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RATZINGER: UN PROFILO NERO

Nuovo Papa, vecchio personaggio. Chi c’è dietro il nome di Benedetto XVI? L’autore dei testi più intransigenti verso gay, lesbiche e trans, era un tempo un ‘liberal’. Ma poi…?

ROMA – Tanto tuonò che piovve. I cardinali riuniti nel conclave e guidati, ci tengono sempre a precisare, dallo Spirito Santo hanno preso l’attesa decisione ed eletto il nuovo Papa. Folla estatica in piazza, annuncio ufficiale in latino (Annuntio Vobis Gaudium Magnum. Habemus Papam) ed ecco che si apre il finestrone ed appare, avvolto in sontuosa veste, Benedetto XVI, alias il ben noto cardinale tedesco Joseph Ratzinger. Sul fatto che tale evento sia causa o meno di “gaudio” ha già separatamente fatto qualche considerazione Alessio De Giorgi. In realtà le reazioni su questa scelta sono state varie e molto discordanti, ma chi è concretamente questo nuovo Pontefice regnante? C’è chi assicura che sia stato membro della Gioventù Hitleriana, chi ricorda i suoi documenti contro gli omosessuali nella Chiesa, chi le sue posizioni sulle donne e le sue ingerenze nelal vita politica internazionale… Cosa è vero e cosa no?
Membro della Gioventù Hitleriana?Si, è vero. Ne fa menzione lui stesso nella sua autobiografia Milestone: Memoirs 1927-1977 e lo conferma anche il sito del suo fan club (dove tra l’altro si possono comprare da tempo magliette e tazze, da veri fan). Nato in un paesino bavarese il 16 aprile 1927 Joseph Ratzinger era appena un adolescente quando, nei primi anni ’40 fu iscritto nella Gioventù Hitleriana, cosa che del resto era obbligatoria. Ne parla anche John Allen Jr, giornalista del National Catholic Reporter, nella biografia su di lui uscita nel 2002: sebbene già seminarista fu richiamato nella Gioventù Hitleriana e impiegato nei servizi ausiliari antiaerei. Disertò e verso la fine del conflitto fu fatto prigioniero di guerra. Successivamente si iscrisse all’università di Monaco per studiare filosofia e teologia. Nel giugno 1951 viene ordinato sacerdote. La sua carriera in ambito ecclesiastico va a gonfie vele e Karol Wojtyla nel 1981 lo nomina Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, un tempo nota come Sant’Uffizio.
Perla del Ratzi-pensiero

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È in questo nuovo ruolo di potere che il Cardinale Ratzinger, considerato un innovatore e ammodernatore ai tempi del Concilio Vaticano II, assume un atteggiamento duro, intransigente e alla fine dei conti anti-moderno su molti aspetti legati alla morale, il possibile sacerdozio aperto alle donne, il celibato dei preti, i temi relativi alla contraccezione nei decenni dell’Aids e non ultimo chiaramente l’atteggiamento verso i “non eterosessuali”. Risale al 1986 la sua Lettera sulla cura pastorale delle persone omosessuali. In essa venivano respinte tutte quelle «interpretazioni eccessivamente benevole della condizione omosessuale stessa» precisando che «la particolare inclinazione della persona omosessuale, benché non sia in sé peccato, costituisce tuttavia una tendenza, più o meno forte, verso un comportamento intrinsecamente cattivo dal punto di vista morale. Per questo motivo l’inclinazione stessa dev’essere considerata come oggettivamente disordinata». Mai il concetto di “oggettivo” fu usato in maniera più soggettiva, dando per indubitabile e vero un solo punto di vista su una tematica invece estremamente complessa e sfaccettata.
Interventi punitivi e censoriNel 1999 furono presi pesanti provvedimenti contro Suor Jeannine Gramick e Padre Robert Nugent, impegnati da anni in attività pastorali indirizzate alle persone omosessuali e autori di libri sgraditi alle alte gerarchie della chiesa cattolica per le loro aperture volte alla comprensione e dialogo tra il mondo cattolico genericamente inteso e la parte gay e lesbica presente in esso (come in tutti i segmenti della popolazione). In sessioni ordinarie tenutesi tra il 1997 e il 1998 i Cardinali ed i Vescovi della Congregazione di cui Ratzinger era il Prefetto, giudicarono che le dichiarazioni e le idee di Padre Nugent e di Suor Gramick «erronee e pericolose». La voglia di trattare le persone omosessuali «con rispetto, compassione e delicatezza» da parte dei due sono state bollate come «ambiguità e errori», dunque a loro sono state permanentemente vietate tutte le attività pastorali ed essi stessi sono stati dichiarati non eleggibili, per un periodo indeterminato, ad alcun ufficio nei loro rispettivi Istituti religiosi.
“Consigli” ai politici

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Sulla necessità di separazione tra Stato e Chiesa è fondata la costituzione della maggioranza delle democrazie avanzate, sia in Europa che in altri continenti. Tuttavia nell’estate del 2003 il cardinale Ratzinger, nelle sue Considerazioni circa i progetti di riconoscimento legale delle unioni omosessuali, chiese a tutti i parlamentari cattolici del mondo di non votare leggi favorevoli alle coppie gay: «Concedere il suffragio del proprio voto a un testo legislativo così nocivo per il bene comune della società è un atto gravemente immorale». Le reazioni del mondo laico non mancarono e anche importanti associazioni di psicologi a livello internazionale presero fermamente le distanze da quel documento, ritenendolo pericoloso per il suo impatto sulla vita delle persone omosessuali e non basato su criteri scientifici.
La “dittatura” del relativismoIl 18 aprile 2005 Ratzinger durante la sua omelia ha detto: «Difendiamo l’integrità della dottrina cattolica. Il relativismo, cioè il lasciarsi portare qua e là da qualsiasi vento di dottrina, appare come l’unico atteggiamento all’altezza dei tempi odierni. Si va costituendo una dittatura del relativismo che non riconosce nulla come definitivo e che lascia come ultima misura solo il proprio io e le sue voglie». Tuttavia in un mondo sempre più interrazziale, multi culturale e multi religioso a cosa può portare un opporsi al “Relativismo culturale”? Tale pensiero è nato e si è sviluppato nel ‘900 proprio per combattere l’etnocentrismo, il dominio di una cultura o religione sulle altre ed invitando a tenere doverosamente conto del punto di vista “dell’altro”, chiunque questo sia. Un invito al dialogo e al rispetto reciproco contro l’ideologia de “la mia Verità è più Vera della tua” o del “la mia è la sola ed unica Vera Religione”, tutti concetti per forza di parte e dunque alla base delle divisioni e delle tensioni del mondo. Al momento varie personalità vicine al nuovo Papa cercano di modificare l’impressione pubblica su di lui e giustificare queste parole, azioni e comportamenti col ruolo da lui ricoperto sino ad oggi. Vedremo se col passare del tempo il vecchio Ratzinger e il nuovo Benedetto XVI sapranno rivelarsi come due personalità distinte, dunque aprendosi al dialogo e alla tolleranza con chi ha altre idee e filosofie di vita, oppure se si sarà trattato solamente di un cambio di titolo e d’abito.
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