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PRETI: GAY E LESBICHE SI PUÒ

Dagli USA alla Nuova Zelanda, passando per la Gran Bretagna: nel mondo divampa il dibattito sull’ordinamento degli omosessuali. Tre casi per fare il punto della situazione.

Il Reverendo Gene Robinson, il prete candidato a diventare il primo Vescovo apertamente gay della Chiesa Anglicana, ha dichiarato alla stampa che un certo numero di esponenti di tale chiesa lo hanno consigliato di lasciar perdere e non proseguire sulla strada del vescovato; in particolare gli sono state spedite lettere in questo senso dalle Indie Occidentali, Sud America e Nigeria. Il Reverendo, eletto nella diocesi del New Hampshire, ha risposto affermando che farebbe una cosa simile solo se sentisse che quel volere viene da Dio. La sua consacrazione definitiva, che dovrebbe avvenire il 2 novembre, ha agitato non poco le acque della Chiesa Anglicana mondiale, che conta quasi 80 milioni di fedeli nel mondo e i cui primati hanno tenuto la scorsa settimana una riunione di emergenza in quel di Londra dalla quale e’ emerso che tale nomina potrebbe mettere a repentaglio la stabilità dell’unione delle chiese anglicane nel mondo. Robinson dal canto suo si dice consapevole del rischio, ma pensa anche da questa vicenda potrebbe nascere del buono: “Se questa è la volontà di Dio” ha detto “allora è una crisi che richiama la Chiesa a dare il meglio di sé e non preoccuparsi se mette a rischio se stessa per fare la cosa giusta. Alcune volte ci sono delle cose per cui è giusto rischiare la vita. E’ stato Gesù a dire che se vuoi salvarti la vita devi essere pronto a sacrificarla”.

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Robinson (foto), divorziato con due figlie e impegnato in una relazione gay sin dal 1989, ha detto che anche se si arrendesse alle pressioni e rinunciasse, questo non porrebbe fine al dibattito sull’omosessualità. Ha anche aggiunto di conoscere un buon numero di vescovi, sia negli Stati Uniti che altrove, e che lui è semplicemente il primo ad averlo rivelato pubblicamente. A questo proposito ha aggiunto: “Ci sono molti preti Episcopali eccezionali in giro che sono gay e lesbiche, alcuni di loro con partner, che potrebbero essere meravigliosi vescovi e che saranno nominati e che saranno eletti. Anche se io mi ritirassi adesso, qualcuno pensa che ciò fermerebbe tutto questo? Non lo credo proprio.” I conservatori americani intanto stanno muovendosi verso una totale rottura con la Chiesa Episcopale riguardo a questa controversa nomina, ed invieranno un proprio rappresentante alla consacrazione per presentare formale protesta. Robinson si e’ detto rattristato che la sua omosessualità sia stata posta al centro di tutto, rischiando di far dimenticare le tante cose che invece uniscono e sulle quali c’e’ comunione di vedute. Ha poi aggiunto che tali proteste il giorno della sua consacrazione sarebbero causa di dolore per tutti i gay e le lesbiche, che si sentirebbero non benvenuti nella chiesa. “Credo che la mia elezione” ha concluso “e’ uno dei tanti indicatori che ci dicono che i gay e le lesbiche sono sempre più rappresentati e partecipi alle cose. Spero che la mia elezione possa aumentare la presenza di gay e lesbiche nella vita della chiesa. Tutto questo riguarda il non doversi vergognare di quello che siamo.”

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Intanto in Inghilterra il Vescovo di Oxford, il Reverendo Richard Harries (foto), ha criticato pubblicamente nove vescovi diocesani che si erano a gran voce opposti alla nomina di un teologo gay, il canonico Jeffrey John, a Vescovo di Reading e di aver quasi rassegnato le dimissioni dopo che tale possibilità era tramontata a causa di tali pressioni. Ha anche criticato Rowan Williams, l’Arcivescovo di Canterbury, che in un primo momento si era dichiarato contento per l’inserimento del Dr. John nella lista dei candidati dimostrandosi aperto a consacrarlo, salvo poi cambiare idea ed opporsi a tale nomina.
Il canonico John, della cattedrale di Southwark, si dichiara totalmente celibe da almeno una decade ma nonostante questa sua attinenza al voto di castità era stato costretto da Williams a ritirarsi nel luglio scorso, a seguito di una ben orchestrata campagna di dissenso guidata principalmente da evangelisti, i quali chiedevano che John non solo ribadisse di rimanere fedele alla linea della chiesa sul celibato gay, ma che si “pentisse” pubblicamente di una relazione avuta in passato con un altro esponente del clero. Il Vescovo Harries, in una lettera sulla pubblicazione della diocesi, ha scritto: “Non è nello stile della Chiesa d’Inghilterra la chiamata a pentimenti pubblici: ci sono altri vescovi che condividono le stesse posizioni di Jeffrey. Gli argomenti contrari alla sua nomina non stanno in piedi se analizzati sia con occhio cristiano che razionale.” Harries ha affermato che il suo primo impulso era stato di rassegnare immediate dimissioni, ma che decise di rimanere perché se lo avesse fatto la congregazione della sua zona sarebbe rimasta senza vescovo per almeno 18 mesi. Harries e’ sempre stato un prelato di aperte vedute ed in passato aveva dichiarato: “Vorrei una diocesi capace di dimostrare che tutti, lesbiche e gay compresi, sono amati da Dio allo stesso modo.”

