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Prodi non ce la fa. Il candidato del PD affossò PaCS e Legge omofobia

Il candidato del PD alla presidenza della Repubblica è ricordato dai gay italiani per i pasticci sulle unioni civili e sulla legge contro l’omofobia. A Zapatero disse che le nozze gay erano un errore

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Romano Prodi non è stato eletto Presidente della Repubblica. Dopo l’affossamento del nome di Franco Marini, due votazioni andate a vuoto e infine, l’ultima, a cui Pdl e Lega non hanno partecipato, l’ex premier non è riuscito a raggiungere la maggioranza dei voti necessaria per succedere a Giorgio Napolitano. La comunità lgbt italiana ricorda alcuni passi falsi sui temi delle coppie di fatto sia in veste di presidente del Consiglio che in quella di presidente della Commissione europea.

Dico, Pacs e matrimonio gay – Durante la campagna elettorale del 2005 entrò prepotentemente nel dibattito il tema della tutela giuridica delle coppie di fatto. Prodi promise di inserire delle misure a riguardo nel programma di governo del centrosinistra senza però specificare le misure concrete. A chi chiedeva di introdurre i patti civili di solidarietà, come in Francia, Prodi rispose che «quando parlo di assistenza e sostegno mi riferisco a interventi concreti… Quanto agli strumenti, però, aspettiamo: non è detto che importare modelli da altri Paesi, come dalla Francia nel caso del “Pacs”, sia la soluzione più adatta». Infatti, il ministro per le Pari Opportunità Barbara Pollastrini e quello alla Famiglia Rosy Bindi presentarono un articolato di legge che avrebbe introdotto un istituto che non esisteva in nessun altro paese: i Dico, “diritti e doveri delle persone stabilmente conviventi”. Varato l’8 febbraio 2007, il disegno di legge non arriverà mai ad essere votato a causa sia delle contestazioni interne al centrosinistra, in particolare di Rutelli e Mastella, sia del cardinale di Genova Angelo Bagnasco.

L’incontro con Zapatero – Il 30 ottobre 2004 Romano Prodi, in qualità di presidente della Commissione Ue, partecipò alla cerimonia di ratifica della

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Costituzione europea. In quell’occasione parlò con l’allora presidente del Consiglio spagnolo José Luis Rodriguez Zapatero sui matrimoni gay. Come raccontò lo stesso Prodi «Zapatero mi anticipò la sua intenzione di mantenere le promesse fatte in campagna elettorale, varando al più presto una legge che riconoscesse il matrimonio e l’ adozione tra persone dello stesso sesso. Io? Gli dissi con la massima schiettezza che non ero d’ accordo, che la pensavo diversamente. Fu una discussione lunga, molto stimolante, ma che lasciò entrambi sulle proprie posizioni» .

Il pasticcio sull’omofobia – Il 13 dicembre 2007, dopo mesi di lavoro, i ministri Barbara Pollastrini e Paolo Ferrero riuscirono a far approvare un emendamento al decreto sicurezza che puniva chi discriminava gli omosessuali non solo con gli atti ma anche con le parole. Il testo, però, faceva riferimento erroneamente alla Carta di Amsterdam, una svista che avrebbe consentito all’onorevole Paola Binetti di sollevare pregiudiziali di incostituzionalità. Pensò l’allora capo dello Stato Giorgio Napolitano a rispedire alle camere il testo da cui – questa fu la soluzione – la norma antiomofobia avrebbe dovuto essere stralciata con l’obiettivo di approvarla in seguito con una legge a parte. Quella norma contro l’omofobia non vedrà mai la luce.

di Daniele Nardini