questo elemento.

Alessio De Giorgi
Direttore di Gay.it