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Aggredito Salvadori, regista del film gay “Sarebbe stato facile”

E’ successo ieri a Massa, in Toscana, dove il regista era andato a controllare i manifesti del proprio film in una sala. All’improvviso gli insulti e il lancio di sassi. Una lama sul vetro dell’auto

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Ieri mattina il regista toscano Graziano Salvadori e il suo amico Marco Antignano sono stati vittime di un attacco omofobico davanti alla multisala Splendor di Massa. Il motivo? Salvadori, noto soprattutto come cabarettista televisivo, ha diretto una commedia gay uscita in questi giorni in alcune città italiane, “Sarebbe stato facile”, da lui interpretata insieme a Niki Giustini, Katia Beni, Beatrice Maestrini e al noto pornoattore Franco Trentalance. Nel film si racconta di due coppie, una gay e una lesbica, che organizzano due finti matrimoni etero ‘incrociati’ per realizzare il sogno di poter adottare dei figli.
“Sono andato a vedere i manifesti del film alla multisala Splendor – spiega il regista – che tra l’altro non c’erano ancora. Stavo discutendo con un amico, stavo dicendogli: “Guarda, per forza che poi incassa poco, non ci sono neanche i manifesti!” quando sono giunte quattro persone in motorino che ci hanno gridato: “Ah froci, Volete dare figli anche ai finocchi!” e ci hanno tirato delle pietre.

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Non siamo stati feriti ma lì per lì abbiamo avuto sinceramente un po’ di paura. Arrivati alla macchina abbiamo trovato sul parabrezza un foglietto con scritto “Brutto frocio te lo taglio” e una lametta”.
“Il film nasce da una situazione che si vive in Italia di non uguaglianza – continua Salvadori – nel senso che le coppie di fatto devono essere formate da uomo e donna mentre gli omosessuali, non potendosi sposare, non possono avere diritti. La trama è semplice: quattro amici vivono in un paese piccolo e bigotto. Essere gay a Milano è molto diverso che essere gay a Fucecchio o a Lucca. Per non essere presi in giro continuamente fanno finta di essere etero. Vorrebbero avere dei figli ma in Italia l’unico metodo, se sei omosessuale, è sposarsi tra uomo e donna. Si sposano in Comune e faranno una richiesta per avere figli in adozione. È una situazione descritta in chiave comica con alcune gag sennò diventerebbe un documentario. Si ride e si capiscono tante cose”. “L’idea è nata quando un amico gay mi fece notare la fortuna, attualmente prerogativa esclusiva degli eterosessuali, di poter formare una famiglia e dare affetto ai figli – spiega il regista -. Quell’iniziale constatazione si è trasformata in voglia di comprendere: ho iniziato una ricerca analitica, un viaggio in un mondo sconosciuto, fatto di colloqui con omosessuali, medici e anche avvocati ben disposti a spiegare il complicato mondo delle adozioni”.