E finiamo agli antipodi, in Nuova Zelanda, dove la Chiesa Presbiteriana ha deciso di dare alla predicatrice Deborah Gordon la possibilità di diventare ministro di culto.
Continua in seconda paginaE finiamo agli antipodi, in Nuova Zelanda, dove la Chiesa Presbiteriana ha deciso di dare alla predicatrice Deborah Gordon (foto sotto) la possibilità di diventare ministro di culto. La sua più alta corte ha infatti ribaltato la decisione presa lo scorso anno che le impediva di partecipare al corso formativo previsto per tutti i nuovi aspiranti al ruolo in quanto apertamente lesbica. La commissione ha giustificato la presa di posizione citando una decisione dell’Assemblea votata nel 1994 e che non prevede specifiche norme che possano impedire l’ordinamento di individui omosessuali. Immediate e scontate le reazioni a questa nuova apertura del mondo religioso, sia positive che negative. A queste ultime lei risponde così: “Le cose cambiano. Dio è sempre stato rivelato al mondo, e per quanto mi riguarda ho ricevuto la Sua chiamata esattamente come la può sentire ogni altra persona di questo mondo. Amo la Bibbia, amo la Chiesa e spero di poter fare del bene per le altre persone. Credo che l’essere con la gente sia una delle cose che posso portare in questo mio ruolo.” La donna è già membro attivo come predicatrice e insegnante nella comunità che gravita intorno alla chiesa di St. Andrew in the Terrace, a Wellington. “Credo che il numero delle persone che si oppongono alla nomina di omosessuali dichiarati nel clero sia in continuo mutamento” aggiunge la Gordon, “Quello che cerco di dimostrare è che io in quanto persona, non in quanto lesbica, posso essere un buon ministro della Chiesa, con integrità e fede, e che posso cercare di aiutare col mio operato, persone di ogni età, di ogni razza. Mi piacerebbe che a più persone fosse concesso di poter incontrare gay e lesbiche nel mondo ecclesiastico, dal momento che è ancora così difficile esserlo. Alla notizia della mia candidatura a parroco la reazione dei fedeli che vengono alla chiesa di St. Andrew è stata di grande gioia. Mi conoscono da oltre un decennio ormai.”
Non condivide l’entusiasmo per questa apertura della chiesa presbiteriana il Rev. Stuart Lange, che ha dichiarato alla stampa: “L’insegnamento della Chiesa Cristiana è sempre stato che la volontà di Dio per le relazioni sessuali tra esseri umani avvenga all’interno di un matrimonio indissolubile tra un uomo e una donna. Ogni altro tipo di relazione, che sia temporanea, o di abuso, o omosessuale, è al di fuori del progetto di Dio.”

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“E’ un vero peccato” ha ribattuto Deborah Gordon, “che il Rev. Lange faccia collegamenti tra le relazioni omosessuali e quelle in cui avvengono abusi. Io e la mia compagna stiamo insieme da quasi 10 anni ed abbiamo una bellissima e felice relazione, che ci dà una grande forza reciproca nel fare tutto quello che facciamo. Penso che fuori, nel mondo, ci sia molta più apertura e interesse per le cose che anche noi possiamo offrire alla comunità. E poi le cose stanno cambiando nel mondo e nelle leggi di molti paesi.”
La possibilità concessa alla signora Gordon di poter seguire il corso è stata invece applaudita dall’attuale ministro della chiesa di St. Andrews, Margaret Mayman, che ha dichiarato: “Questo è un momento di immensa gioia nella vita della Chiesa Presbiteriana. Per i gay e le lesbiche presbiteriani è un segnale di benvenuto, che dice che siamo tutti parte integrante di questa congregazione con gli stessi diritti e responsabilità di chiunque altro.” Ed ha aggiunto poi che molti hanno faticato in passato a rimanere in una chiesa che li considerava Cristiani di seconda classe.
Impossibile non fare paralleli col caso del Rev. Robinson, che rischia di creare una scissione nella chiesa anglicana tra le due sponde dell’Atlantico. “Sarei davvero molto dispiaciuta se la mia nomina dovesse creare una frattura nella Chiesa Presbiteriana neozelandese, e mi sentirei rattristata se delle persone sentissero la necessità di allontanarsi da noi per questo. Io stessa ho avuto momenti in cui ho pensato di lasciare, ma sono rimasta. Abbiamo la possibilità di fare noi stessi molto per la nostra Chiesa, senza cedere alla mentalità dell’esclusione. Spero che un giorno la potremo vedere tutti allo stesso modo. Da parte mia credo di essere pronta alla battaglia che mi aspetta.” Alla fine del corso la sua nomina dovrà tornare all’Assemblea per poter essere approvata in via definitiva.