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Quel Luca così banale

La versione di un ex gay data da Povia non convince. Se davvero mamma e babbo hanno le colpe che lui descrive, il mondo sarebbe povero di eterosessuali. E la Rai che fa?

Eccola finalmente. La storia di Luca, by Povia.

Chi era Povia? Quello dei piccioni, che dopo di lui abbiamo capito fanno pruuu. Ma da quel momento alto della canzone italiana, è evidente che il ragazzo non si è mosso di un centimetro: i capolavori, si sa, riescono poche volte nella vita…

La canzone è scontata, banale, inutile. Ne facevamo tranquillamente a meno, come gran parte delle canzoni di Sanremo, peraltro. Narra la storia di un ragazzo che vive malissimo la sua omosessualità, ed a un certo punto incontra una ragazza di cui si innamora (o di cui crede di innamorarsi) e scopre che da etero risolve tutti i suoi problemi.

Nulla di nuovo. Di Luca, in questo paese in cui essere bianco o nero va poco di moda e trionfano i grigi, c’è pieno: falsi bisessuali, “convertiti”, padri di famiglia che vanno con i transessuali o nei cruising gay col seggiolino per il figlio nell’auto, mogli che sopportano il “vizietto” del marito in nome della famiglia, o dei figli, o del reddito che il marito porta loro, e persone che credono di essere gay perché la loro mamma era troppo apprensiva e il padre assente (se fosse così, allora, gli eterosessuali in Italia dovrebbero essere davvero pochi).

Se proprio bisogna essere costretti ad una attenta lettura del testo della canzone – e vi assicuro che è esperienza tutt’altro che positiva -, ci si accorge che almeno Povia non ha fatto alcune delle cose più gravi che erano state anticipate e su cui il movimento gay, Arcigay in testa, aveva centrato la sua attenzione: non parla di malattia e di guarigione (anzi, precisa il contrario), non dice che si può essere felici solo se si è etero, insomma, toglie molti argomenti a chi vuole criticarlo.

L’unica cosa di cui sono certo è che da un testo così è proprio difficile che nasca una bella melodia. Anzi. Come Repubblica ha anticipato, credo sarà semplicemente una canzone brutta.

Avevo già detto cosa ne pensavo: lo scandalo non è certo che Sanremo ospiti una canzone così (ce ne saranno sicuramente di peggiori, come è stato ormai negli ultimi anni di un Festival sempre più deludente e sempre più qualunque), quanto che la RAI – che esercita un servizio pubblico, pagato coi soldi di tutti i cittadini – non corregga il tiro, dando voce a chi Luca non è, a chi ha scoperto che solo vivendo pienamente e liberamente il proprio orientamento sessuale si può essere felici.

Perché sarà pure inutile e banale, ma la canzonetta di Povia al ragazzino di 14 anni che si sta scoprendo gay non dà un buon esempio. Tutt’altro. Fortuna vuole che quel ragazzino difficilmente avrà il cattivo gusto di ascoltarla.

Alessio De GiorgiDirettore di Gay.it