Il prefetto di Reggio Emilia Raffaele Ruberto ha proceduto ieri alla cancellazione dei matrimoni egualitari registrati dal sindaco Luca Vecchi poco più di un mese fa . La motivazione è sempre la stessa: la circolare emessa dal ministro Alfano con la quale si chiede ai sindaci di cancellare gli atti e si impone ai prefetti di procedere d’ufficio nel caso in cui i sindaci (com’è successo finora) si rifiutino di farlo. Una circolare sconfessata da più tribunali d’Italia e perfino dal Tar del Lazio. Eppure i prefetti continuano ad applicarla e Alfano non intende ritirarla. Secondo le pronunce dei tribunali e del Tar, infatti, cancellare quegli atti non spetta ai prefetti né al ministro, ma è di competenza dei tribunali stessi, se interpellati.
“È la Caporetto della Giustizia” commenta amareggiato Flavio Romani, presidente di Arcigay secondo cui si continua ad applicare un atto illegittimo “umiliando cittadini e cittadine che già erano dovuti andare all’estero per formalizzare le loro unioni”. “Siamo pervasi da un senso di rabbia e impotenza – prosegue Romani – perché quando nemmeno il ricorso alla Giustizia ristabilisce la differenza tra le procedure legittime e gli abusi, significa che vengono lesi i presupposti stessi della nostra Repubblica. Ormai si governa con la prepotenza, vessando cittadine e cittadini, con la consapevolezza di compiere un abuso, ma con l’arroganza di chi crede di essere nella posizione di poterlo fare”.
Il gruppo di Sel al consiglio comunale di Reggio Emilia, intanto, invita il sindaco a fare ricorso al Tar contro il provvedimento del prefetto. “Nel frattempo il Parlamento, su una legge ripiego che non è il matrimonio ma le unioni civili – aggiunge Romani -, prende tempo, come se le attese dei cittadini e delle cittadine omosessuali fossero diverse, meno importanti, per nulla urgenti rispetto alla legge che si sta facendo passare a colpi di fiducia (il riferimento è alla legge elettorale, ndr). E il premier, dal canto suo, oltre a non agire in nessun modo sull’operato illegale di Alfano, di fatto legittimandolo, continua a snocciolare annunci per ogni stagione, tanto che oggi può comodamente riutilizzare lo slogan di un anno fa, “unioni civili entro l’estate”, dal momento che non si è premurato di specificare l’anno”. “Nello sconforto di queste ore – conclude Romani – trasmetto la solidarietà di tutta Arcigay alle coppie colpite da questo ingiusto provvedimento”.