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Politica: il governo Prodi ottiene la fiducia al Senato

Il Governo Prodi, rinviato alle camere, ha incassato la fiducia del Senato. L’esecutivo del professore ha ottenuto 162 voti favorevoli e 157 contrari. Sui DICO ora la parola è al Parlamento.

ROMA – Romano Prodi ha superato la prova del Senato e questa sera ha ottenuto la fiducia con 162 voti a favore e 157 contrari. A favore si sono dichiarati tutti i senatori dell’Unione, i senatori a vita Scalfaro, Levi Montalcini, Ciampi e Colombo insieme ai senatori Marco Follini e Luigi Pallaro, voti determinanti perche’ fosse raggiunta la maggioranza politica oltrechè numerica richiesta dal Presidente della Repubblica. Hanno votato contro i rappresentanti della Casa delle Liberta’ e il senatore a vita Francesco Cossiga. I senatori a vita Andreotti e Pinifarina non hanno preso parte alla votazione. L’intera giornata era trascorsa tra le incertezze riguardanti in particolar modo il controverso nodo dei DICO, sui quali alcuni esponenti chiedevano al presidente del consiglio un chiaro e netto dietro-front. Ma Prodi durante il suo discorso di replica al Senato subito prima delle dichiarazioni di voto proprio sui DICO aveva detto: «Sarò molto chiaro: il governo ha presentato un Ddl in Parlamento e con questo ha esaurito il suo compito».
«Ora la parola è al Parlamento: non rimanga muto, cieco e sordo di fronte ad un’esigenza reale e forte di tanta parte della società italiana.» Questo il primo commento del presidente nazionale di Arcigay, Sergio Lo Giudice, alle parole che il premier Romano Prodi ha dedicato alle coppie di fatto, durante la sua replica al Senato. «Bene ha fatto Prodi a non tacere su un punto su cui esiste un impegno programmatico di legislatura dell’Unione e a chiedere al parlamento di andare avanti e di fare la sua parte. Non si faccia però riferimento al principio di libertà di coscienza. I diritti civili delle persone non sono un tema ‘eticamente sensibile’, come potrebbero essere quelli legati alla vita e alla morte. Sui diritti delle persone la libertà di coscienza del singolo non può essere una clava per il mantenimento di politiche discriminatorie. Chiediamo a tutti i parlamentari – conclude Lo Giudice – di fare cadere le barricate erette sulla pelle di tante coppie di fatto comprese quelle gay e lesbiche. Anche nel centrodestra si sono levate diverse voci laiche e liberali. Non sacrifichino l’esigenza di una legge moderna e voluta dalla maggioranza degli italiani all’altare di un’appartenenza partitica.» (RT)