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Protesta musulmana contro il festival queer di Giacarta

Il Q! Film Festival va contro l’Islam. Così un centinaio di fondamentalisti islamici ha chiesto la chiusura della cinerassegna queer di Giacarta. Il direttore John Badalu: “Noi andiamo avanti”.

Un centinaio di fondamentalisti islamici dell’FPI, un gruppo estremista musulmano, ha protestato davanti ad alcune istituzioni culturali di Giacarta chiedendo la chiusura del festival queer locale, il Q! Film Festival, arrivato alla nona edizione.

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Verso le 11.45 del mattino, alcuni manifestanti si sono radunati davanti al Goethe Institute a Menteng, un distretto del centro, definendo la manifestazione "contro i principi dell’Islam, uno strumento per convertire la gioventù indonesiana all’omosessualità". Habib Salim Alatas, un coordinatore dell’FPI, ha dichiarato: "Questi luoghi devono essere difesi da ogni oscenità. Se non verranno assecondate le nostre volontà, li farò bruciare perché promuovono dissolutezza".

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Alcuni drappelli di manifestanti si sono formati anche davanti al centro culturale olandese Erasmus Huis, a quello francese e alla Japan Foundation.
Ciò ha causato la cancellazione di alcune opere in programma ma, assicura il direttore John Badalu: "Noi andiamo avanti. Il festival punta a celebrare la diversità e permette alla gente di imparare ad apprezzare l’essere umano per quello che è. Negli ultimi anni l’FPI non aveva protestato, pur avendo espresso il suo dissenso nei primi anni della manifestazione".

La cinerassegna dovrebbe andare avanti fino a domani. Sono in cartellone diversi film d’autore premiati in festival internazionali, quali ‘Soundless Wind Chime’ di Kit Hung e ‘Children of God’ di Kareem Mortimer.

L’FPI è un gruppo fondamentalista islamico fondato nel 2001 da Noegroho Djajoesman, ex capo della polizia di Giacarta, e oggi presieduto da Habib Rizieq Shihab. Nel corso degli anni, l’FPI ha portato avanti numerose battaglie soprattutto contro le minoranze religiose e sessuali.