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Politica: reincarico a Prodi senza i DiCo?

Certi ambienti del moralismo di governo esultano perché tra i 12 punti a condizione di un Prodi i DiCo non ci sono. Rosy Bindi: certo che non ci sono, lavoro gia’ fatto.

ROMA – Crisi di governo in corso, continuano le consultazioni e pare di sentire un gran rintocchio di campane provenire da ambienti dove ci sono politici che non si capisce mai bene se stiano in parlamento in nome del popolo italiano tutto (non eterosessuali compresi) oppure per fare da megafono alle immancabili ‘istruzioni’ vaticane su questo o quell’argomento moralmente sensibile. Il senatore Sergio De Gregorio ad esempio, eletto coi voti del centro-sinistra (IdV) ma sganciatosi velocemente dalla stessa, esulta perché nel decalogo dei punti irrinunciabili messo a punto da Romano Prodi per poter continuare nell’azione di governo i DiCo non ci sono. De Gregorio è raggiante e dice di «voler ringraziare, anche a nome di tutti i cattolici, Prodi per non aver inserito i Dico nel programma dimostrando buonsenso», tuttavia poi fa sapere che non intende appoggiare comunque un nuovo governo Prodi, rimanendo dell’idea che sia «meglio avere un governo di larghe intese.» Per il deputato diessino Franco Grillini «Il nuovo governo si preannuncia con una linea neocentrista e con impronta clericale» e ricorda che «Il 10 marzo si scende in piazza e poi si riprende il cammino parlamentare per il riconoscimento delle coppie di fatto.»
Il leader dell’Udeur, Clemente Mastella, ministro della giustizia, al termine del vertice dell’Unione di ieri si compiaceva del fatto che nei 12 punti approvati il termine Dico non compare mai: «Da oggi i Dico diventano una materia parlamentare – ha commentato Mastella – che non ipotecano e non mettono in discussione il Governo come tale.» Marco Filippeschi, responsabile delle Politiche istituzionali della segreteria nazionale Ds, spiega che «È improprio per tanti motivi mettere i Dico al centro del delicato confronto per la soluzione della crisi di governo. Intanto, non c’è nessuna rinuncia, perché il governo si è esposto fino a presentare un suo disegno di legge sulle unioni di fatto. Oggi dunque la parola è passata al Parlamento: l’accelerazione del governo c’è già stata. Questo spiega quell’elenco di priorità proposto da Prodi e accolto da tutti i partiti.»
Dal canto suo il ministro per le Politiche della famiglia Rosy Bindi (nella foto) considera del tutto normale che i DiCo non compaiano nella lista delle cose da fare nell’ambito di un eventuale reincarico di governo a Prodi e non risparmia una frecciatina verso «qualcuno che vuole intestarsi una vittoria che non c’è». Commenta Bindi: «Come si dice “anche nei periodi di crisi c’è sempre qualcuno che vuole fare più uno” e spiega che a suo modo di vedere le cose i DiCo «sono già stati fatti dal Governo, che ha onorato i suoi impegni. Adesso, quel Ddl è all’esame del Parlamento. Il Governo ha fatto il suo lavoro e l’aveva fatto prima dell’incidente al Senato, non vedo quindi – conclude – il motivo per cui i Dico dovevano essere compresi tra i 12 punti. Sarebbe stato come scrivere che dovevamo fare la Finanziaria, che abbiamo già votato.» (RT)