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Performance dal vivo

Sbirciando una coppia impegnata a far sesso capita di essere allontanati con fastidio oppure di potersi intromettere. Ma talvolta anche di poter rimanere semplicemente a guardare.

"Articoli come questi, proprio nel giorno del Pride, ci riportano indietro di trent’anni e regalano agli etero un’immagine di gay che pensano solo al sesso". Per avvantaggiarmi, stavolta ho pensato di prevenire le critiche scrivendomene una da solo. Visto pure che, mentre il pezzo sarà messo in rete, io sarò al Pride a sfilare, vestito peraltro in maniera poco decorosa (in stile Carfagna prima maniera).

Purtroppo, anche se credo nella necessità di compromessi, non mi piace giocare a nasconderella con ciò che realmente sono. Ossia, se voglio fare la pazza per strada non aspetto Carnevale per mettermi in coda alle famiglie coi bambini. E se devo parlare di sesso, non sento l’esigenza di premettere che l’amore è più importante, e non mi preoccupo se gli etero per questo ci guarderanno di traverso. Tanto più che il pezzo di questa settimana mi è stato ispirato anche da loro.

Tutto è cominciato parecchi anni fa, quando ancora non avevo fatto coming out con un amico che, di ritorno da una gita scolastica nell’Est, non smetteva di decantarmi le meraviglie di un localino dove si era infilato una notte insieme ad alcuni compagni di scuola e dove una donna faceva all’amore col suo uomo davanti agli occhi di tutti. A me non era mai capitato di assistere a simili performance e poco mi interessava delle grazie della signora, ma di certo una sbirciatina al maschietto l’avrei data.

Ogni volta che mi è stato possibile buttare un occhio senza essere troppo invadente, non mi sono mai tirato indietro. Tra le tante, mi viene spontanea l’associazione con quella volta che nella dark room di una discoteca – dark non troppo buia, a dispetto del nome – si era infilata proprio una coppia etero: lui, bel prototipo di uomo, molto deciso nei modi; lei, piegata a novanta gradi e felice di farsi strattonare per i lunghi capelli e sculacciare senza ritegno. Con sorprendente naturalezza si lasciavano guardare da un pubblico (potete immaginare in quanti si fossero fermati ad assistere – il sottoscritto in prima fila) tanto discreto da non osare un contatto ma altrettanto curioso da trovarsi praticamente a ridosso della coppia.

Negli anni ho notato che nelle situazioni promiscue – parlo di quelle gay – in alcuni casi le coppie si proteggono dagli sguardi estranei, mentre in altri invitano chiaramente ad aggiungersi o quantomeno non rifiutano chi si propone. In altri casi ancora però, capita che ci si possa limitare a guardare da fuori, senza fare nulla ma senza essere allontanati. Un atteggiamento naturale di chi non si vergogna del proprio corpo e di ciò che ne fa. O forse soltanto esibizionismo, chissà. In ogni caso – ovviamente è opinione personale – ce ne fossero di coppie così! Come i due maschietti della scorsa settimana al mare.

Erano lì, appartati (ma non troppo) su una duna, nudi come le rispettive mamme li fecero, in languide effusioni e visibilmente eccitati. Io e il mio fidanzato (li aveva notati lui, non a caso è il mio fidanzato) ci siamo avvicinati, pensando ad una proposta esplicita, e ci siamo sdraiati poco distanti da loro. Visto che esitavano a coinvolgerci, io ho deciso di farmi avanti. A quel punto, a sorpresa, è arrivato un "No, grazie". Dopo di che, sono tornato al mio posto, pensando che anche la nostra presenza li infastidisse. Invece, i due hanno continuato candidamente, come e più di prima.

Era uno spettacolo diverso dai tanti cui avevo assistito prima: un rapporto sessuale completo tra due uomini dalle piacevoli fattezze, in piena luce, senza fronde a coprire e con una vistosa conclusione. Decisamente vistosa. Era evidente, in questo curioso atteggiamento, il piacere di farlo (e di farlo da soli) ma proprio sotto i nostri occhi, tanto intenti a regalarsi piacere reciproco quanto generosi nel non nascondercene la visione. O forse solo esibizionisti. Ma cambia qualcosa?

 

Flavio Mazzini, trentacinquenne giornalista, è autore di Quanti padri di famiglia (Castelvecchi, 2005), reportage sulla prostituzione maschile vista "dall’interno", e di E adesso chi lo dice a mamma? (Castelvecchi, 2006), sul coming out e sull’universo familiare di gay, lesbiche e trans.

Dal 1° gennaio 2006 tiene su Gay.it la rubrica Sesso.Per scrivere a Flavio Mazzini clicca qui

di Flavio Mazzini