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PRODI AI GAY: I PACS, CON VOI

Il leader dell’Unione scrive una lettera ai presidenti di Arcigay e Arcilesbica: “Vi chiedo di riconoscere la nostra determinazione; ma per questi argomenti serve pacatezza”.

BOLOGNA – «Vogliamo percorrere insieme a Voi, e non senza di Voi, il cammino in grado di portare a un riconoscimento pieno ed effettivo dei diritti delle persone che fanno parte delle unioni di fatto». Così scrive il leader dell’Unione Romano Prodi in una lettera indirizzata ai presidenti di Arcigay e Arcilesbica.
«Prendo atto con estrema considerazione e serietà – scrive Prodi a Sergio Lo Giudice e Francesca Polo – della vostra insoddisfazione circa il compromesso raggiunto in sede di redazione del programma su una materia cara a Voi – ma Vi assicuro, non solo a Voi – come quella del riconoscimento giuridico di diritti, prerogative e facoltà alle persone che fanno parte delle unioni di fatto».
«Quello che Vi chiedo – scrive ancora il leader dell’Unione dopo aver espresso la volontà della coalizione di riconoscere i diritti delle unioni di fatto – è dunque di essere consapevoli che un argomento simile, per essere discusso, per essere sviluppato, approfondito, non ha bisogno di chiasso, non ha bisogno di polemiche, ma del dialogo piano e ponderato, pacato e non urlato, tra persone che hanno a cuore, veramente, il bene dell’Italia. Io so che voi questo avete a cuore, io so che voi avete a cuore la nostra vittoria; costruiamo dunque insieme in queste settimane che ci separano dal voto, le condizioni migliori per vincere, che risiedono essenzialmente nella coesione e nella compattezza della coalizione».
«Apprezziamo il rinnovato impegno di Prodi, anche se finora non è stato condiviso da tutte le forze dell’Unione – replicano i presidenti delle due associazioni – Voteremo quei partiti che hanno ribadito il loro accordo sul Pacs, perché la priorità è mandare a casa il governo Berlusconi, che ha offeso profondamente la dignità di gay e lesbiche. Tuttavia la nostra voce non mancherà di farsi sentire forte e chiara per reclamare, come ci è dovuto da uno Stato che osi dirsi democratico, la piena uguaglianza giuridica e la piena inclusione civile e sociale».
«Chiederemo – proseguono Polo e Lo Giudice – che non un nostro voto vada a sostegno delle destre e che sia messa da parte ogni tentazione astensionistica, nonostante la forte delusione di questi giorni. Lo faremo senza rinunciare al nostro ruolo: quello di un movimento di liberazione che reclama la fine di odiose ed anacronistiche discriminazioni causate da un tratto fondamentale della nostra identità. Una situazione che, come ci ha ricordato poche settimane fa il parlamento europeo nella sua Risoluzione contro l’omofobia, è paragonabile al razzismo, all’antisemitismo, alla xenofobia».
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