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Reggio Emilia ha detto “sì”: via alle registrazioni dei matrimoni gay

Il consiglio comunale approva la mozione sostenuta da 1500 firme. Romani: “Ottimo segnale”

Luca Vecchi sindaco di Reggio Emilia

Luca Vecchi sindaco di Reggio Emilia

Anche Reggio Emilia registrerà i matrimoni gay celebrati all’estero. Il consiglio comunale ha approvato il provvedimento durante la seduta di ieri pomeriggio. La mozione proposta da Sinistra Ecologia e Libertà, sostenuta da 1500 firme raccolte tra i cittadini, è passata con 23 voti a favore (Pd, Sel e Movimento 5 Stelle), 6 contrari (i partiti di centrodestra) e 4 astenuti (alcuni consiglieri del Pd). Non sono mancate le critiche della curia. “Voglio dire anzitutto che ci vuole il dovuto rispetto dell’altro – ha dichiarato il sindaco di Reggio Emilia Luca Vecchi, durante il dibattito in aula -. Bisogna mettersi nella posizione dell’altro. Capisco e rispetto la posizione della curia, pero c’è una dimensione civile, oltre le convinzioni religiose. Il nostro paese è indietro. Ha un vuoto giuridico, e non possiamo ignorarlo”.

“Abbiamo davanti delle persone che, ancorché dello stesso sesso, sono legate dall’affetto e dall’amore – ha continuato Vecchi -, che diritto ho io di dire che due persone dello stesso non possono volere sposarsi, al di là delle questioni di interpretazioni di leggi? E comunque l’art. 29 della Costituzione già ci obbligherebbe ad avere matrimoni tra persone dello stesso sesso”.
Reggio Emilia, quindi, entra a far parte dell’elenco dei comuni che hanno deciso di riconoscere i matrimoni tra persone dello stesso sesso celebrati all’estero, tra cui figurano anche Bologna e Napoli. Le prime unioni dovrebbero potersi registrare nelle prossime settimane.

Flavio Romani - presidente Arcigay

Flavio Romani – presidente Arcigay

“Un bellissimo segnale – dichiara Flavio Romani, presidente di Arcigay – che sul piano simbolico viene valorizzato dalle solide e tenaci dichiarazioni del primo cittadino. Sul provvedimento della trascrizione delle nozze tra persone dello stesso sesso – dice Romani – si è sviluppato un positivo effetto a catena, innescato dalla sentenza del tribunale di Grosseto e tenuto vivo da bravi amministratori, di diversa estrazione politica, che hanno voluto far propria questa battaglia. Reggio Emilia, in Emilia Romagna, arriva subito dopo Bologna e subito prima delle elezioni regionali, in programma per il prossimo novembre. E proprio in vista di quell’appuntamento – prosegue – sarà interessante vedere come le forze politiche sapranno cogliere questi segnali che giungono dai territori e tradurli in un’orizzonte, la proposta di una Regione modello nel riconoscimento dei diritti”.

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Di segno opposto, invece, quello che è accaduto a Piombino (LI) dove due mozioni simili avrebbero dovuto essere discusse lo scorso 4 settembre, ma i documenti sono stati ritirati. Come riporta Andrea Panerini sul Corriere Etrusco, gli ordini del giorno sono stati ritirati per “problemi tecnici” che in realtà altro non sarebbero che una sorta di ammutinamento del personale dell’anagrafe del comune toscano che avrebbe fatto sapere di non avere intenzione di registrare i matrimoni gay. Gli impiegati avrebbero, invece, suggerito l’introduzione di un “registro delle unioni matrimoniali” la cui efficacia giuridica, essendo cosa diversa dai registri di stato civile, sarebbe stata dubbia.