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RUINI ALL’ATTACCO DEL PACS

Un “piccolo matrimonio”. Così l’alto prelato definisce la tutela delle unioni di fatto. E invita i politici a non approvarlo. Applausi dal centrodestra. Ma la laicità è ormai un ricordo?

ROMA – L’aborto è un “piccolo omicidio” a cui non ci si deve rassegnare. E il PaCS un “piccolo matrimonio” al quale è doveroso opporsi quasi quanto al progetto di vere nozze gay. Il cardinale Camillo Ruini è gongolante nel presentare nel pomeriggio a palazzo Wedekind l’ultimo libro di Sua Santità papa Ratzinger. E non si lascia sfuggire l’occasione di dare una bella spallata alla laicità e di portare i tanti politici presenti ad applaudire alle sue indiscutibili posizioni sulle libertà individuali. E la seconda carica dello Stato, il presidente del Senato Marcello Pera, applaude convinto, lieto di essere stato chiamato ad aprire il prossimo meeting di Comunione e Liberazione (“ha una concezione dello Stato esattamente come la nostra” lo hanno elogiato i ciellini). Ci sarebbe da commentare che se gli italiani si sono astenuti al referendum sulla PCA, questo stato chiesarotto è esattamente ciò che si meritano.

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Ma veniamo ai PaCs. Sua eminenza Ruini non può tollerarli. «Criterio fondamentale della dignità della persona umana è il matrimonio uomo-donna» sottolinea l’illuminante prelato che sull’ipotesi dell’approvazione di una legge sul modello francese afferma: «Si tratta di vedere bene… perché anche senza pronunciare la parola sono come un piccolo matrimonio». E la conclusione è categorica: «se si tratta di tutelare i diritti delle persone, ci sono tanti modi… senza per questo prefigurare qualcosa di analogo al matrimonio».
I politici di centrodestra hanno gareggiato per confermare le parole di Ruini: applaude in transatlantico Marco Follini che ribaadisce che «chi crede nel valore della famiglia sa che una differenza c’è, e non è soltanto la religione a dirlo».

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Manco a dirlo, il buon Riccardo Pedrizzi, senatore responsabile nazionale di An per le politiche della famiglia e presidente della Consulta etico-religiosa del partito, esulta elogiando l’interferenza papalina: «la Chiesa – dice – ha il diritto e il dovere di indicare alla società la strada per realizzare il bene comune. Contrasta così il disegno laicista che vorrebbe negare il ruolo pubblico del cattolicesimo, relegandolo alla sfera privata e condannandolo all’irrilevanza sociale».
«Se un Parlamento assegna dei diritti ad una coppia per il solo fatto della convivenza more uxorio – sottolinea Pedrizzi – riconosce valenza e dignità giuridica, istituzionale, pubblica a tale rapporto. Ergo, non c’è modo di regolamentare le unioni gay senza con ciò stesso elevarle al rango di unione matrimoniale. Il fatto che la parola ‘matrimonio’ non sia usata non cambia un bel nulla. Anzi, è un autentico imbroglio».
Protestano invece i rappresentanti delle associazioni glbt. Per Franco Grillini, deputato Ds e presidente onorario Arcigay, «sul Pacs Ruini sbaglia perchè la proposta di legge è volta a tutelare i diritti di due persone che stanno assieme e la legge elenca in modo puntuale i momenti difficili della vita a due per i quali la proposta attualmente in discussione alla Camera si presenta come strumento di garanzia». Grillini invita Ruini «a non aprire su questo terreno una nuova guerra di religione» senza accorgersi forse che la guerra è già in corso: «Vorremmo capire se le opinioni espresse da Ruini sono le opinioni di un libero cittadino o se preludono ad una ossessiva campagna antigay come è successo in Spagna dove, peraltro, la manifestazione di Madrid non ha visto il milione di partecipanti annunciato, ma molto molto meno, segno che l’omofobia, con il conseguente razzismo antigay, ormai non fa più presa nella società».
Più categorico infine il commento di Sergio Lo Giudice, presidente Arcigay: «Quando la politica si fa indicare la strada da una confessione religiosa, è a rischio la libertà di religione e sono a rischio le libertà individuali».
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