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Repressi? No, grazie

Il fatto che molti gay continuano a nascondersi, mostrando magari in chat pompatissimi pettorali ma non il viso, è frutto di tempo lontani. E dal forum chiedono: “Insisti con la liberazione sessuale”

Qualche sera fa in televisione sarebbe bastato rivedere il film La patata bollente e la sua capacità di far luce sull’equivoco rapporto tra omosessuali e sinistra nell’Italia anni’70. "Se i fascisti odiano i gay e noi odiamo i fascisti", è il senso del ragionamento del genuino operaio filosovietico, "noi come possiamo odiare i gay"? Il triangolo è semplificato ma l’evidente contraddizione ha radici antiche, visto che i regimi comunisti – con motivazioni più grottesche dei fascisti – hanno perseguitato a lungo i gay.

Quell’ostilità – non del tutto superata, se si considera l’arretratezza del nostro Paese in fatto di diritti – ha contribuito, a mio giudizio, a causare tutta una serie di conflitti interiori, repressioni e menzogne (dalla matrice non solo cattolica), con conseguenti sfoghi che oggi vengono presto bollati come "squallidi" e ai quali abbiamo ampiamente accennato in queste settimane.

Il fatto che ancora oggi molte persone continuino a nascondersi, mostrando magari in chat pompatissimi pettorali, natiche sode o vistosi membri eretti ma non il viso, lascia pensare che non si sia raggiunta una piena liberazione sessuale ma permangano vistosi strascichi dell’antica repressione. A riguardo, vale la pena riportare un’interessante considerazione su Pasolini dell’utente del forum Caliban60: Ho 67 anni, ricordo bene la sua morte e tutto ciò che se ne disse e scrisse. Lui viveva la contraddizione di essere un intellettuale gay, represso da due chiese: il PCI e il Vaticano. Ragazzi forse non riuscite ad immaginare che cosa triste era essere gay in quegli anni! Certo, io sono sempre stato colpito (forse ingenuamente) da come un intellettuale, quale lui era, non fosse riuscito a comporre dentro di sé questa contraddizione. Secondo me era anche un gay masochista che voleva espiare la ‘colpa’ di essere ‘contro natura’ (si diceva così allora!) Dopo di che, l’utente si chiede: Perché, se qualcuno non è d’accordo sulle opinioni di un altro, deve rispondere insultando? Perché c’è così tanta aggressività nel mondo gay? Abbiamo già così tanti nemici! Uniamoci contro coloro che ci negano, che ci vogliono insegnare che cosa è la ‘morale’. Ricordiamoci di Pasolini, dell’Italia bigotta e farisea di quegli anni… perché ‘quegli anni’ stanno tornando, ve ne siete accorti?

Negli stessi giorni mi è giunta questa mail-confessione: Vorrei dirti di insistere con la liberazione sessuale degli omosessuali. Io sto cercando di tirarmi fuori da circa venti anni di malattia psichica originata dall’omofobia interiorizzata scaturita da un’educazione familiare con forti connotazioni omofobe, non cattoliche o di destra, ma ateo-comuniste, poi aggravata dalla frequentazione di amicizie negazioniste sul diritto ad amare dei gay; a 19 anni ho poi subito un pestaggio di tipo omofobo che, se da un lato mi ha liberato dal senso di colpa, ha acuito però l’omofobia interiorizzata e preparato la mia discesa agli inferi. Lo shock post-traumatico, il senso di impotenza e la vergogna di essere stato scoperto gay, hanno lavorato incessantemente al mio interno provocandomi un disturbo bipolare dell’umore con cui ancora convivo e per cui assumo con regolarità degli psicofarmaci. L’omofobia interiorizzata è difficile da scardinare completamente.

Un argomento scomodo, su cui è doveroso soffermarsi, perché gli omosessuali, anche limitandoci al nostro Paese, non sono solo i monogami o i libertini, che spesso condividono gli stessi spazi e che comunque in genere godono il frutto di scelte libere e non (troppo) condizionate. Esistono anche veri e propri compartimenti stagni, non comunicanti tra loro, mondi sommersi di "diversi tra i diversi", sessualmente e socialmente. Un retaggio dei decenni passati che non accenna a estinguersi, e la cui responsabilità va ripartita tra Chiesa, Destra e Sinistra, ma anche tra gli stessi gay. Speriamo solo che in futuro non si debbano aggiungere all’elenco dei responsabili le canzonette di qualche "convertito".

Flavio Mazzini, trentacinquenne giornalista, è autore di Quanti padri di famiglia (Castelvecchi, 2005), reportage sulla prostituzione maschile vista "dall’interno", e di E adesso chi lo dice a mamma? (Castelvecchi, 2006), sul coming out e sull’universo familiare di gay, lesbiche e trans.

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di Flavio Mazzini