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Quinto Queer Lion, torna il Leone Gay al Lido di Venezia

Srotolato il red carpet della 68a Mostra di Venezia inondata di star. In corsa per il premio lgbt una decina di film tra cui il sudcoreano “Jultak Dongshi” e il lesbico portoghese “Palacios de pena”.

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È in gran rispolvero la Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Giunta alla 68esima edizione che si inaugurerà domani – è l’ultima della prima era Müller, probabilmente confermato per altri quattro anni, e intenzionato sicuramente a un finale del suo mandato col botto – sarà inondata dal divismo di superstar soprattutto americane, il cui cinema torna alla grande al Lido.

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Domani si apriranno i giochi col nuovo thriller politico diretto e interpretato dal "single man" George Clooney, Le idi di marzo, il cui protagonista Ryan Gosling non sarà però presente perché impegnato su un set in Nuova Zelanda (altra assente illustre: Jodie Foster darà forfait per Carnagedi Polanski, quindi niente tappeto rosso). La fibrillazione è già alle stelle per la presentazione prevista dopodomani, in anteprima mondiale fuori concorso, dell’attesissimo W.E. di Madonna che ha annunciato di voler percorrere a piedi il breve tratto tra l’Excelsior e la Sala Grande, rendendo necessaria un’intensificazione delle misure di protezione. Già fremono gli interrogativi: la figlia Lourdes, che ha un cameo nel film, sarà a braccetto della mamma? Entrambe indosseranno oppure no le pregiate creazioni di Vionnet che danno lustro al reparto costumi del film e il cui rilancio è stato affidato da Matteo Marzotto al marchigiano ex "pradese" Rodolfo Paglialunga?

Mentre il parterre deluxe è talmente vertiginoso da esibire in una botta sola Kate Winslet, Gwyneth Paltrow, Marion Cotillard, Matt Damon, Jude Law e Laurence Fishburne per il blockbuster apocalittico Contagion di Soderbergh, la sinofilia cinefila del direttore l’ha giustamente portato a equilibrare il menù con gli orientali Ann Hui, Sion Sono, Johnny To e Te-Sheng Wei in competizione.

Torna anche il Queer Lion arrivato alla quinta edizione, premio lgbt organizzato da Cinemarte, per la prima volta coi patrocini del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e della Provincia di Venezia, oltre alla conferma di quelli della Regione Veneto, del Comune di Venezia e del Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani.

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Com’è ormai triste consuetudine da un paio d’anni ai grandi festival generalisti, la cineproduzione lgbt latita e in concorso per il Leone Gay c’è solo una scarsa decina di titoli, nessuno in concorso ma tutti rigorosamente d’autore, tra cui spicca Sal, il biopic diretto da James Franco

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sull’attore bisex Sal Mineo, celebre come spalla di James Dean in Gioventù Bruciata. Potrebbe rivelarsi una sorpresa l’intimista sudcoreano Jultak Dongshi

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(Oggetti apolidi) di Kyungmook Kim su due ragazzi, uno etero e uno gay, che decidono di suicidarsi insieme. Arriva invece dal Portogallo il mediometraggio lesbico Palacios de pena di Gabriel Abrantes e Daniel Schmidt su due preadolescenti che s’incontrano durante la visita a una nonna malata e le cui vicende si intersecano a uno storico processo di condanna al rogo di due omosessuali moreschi.

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Torna anche il vincitore del Queer Lion dell’anno scorso, l’argentino Mauro Andrizzi. Dopo l’apprezzato En el futuro, Andrizzi firma insieme a Marcu Lindeen il film a episodi Accidentes gloriosos, nove storie di "morte e trasformazione", una delle quali è incentrata sulla ricerca da parte di un frequentatore di sex club gay di un tizio noto nell’ambiente come massimo esperto di prestazioni orali.

Il favorito pare essere l’autoriale canadese Marécages di Guy Édoin, presentato alla Settimana Internazionale della Critica, su un giovane alla scoperta della propria sessualità mentre una siccità mette in crisi il lavoro dei genitori agricoltori. L’Evento Speciale di quest’edizione sarà la proiezione gratuita, sabato 3 settembre al Cinema Astra, del poetico I bambini della sua vita di Peter Marcias, premiato col Globo d’Oro per l’eccellente interpretazione di Piera Degli Esposti nel complesso ruolo della mamma di una tossicomane legata a un ragazzo omosessuale (l’intenso Julien Alluguette). Una conferma d’autore da non perdere, ambientata in una Cagliari inedita tra rievocazioni religiose e interni frementi di vita, sottilmente ermetica e con un riuscito innesto in animazione che rende compiuta un’elaborata e meritoria ricerca stilistica.