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Un’epidemia dilaga per l’ambiente gay dei giovani milanesi: la singletudine. La coppia? Chimera impossibile. Ma c’è altro. Le nuove forme dello stare insieme, che gli etero ci imitano.

Prendete un giovane studente, buttatelo nella città più gaya d’Italia e condite il tutto con un mix di incontri improbabili… Ecco il mondo gay visto dalla prospettiva di un universitario smarritosi a Milano. Tra blog e reportage, ogni mercoledì e sabato su Gay.it, Sex and the univerCity con Gab e i suoi viaggi nella metropoli.

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Non c’è niente di meglio di una fantastica giornata di sole passata con qualche amico in Parco Sempione, a coltivare l’abbronzatura perfetta che farà invidia a tutta la popolazione del Borgo la sera dopo e che ti farà guadagnare un paio di complimenti dal tipo che tu ed i tuoi amici cercate di portarvi a letto da due anni (senza che nessuno ci sia mai riuscito, ovviamente). Eccoli lì i tuoi amici, tutti diversi, tutti fantastici, tutti soddisfatti della propria vita… tutti single.
Sembra che la popolazione gay milanese sia stata recentemente colpita da una strana epidemia, seconda solo alla peste bubbonica: la singletudine. Questa malattia si diffonde a macchia d’olio per tutta la comunità gaya, mietendo numerose vittime specialmente tra i 20enni, e cambia le vite di noi poveri “infetti”, trasformandoci in “troie da combattimento”, astute combattenti che si aggirano nei locali più “in”, pronte a sferzare un approccio deciso al primo sguardo contraccambiato.

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Quel pomeriggio, cotto “a puntino” dopo tre ore di sole, sulla via del ritorno penso tra me e me: in tempi di grande indipendenza ed individualismo, di fronte ai mille impegni quotidiani che la vita di città ci riserva, ha ancora senso ricercare l’anima gemella? Forse non abbiamo più il tempo per una relazione… Eppure ogni tanto si sente parlare di quella coppia di universitari che non si fanno più vedere da quando sono insieme, o di quelli che hanno comprato un appartamento ed ora non frequentano più nessun locale… Sembra dunque che nella comunità gay non ci siano vie di mezzo tra il troieggio e la reclusione. Ma è ancora così importante “essere in una relazione”?
Molti di noi non hanno provato o non proveranno mai questa esperienza: cominciamo a considerare questa ipotesi… ve lo dice uno che va avanti a pane e one-night stands da cinque anni. Ho conosciuto una quantità impressionante di ragazzi, ho preso qualche cotta, ho provato emozioni forti, ho fatto sempre del buon sesso, ma non sono mai riuscito ad instaurare una relazione seria e duratura. Chiamatela come volete: incompatibilità, coincidenza, sfiga, paura di impegnarsi… Quello che so per certo è che la scena gay non è per niente facile. Pur di non rimanere solo, cerchi di dare una chance a chiunque e frequenti i ragazzi più improbabili… Cosi, a distanza di pochi giorni, passi dal grande amante, che ti sussurra in un orecchio che sei la sua 1438esima scopata (questa non è fantascienza, è realtà!!!), all’esaltato “chattaro” che ancor prima di conoscerti ti manda messaggi del tipo “sento che siamo fatti per stare insieme, ti voglio troppo bene”… Non se ne può più!
D’un tratto mi sembra tutto molto chiaro. È vero: i rapporti occasionali sono la “religione” dei giovani d’oggi, ovvero un qualcosa che etimologicamente ci “lega insieme” (re-ligo) e ci caratterizza, rendendoci cosi favolosamente diversi dai vecchi stereotipi della coppia fissa (ormai una chimera, anche tra gli etero), e non per questo insoddisfatti.
Eppure c’è ancora qualcuno che non riesce proprio a farsene una ragione… Molti gay, dietro le maschere di “radical-chic” e anticonformisti, vogliono in realtà solo un po’ di normalità e di sana prevedibilità: una relazione “normale”. Ma forse è questo il problema. Le difficoltà nascono proprio dal confronto schiacciante con l’immagine tradizionale di un mondo etero basato sui valori della coppia e della famiglia.

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Forse noi gay abbiamo un altro sistema di valori e questo genera dei tipi di relazione diversi e quindi non perfettamente sovrapponibili ai rapporti straight. Se l’esperienza insegna che un bacio a volte non significa niente e che alcune persone non considerano il sesso orale nemmeno come una forma di “sesso”, forse una relazione seria tra due uomini è da considerarsi ormai come l’equivalente di un matrimonio eterosessuale. Non può capitare ogni due mesi! Noi gay abbiamo cambiato la gerarchia di rapporti affettivi… Guardiamoci attorno: baciamo in bocca i nostri amici, abbiamo compagni regolari ma multipli, frequentiamo locali, saune, sex clubs. Senza sentirci minimamente in colpa, senza sentirci diversi.
Ed ora che anche il mondo etero sta scoprendo le gioie della mancanza di impegno, del non-commitment, anche noi dobbiamo sentirci “finalmente” fieri di presentare il tipo che frequentiamo saltuariamente da un paio di mesi come il nostro FWB (friend with benefits, amico con vantaggi), un incrocio tra il partner fisso e quello occasionale, che ci piace e ci coccola, ma verso il quale non abbiamo particolari “obblighi”. “Finalmente” perché questa figura esiste da decenni nell’universo GLBT… Contrariamente a quello che ci vogliono dire i media, noi gay non siamo solo le galline dalle uova d’oro dello share e della moda, ma anche e soprattutto dei grandi precursori di tendenze e stili di vita. Siamo troppo avanti…
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Le puntate precedenti di Sex & the UniverCity:

One – BATTUAGE
Two – APPARENZE
Three – SIZE MATTERS
Four – L’OMO E LA BESTIA

di Gab