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Polemiche sul Pride: “Il cardinale? Si faccia i fatti suoi”

Alla conferenza stampa di presentazione, una degli organizzatori si scaglia contro la posizione della curia Bolognese. Sul fronte elettorale, invece, Gasparri apre ai gay. Forse.

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Dopo il lancio ufficiale del Pride di Bologna,in programma il prossimo 28 giugno, è già tempo di polemiche. Durante la conferenza stampa nella quale, tra gli altri, Marcella Di Folco ha presentato alla stampa la piattaforma e tutti i dettaglia lemomento decisi sulla manifestazione, non poteva mancare la risposta all’attacco della curia di qualche giorno fa.
«Il cardinal Caffarra? Che si faccia i fatti suoi – ha dichiarato perentoria l’attivista del Mit e portavoce del comitato organizzatore del Pride -. Non ha il diritto di dire che il suo è un amore di serie A e il nostro uno di serie B». Grande imbarazzo della giunta Cofferati, rappresentata in conferenza stampa dall’assessore all’Istruzione Milli Virgilio.
Ma non solo. Quella frase, detta di getto dalla Di Folco, ha creato scompiglio anche tra i promotori. Qualche ora dopo, pare che lo stesso Sergio Lo Giudice, presidente onorario di Arcigay presente alla conferenza stampa, abbia dichirato "di non ricordare quella frase, e comunque non si trattava di un attacco, ma di una risposta alla provocazione di una cronista. Non è certo la Curia l´obiettivo primario della festa del 28 giugno, ma le istituzioni della Repubblica che hanno il compito di legiferare. Il mio scopo è quello di ottenere riforme su un piano giuridico, normativo e di lotta ai pregiudizi sociali".

Ma Marcella Di Folco a tornare indietro non ci pensa proprio e

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incalza: "Ribadirò a Caffarra quello che indirizzai a Biffi tredici anni fa, perché nulla è cambiato". E continua con una battuta riferendosi a quello che aveva dichiarato il vescovo ausiliare Ernesto Vecchi qualche giorno fa: "Ha detto bene, (loro, ndr) non sono omofobi visto che tra loro si vogliono bene". E tocca di nuovo a Lo Giudice provare a spostare l’attenzione altrove e far dimenticare la polemica. "Questo appuntamento vuole essere un momento di rottura degli schemi in sé, la provocazione si limita a questo. Vuole essere un´occasione di visibilità festosa per persone che storicamente sono rimaste invisibili. Né muri imbrattati, né degrado, né sporcizia. E i partecipanti del Pride non sono soltanto quegli individui vestiti di piume e pailettes che finiscono sempre sui media: loro costituiscono solo una piccola parte del nostro movimento, che è fatto di persone comuni e molto diverse fra loro".

La campagna elettorale Su altri palcoscenici, invece, continua a svolgersi una campagna elettorale che come poche altre ha visto tanto parlare di gay e diritti civili. In un attimo di distrazione, probabilmente, Maurizio Gasparri, ex ministro delle

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telecomunicazioni e delfino di Gianfranco Fini, ha dichiarato: "Un gay a capo del Pdl? Potrebbe assolutamente accadere tra qualche anno a condizione che si tratti di una persona capace e che sia scelto dagli elettori". L’affermazione è stata fatta durante un’intervista a ‘KlausCondicio’, la trasmissione che Klaus Davi conduce semplicemente caricando video su YouTube. "Non sono – aggiunge l’esponente di An – assolutamente omofobo anche se sono contrario alla istituzionalizzazione della famiglia gay. Non importa che il leader della Pdl sia una donna, un etero o un gay. Conta che sia politicamente capace. Se dipendesse da me, le donne avrebbero il 90 per cento dei posti disponibili, sempre se sono capaci. Ripeto: se gli elettori dovessero scegliere un leader gay, non ci deve essere – conclude Gasparri – nessuna discriminazione".
Cosa non si fa per qualche voto in più, verrebbe da commentare, considerato che non più tardi di qualche anno fa, Fini stesso dichiarò al Maurizio Costanzo Show che un gay non può insegnare. C’è confusione nella PDL, è un’apertura, o solo strategia elettorale proprio nel giorno in cui GayLib dichiara che a Roma appoggerà Franco Grillini come sindaco? Lo scopriremo presto.

Intanto Aurelio Mancuso, presidente nazionale di Arcigay ha commentato la cosa esprimendo soddisfazione. "Ci fa sempre molto piacere quando esponenti della destra italiana esprimono concetti di buon senso, per altro tardivi rispetto ai conservatori europei – dice Mancuso -. Un presidente del consiglio

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omosessuale dichiarato può anche essere eletti fra 10 anni, ma il vero problema è l’urgenza tutta italiana di approvare norme sulla la parità dei diritti e dei doveri del popolo lgbt e di varare norme contro l’omofobia. In Italia ci sono gia stati presidenti del consiglio omosessuali ma nulla hanno fatto per le persone del loro stesso orientamento".
"Se le indiscrezione giornalistiche fossero confermate, e Gasparri venisse eletto capogruppo al Senato per il Pdl – conclude Mancuso – ci attendiamo che si impegni a dare seguito con un efficace azione politica al superamento degli steccati ideologici nei confronti di gay lesbiche e trans in tutto il centrodestra, come si addice a un partito popolare europeo".