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Attentati di Parigi: Abdeslam frequentava locali gay di Bruxelles

Lo dice un quotidiano belga. Ignoti i motivi delle frequentazioni ad ottobre. E in Italia?

E’ il quotidiano belga Le Libre a lanciare l’allarme: Salah Abdeslam, ‘l’ottavo attentatore’ di Parigi ed attualmente braccato dalle polizie di tutto il mondo occidentale, alla fine di ottobre avrebbe frequentato diversi bar gay a Bruxelles. L”uomo sarebbe infatti stato identificato quattro o cinque volte in questi luoghi alla moda, popolari nella comunità gay, i cui proprietari sarebbero stati interrogati lunedì.

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Frequentava quei locali perchè, secondo il loro fanatismo, erano luoghi di “dissolutezza” e di “perversione“, dove pianificare attentati? O le ragioni erano di natura del tutto diversa? Secondo alcune fonti, sembra che la sua presenza nei locali gay possa essere spiegata coll’illecito traffico di documenti di identità che gestiva suo fratello, Brahim, quello che si è fatto esplodere nell’attacco di venerdì scorso al Boulevard Voltaire, a Parigi. “In questi bar – ha dichiarato la fonte anonima a Le Libre – , frequentati da persone ignare, non è molto complicato rubare portafogli. Nel periodo in cui lui ha frequentato quei locali, infatti, si è assistito ad un anomalo aumento di furti di carte d’identità, patenti di guida ed altri documenti proprio in quei luoghi. “

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L’ipotesi di attentati in locali gay comunque non è ancora del tutta esclusa. In Francia, l’Unione nazionale delle imprese gay, la Sneg, mercoledì ha fatto un appello alla comunità LGBT di prestare grande attenzione e muoversi con prudenza, nonostante molti bar abbiano chiuso i battenti lo scorso fine settimana, come è accaduto anche in Belgio. “Gli autori degli attacchi di venerdì notte – ha dichiarato la Sneg- hanno preso di mira luoghi che hanno il nostro stesso stile di vita e sono la testimonianza della nostra libertà di riunirsi per un drink, condividere un pasto o ballare. Questi luoghi, che sono i nostri, sono quelli che gestiamo e nei quali diamo il benvenuto ai nostri clienti.”

Del resto, che l’integralismo islamico veda l’emancipazione della comunità omosessuale nei paesi occidentali come ulteriore riprova della dissolutezza del nostro mondo è risaputo. Basta vedere che fine fanno, nei territori conquistati dall’ISIS e dallo Stato Islamico, gli omosessuali: l’ultima vicenda, ennesimo episodio di una lunga serie di atrocità, risale alla fine di ottobre .

In Belgio il Sindacato gay si sta mobilitando, anche se in ritardo rispetto alla Francia. E’ iniziata una collaborazione con la polizia, installando telecamere di sorveglianza, aumentando i controlli all’ingresso dei locali. “La comunità gay è sempre stato abituata a vivere sotto pressione – dice un gestore di locali anonimo intervistato da Le Libre -. I recenti episodi di omofobia, che si sono moltiplicati negli ultimi mesi, in Francia, in particolare, ci ricordano costantemente che dobbiamo stare in guardia. Essere consapevoli del pericolo è il primo modo per evitarlo senza cadere in paranoia o psicosi. Personalmente, io non credo di voler veramente cambiare le mie abitudini. “

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Dovremmo “ufficialmente” mettere in guardia l’opinione pubblica, chiede l’intervistatore? “Io non posso immaginare che se la comunità omosessuale fosse stata oggetto di minacce gravi e specifici, le autorità non comunichino. Il messaggio pubblicato ieri da Sneg a Parigi è molto chiaro su questo punto e la collaborazione con il Dipartimento di Polizia mi pare evidente”.

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In Italia tutto tace. All’ufficio stampa del Ministero dell’Interno rispondono con grande gentilezza, ma non rilasciano alcuna dichiarazione. All’ufficio relazioni esterne della Polizia di Stato, ancora peggio: se ci saranno dichiarazioni in merito, rispondono piccati, le leggerete sulle agenzie di stampa. All’OSCAD, l’Osservatorio interforze per la sicurezza contro gli atti discriminatori, non rispondono neppure al telefono. Abbiamo infine sentito qualche gestore di locali a Roma ed a Milano che ci hanno rassicurato sul fatto che nulla del genere sta accadendo in Italia ma ci hanno anche dichiarato che le forze dell’ordine, come invece è accaduto in Francia e Belgio, non si sono messe in contatto con loro neppure a scopo preventivo. Speriamo bene, verrebbe da dire.