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Prof consegna elenco di reati agli studenti: c’è l’omosessualità

Un professore di religione consegna ai suoi studenti un elenco di reati fra cui compare l’omosessualità. Arcigay: “pratiche medioevali e discriminatorie”. Ma gli alunni lo difendono.

“Attribuisci un voto da 0 a 10, in ordine di gravità sulle principali colpe di cui ci si può macchiare” è il testo di un compito sottoposto da un insegnante di religione ai propri studenti di un liceo Mariotti di Perugia. Fra le soluzioni un lungo elenco i cui trova posto – insieme a “smerciare la droga”, “inquinare”, “aborto”, “non pregare mai”, ma anche “abusare dei bambini” e “infliggere la pena di morte” – la parola “omosessualità”.

A denunciare il caso è stata l’associazione Omphalos Arcigay Arcilesbica di Perugia «Vogliamo denunciare con forza quanto accaduto», scrivono nella nota pubblicata sul sito dell’associazione il co-presidente Emidio Albertini, «che in una scuola pubblica si propinino simili esercitazioni, con evidente impatto nella sfera psico-emotiva degli alunni è veramente sbalorditivo; mentre le cronache ci raccontano tanti casi di giovani ragazzi omosessuali che arrivano al suicidio perché si sentono soli, emarginati e derisi dai propri compagni, la scuola si mostra spesso carente nel fornire garanzia di inclusione a qualunque individuo nel gruppo classe, mancando inevitabilmente l’obiettivo fondamentale di disperdere atti di bullismo e discriminazione».

Gli studenti, però, tendono a giustificare il professore. In una lettera inviata al blogger e attivista Dario Accolla , una studentessa scrive: «il professore di religione ha specificato che il compito non era che l’estratto di un’indagine sociologica di anni ed anni or sono. Ci ha tenuto a precisare come la voce “omosessualità” non fosse giustificabile. Ma soprattutto, non richiedeva nient’altro che un confronto diretto su temi come l’aborto o il suicidio, anch’essi presenti nella lista. L’esercizio era infatti mirato a provare, in una classe in cui giustamente convivono le opinioni più disparate, che pur vivendo secondo un pensiero relativista vi sono e saranno sempre dei livelli che nessuno di noi saprebbe valicare». La domanda che nasce, però, è questa: perché se l’indagine risale a molti anni fa, il professore non ha torvato il tempo di depennare la voce “omosessualità”?