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Pisapia: “Il registro delle unioni ci sarà”, ma il Pd frena

Alcuni rappresentati della’rea cattolica del Pd dentro l’amministrazione milanese avanzano perplessità sulla promessa del neo sindaco. Ma lui garantisce: “Mantengo gli impegni presi”

Voci convulse, dopo il Pride di Milano, si sono susseguite a proposito della promessa del sindaco Pisapia, fatta in campagna elettorale di istituire il registro delle unioni civili.
Sabato, a portare il messaggio del sindaco, è arrivato l’assessore Majorino che ha ribadito l’intenzione dell’amministrazione comunale di occuparsi dei diritti delle persone lgbt e di "portare fuori Milano dallo scantinato dei diritti civili". Ma l’intervento è apparso cauto sul passaggio del registro delle unioni civili e questo ha alimentato timori.
Oggi Pisapia ha ribadito: "Majorino ha detto cose chiarissime. Il registro delle unioni civili si farà. Mantengo gli impegni presi in campagna elettorale, a differenza di altri". Peccato, però, che non tutta la giunta milanese la pensi allo stesso modo.

"Ci siamo dati alcuni mesi di tempo – ha dichiarato Majorino a Repubblica.it -. Ci sono delle ipotesi diverse e stiamo studiando dei casi concreti. Padova è forse il modello più avanzato". Il registro, chiarisce majorino è innanzitutto "un atto simbolico – continua Majorino – perché dà l’occasione di celebrare l’unione alla luce del sole. La registrazione è la solennizzazione dell’unione e si può pensare anche a una cerimonia". Ma l’assessore alla Sicurezza Granelli ha tenuto a precisare che non è favorevole "al matrimonio gay, che oltre tutto non è previsto dal programma".

Ovvero, sì al registro, ma non a creare un istituto che possa somigliare al matrimonio. Andrea Fanzago, invece, stando a quanto riporta Gaynews24, consigliere di area cattolica del Pd, si dice addirittura contario al registro delle unioni civili. "La famiglia è quella indicata dall’articolo 29 della Costituzione – dice Fanzago -. Altre scorciatoie non hanno senso. Al limite si può pensare a un registro per le coppie eterosessuali con figli, così che i bambini siano garantiti. Invece mi sembra di capire che pensino a questi registri proprio per le unioni omosessuali" cosa inutile, secondo il consigliere perché  "quali sono i diritti non riconosciuti? Già con lo stato di famiglia e la residenza si risolvono i problemi di cui si discute. La famiglia è quella fondata sul matrimonio". Ed è ancora dal consiglio comunale che arrivano perplessità, come testimonia la posizione di Marco Cormio, ancora un cattolico del Pd.

"Come faccio a dire se sono favorevole alla proposta di Pisapia – dice Cormio -? Prima devo vederla. Tutti noi di area cattolica dovremo riunirci e valutare. Certamente chiediamo un confronto in consiglio: il gruppo deve essere coinvolto. Ci sono provenienze culturali diverse, ci dobbiamo confrontare". Ma se il registro delle unioni civili è nel programma di Pisapia, da dove sorgono queste perplessità adesso? Milano corre il rischio di vedere il registro dissolversi in una bolla di sapone o il progetto sarà salvato in corner da qualche dissidente del Pdl?