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Roma: la Prefettura pensa di intervenire d’autorità sulle trascrizioni

Continua il braccio di ferro tra Pecoraro e Marino. A Torino il cardinale avverte Fassino

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Continua il braccio di ferro tra il prefetto di Roma Pecoraro e il sindaco Ignazio Marino. Dopo l’ordinanza di venerdì scorso in cui il rappresentante del governo imponeva la cancellazione delle trascrizioni dei matrimoni egualitari registrate dallo stesso Marino, secondo alcune fonti la Prefettura potrebbe decidere di agire di forza e procedere direttamente alla cancellazione, scavalcando il Campidoglio. Il Corriere la riporta come una possibilità al vaglio della Prefettura come ultima spiaggia. Marino, infatti, venerdì aveva fatto sapere di non avere intenzione di procedere con le cancellazioni e di avere dato mandato ai suoi funzionari di studiare ogni possibilità di opposizione all’ordinanza del prefetto.
Uno scontro, quello di Roma, ma non l’unico: basti pensare al commissariamento di Udine, solo per citare un caso.

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E un altro fronte si apre a Torino dove a tentare di impedire che il sindaco Fassino inizi anche lui le trascrizioni ci prova oggi il cardinale Severino Poletto. “Non si vada dietro alla pazzia di certi sindaci che hanno trascritto – ha tuonato il porporato -. In Italia non si può fare e mi auguro che le leggi tengano conto di questa problematica. In questa vicenda è la visione antropologica della persona che va a farsi benedire”. Secondo quanto riporta repubblica, Poletto interviene anche sulla vicenda della scuola di Moncalieri , sostenendo che “c’è una disputa se questa inclinazione dipende da un fatto genetico, culturale o choccante che la persona ha avuto nella sua infanzia o adolescenza”. “Credo – aggiunge, sostenendo di fatto la tesi esposta in aula dalla docente di religione – che se uno che ha questa inclinazione voglia farsi testare psicologicamente possa avere risultati”. “Certe situazioni – conclude – si creano culturalmente: questo gay pride, questo orgoglio omosessuale, questo propagandare, questo Marino che trascrive, sembra che poi diventi un vanto. Così si rovina l’equilibrio naturale. C’è tutta una corrente culturale che se ne infischia”.