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RICARICABILE CON SORPRESA

Una ricerca sui gestori di telefonia mobile annuncia: tra il costo pubblicizzato e quello effettivo, ci può essere una differenza del +293%. Ecco le cifre che paghiamo, senza saperlo.

Accattivanti pubblicità con protagonisti acrobati che rincorrono auto in corsa. Messaggi sussurrati, conditi da sorrisi ammiccanti. L’elogio del telefonino tocca ormai livelli altissimi. D’altra parte, in pochi anni, l’oggetto del desiderio di milioni di italiani è alla portata di quasi tutti, come sottolineano puntuali ricerche di mercato.

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I quattro gestori della cosiddetta telefonia mobile si dividono una torta miliardaria (nel 2003 il fatturato raggiungerà 19 miliardi di euro), composta da almeno 58 piani tariffari e diverse varianti. Una vera e propria giungla, dove orientarsi è una impresa quasi impossibile: fasce orarie, numeri prescelti, costi a scatto, al minuto, al secondo, spese di ricarica e accredito effettivo e via elencando.

Per tentare di chiarire le idee, è stata condotta una analisi che ha riguardato le compagnie Tim, Vodafone-Omnitel, Wind e Blu, e che ha preso in considerazione tutti i piani tariffari, ad eccezione delle "opzioni" e delle offerte stagionali. Il punto di vista utilizzato è stato quello di un semplice cittadino che volesse decidere quale contratto (di abbonamento o ricaricabile) scegliere.

Uno dei dati più sconcertanti è rappresentato dalla differenza tra il costo pubblicizzato e quello effettivamente pagato dai clienti, arrivando sino ad una differenza massima del +293% nel primo minuto di conversazione, al netto, per chi ha scelto la carta ricaricabile, dei costi sostenuti per la ricarica.

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Una delle maggiori difficoltà è avere una informazione diretta sul costo effettivo di una chiamata. Per esempio, il contratto "Euro 4 you" della Omnitel, pubblicizzato sul sito Internet a 0,06 euro al minuto, costa invece 0,26 euro (+338 per cento), comprensivi dello scatto alla risposta e del prezzo della ricarica da 10 euro, di cui effettivamente ne vengono accreditati 8. Un risultato che però è contestato dal gestore: «Non si può aggiungere al costo della chiamata il prezzo della ricarica e quello dello scatto alla risposta, perché è una forzatura ed è fuorviante per il cliente».

Fatto sta che per le "prepagate", la ricarica è gravata di un costo che non compare nelle telefonate, ma che di fatto affrontiamo e che può portare a un esborso del 25 per cento in più per ogni chiamata. La differenza è diversa a seconda dei gestori: con Tim "Unica trio" (tre numeri a scelta) si può spendere il 293 per cento in più rispetto al costo pubblicizzato, mentre chi ha scelto "Unica super autoricarica" può ricevere un addebito maggiorato del 130 per cento. Più contenuta la differenza tra quanto promesso e quanto effettivamente si spende nel caso del contratto "Blu Open": 0,15 euro la tariffa annunciata contro 0,38 euro conteggiati (+154 per cento).

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Chi invece sceglie una ricaricabile "Wind 24 ore light" ha una tariffa dichiarata di 0,30 euro e un costo effettivo di 0,38 euro (+25 per cento) ottenuto aggiungendo a quanto previsto per la chiamata una percentuale del prezzo della ricarica. Perché chi acquista una ricarica da 10 euro, in realtà, riceve un accredito di 8 euro. Per evitare questo costo supplementare, occorre spendere almeno 30 euro, ma in realtà la maggior parte dei clienti acquista ricariche da 5 o da 10 euro.

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Insomma, non tutto appare chiaro e di facile comprensione. Tra costi apparenti e occulti le sorprese potrebbero essere molte.

di Cellulari.it