OPPRESSORI E OPPRESSI - Gay.it Archivio

OPPRESSORI E OPPRESSI

I gay universitari milanesi odiano lesbiche, trans, bisex. Essere parte di una minoranza rende più tolleranti, oppure ancora più sprezzanti e chiusi verso ciò che non ci appartiene?

Prendete un giovane studente, buttatelo nella città più gaya d’Italia e condite il tutto con un mix di incontri improbabili… Ecco il mondo gay visto dalla prospettiva di un universitario smarritosi a Milano. Tra blog e reportage, ogni mercoledì e sabato su Gay.it, Sex and the univerCity con Gab e i suoi viaggi nella metropoli.

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Oppressori e oppressi

Giugno: gli universitari si risvegliano dopo il sonnellino primaverile. Niente più locali per qualche settimana, niente incontri hot, niente maratone di Six Feet Under o Sex and the City, niente di niente… D’un tratto la distrazione principale diviene il sorseggiare un gin lemon sul divano mentre si guarda The Immaculate Collection di Madonna e ci si chiede “ma chi me la fa fare?”.

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Inizia l’estate, che a Milano arriva come uno scoppio: c’è il primo giorno caldo di maggio, al quale seguono due-tre giorni tiepidi, ai quali seguono novanta giorni di afa più totale, da fare sciogliere l’asfalto delle strade. Con lo scoppio del caldo, affiorano anche i bollori post-adolescenziali dei ragazzi più porcelli e disinibiti, che vedono nell’estate l’inizio delle “danze” dedicate al dio Pan.
Chiacchierando con alcuni amici dopo l’ennesimo esame, viene fuori il discorso delle sessualità alternative (all’omosessualità, ovviamente, che è numericamente la norma nel mio piccolo gruppo di compagni di corso). Come prevedibile, la maggior parte dei gay vede la bisessualità e la transessualità come due diverse forme di non-accettazione di sé e come due tentativi di diffondere pregiudizi insensati sull’evanescente mamma GLBT.
Quel pomeriggio, tra una battuta ed un’altra mi soffermo a pensare: il fatto di essere parte di una minoranza ci rende più tolleranti ed aperti nei confronti di altre forme di diversità, oppure ancora più sprezzanti e chiusi verso ciò che non ci appartiene e verso tutto quello che oltrepassa i confini del “ghetto”? Insomma, come diceva Paulo Freire, è vero che l’oppresso, invece di preoccuparsi della propria liberazione, tende lui stesso a diventare oppressore?
È noto a molti, ma forse non a tutti, che intercorre un odio inveterato tra gay e trans, in virtù del fatto che questi ultimi accusano i primi di essere delle donne represse rinchiuse in un corpo da uomo, mentre i gay accusano i trans di dare un’immagine stereotipata e negativa del mondo gay.

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Forse meno nota è l’antipatia di fondo tra gay e lesbiche. Oserei dire che è praticamente comune assistere ad una rissa all’esterno di locali omo, a Milano come nella liberalissima California; sorprendentemente, queste liti sorgono spesso tra ragazzi gay e lesbiche “butch” (ovvero maschili, al contrario delle lesbiche “lipstick,” che sono invece quelle più femminili). La ragione di questo odio, oltre ad un mix di ormoni sbagliati nei corpi sbagliati, è forse il generale clima di tensione e l’aria difensiva che gli appartenenti alle comunità gay e lesbica tendono ad avere, come se dovessero costantemente spiegare e/o giustificare quelle che gli stolti chiamano “scelte”; aperta parentesi: io non ho mai “scelto” di essere gay, proprio come non ho scelto di essere alto, di avere i capelli neri, di essere estroverso ed ogni tanto sarcastico; l’unica vera triste scelta sarebbe la non-accettazione della mia sessualità; chiusa parentesi.
Per non parlare poi dei bisessuali, che sono bistrattati da tutti poiché ritenuti troppo codardi per dichiararsi gay e troppo lascivi per rimanere fedeli alle loro mogliettine. Ve lo dice uno che in linea di massima crede ancora nella bisessualità e che ha conosciuto diverse tipologie di bisex sedicenti e non, riscontrando un grado di repressione tristemente alto. Triste perché trovo assurdo che nel ventunesimo secolo molte persone credano ancora che sia più “maschio” nascondersi dietro fidanzate immaginarie, piuttosto che affrontare la realtà e trovare il coraggio di dire perlomeno a se stessi “sono gay” (per non parlare poi delle ricerche psicologiche e scientifiche che hanno dimostrato che chi vive male la propria sessualità, non scopa neanche tanto bene…).
Insomma, le piccole figlie della comunità GLBT (Gay, Lesbian, Bisexual, Transgender) sono come le donne dei reality show: hanno del gran potenziale e potrebbero ottenere più di qualche piccola vittoria, se solo riuscissero a “combinare le proprie forze”, ad allearsi e a contare l’una sull’altra.

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Ed è forse dall’impossibilità di fare ciò che nasce l’inseparabile compagna della depressione e del senso di inadeguatezza di molti giovani gay, ovvero l’ostentata superiorità, che ci viene dal sapere per certo che gli altri, anche quelli che si trovano in condizioni simili alle nostre, non capiscono o che forse non possono capire, e che ci rende antipatici, sprezzanti, violenti, ed in quanto tali oppressori di ogni altro tipo di diversità, inclusa l’eterosessualità.
Se siamo dunque noi gli ultimi oppressori in questo meccanismo a catena, come possiamo sperare di poter essere riconosciuti, accettati, rispettati, integrati, compresi dal nostro “oppresso oppressore”? Non ci resta che fare un esame di coscienza…nel frattempo, accettiamo l’invito a cena del nostro amico etero e della sua famiglia, e facciamo ogni tanto una capatina in un locale straight…potremmo anche fare degli incontri inaspettati. Non ci farà male!
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Le puntate precedenti di Sex & the UniverCity:
One – BATTUAGE
Two – APPARENZE
Three – SIZE MATTERS
Four – L’OMO E LA BESTIA
Five – RELAZIONI
Six – PERFE-RSIONE
Seven – FA CHIC!

di Gab