Lo scandaloso Eminem, omofobo, razzista, violento e, probabilmente, con qualche problema psichiatrico, di cui si è diffusamente parlato qui a Sanremo, ha avuto quel che si meritava.
Nella cittadina rivierasca spazzata da vento e pioggia, un’agguerrito drappello gay ha cercato di rendere più difficile possibile il soggiorno del rapper bianco, che, infatti, è rimasto solo poche ore, iperprotetto da un gigantesco servizio d’ordine, per darci quella che, in definitiva, è stata da tutti giudicata un’esibizione piuttosto modesta.
La giornata era cominciata con l’intervento di Franco Grillini nel sancta sanctorum del Festival, ovvero la sala stampa principale ove si teneva la conferenza stampa di presentazione alla presenza di tutti i mega-dirigenti RAI. Nel suo intervento Grillini ha contestato la presenza del rapper omofobo e la furbesca operazione propagandistica della RAI chiedendo la par condicio, ovvero la possibilità per la delegazione omosessuale presente (tra gli altri anche Marco Volante di GayLib e Alessio De Giorgi di Gay.it) di poter esprimere la propria protesta con adeguata risonanza.
A differenza dei vescovi e di AN i gay presenti non hanno chiesto né censure né soppressione dell’esibizione dell’ ”artista” ma, semplicemente, di avere la possibilità di criticare, dentro e fuori l’area del Festival, sia la scelta di chiamare Eminem a Sanremo, sia i suoi testi violentemente omofobici.
Dopo la conferenza stampa è stata organizzata la protesta davanti all’Ariston con l’esibizione della bandiera gay al centro della quale campeggiava la scritta STOP OMOFOBIA sormontata dal triangolo rosa (il materiale è stato fornito gratuitamente da Castro Market di Milano che ringraziamo vivamente). Proprio davanti all’Ariston è stato poi improvvisato un piccolo comizio per spiegare il significato della protesta a centinaia di persone in attesa dell’arrivo delle star in passerella.
Più tardi Volante, Grillini e De Giorgi sono riusciti ad intrufolarsi nella galleria dell’Ariston grazie ai biglietti donati gentilmente dalla giornalista del Manifesto e ciò ha consentito a Grillini e Volante di sventolare la bandiera rainbow durante l’esibizione di Eminem. Il gruppo era riuscito a farsi invitare anche al dopofestival ma, nonostante le insistenti richieste di intervento, la Carrà non ha dato loro la parola. Proprio Raffaella Carrà, sulla cui amicizia per i gay non ci sono dubbi, si era però lanciata, sia durante il Festival che al dopofestival, in una opinabile filippica in difesa del “poverino”, della sua infanzia infelice, del tentativo (?) di violenza sessuale subita a 13 anni (e che colpa ne hanno i gay? NDR), della sua famiglia disastrata e via piangendo. L’obiezione è scontata: visto che il poverino è miliardario, se ha qualche problema psichiatrico, ha tutto il tempo e i soldi per farsi curare senza rompere le scatole a donne, neri e gay (e pure gli obesi…).
Nonostante la dotta discussione sul rapporto tra forma e contenuto (al dopofestival applausi a Michele Zarrillo che si è chiesto perché quelle cose le dice, se poi invita a non prenderle sul serio?), su parole e musica, su arte e significato, i gay presenti hanno sottolineato che, ammesso che la musica di Eminem sia di quella qualità che qualcuno sbandiera, non è tollerabile che si spari a zero sulle minoranze per raccogliere furbescamente alcuni sentimenti razzisti particolarmente in voga in questo momento in una fascia, speriamo minoritaria, di popolazione giovanile che compra i suoi dischi a milioni.
In una chiacchierata simpatica e amichevole, Vincenzo Mollica ci ha spiegato che, a differenza della generazione degli anni 70 per la quale parole, contenuto e musica costituivano un tutt’uno inscindibile, per l’attuale generazione di giovanissimi le parole di una canzone sono del tutto secondarie e rappresentano soltanto un’appendice sonora al pezzo musicale.
Tant’è che, alle centinaia di ragazzine e ragazzini quindicenni che urlavano invocando Eminem all’ingresso artisti dell’Ariston, nessuno sapeva dire con esattezza di cosa parlano le sue canzoni. Anzi, quando i giornalisti hanno spiegato che Eminem sparava a zero contro neri e omosessuali, molti di loro hanno detto che forse il cantante è stato frainteso.
Insomma, chi ci ha perso e chi ci ha guadagnato in tutta questa vicenda? La RAI senza dubbio è stata protagonista di una furbissima operazione di mercato. I gruppi integralisti vari (il solito MOIGE, associazioni cattoliche di genitori ecc.) hanno fatto finta di indignarsi per avere due righe di citazioni sui giornali. I gay presenti, che hanno indubbiamente rischiato di essere parte in commedia, sono riusciti a rendere chiare le ragioni della protesta contro l’omofobia. Speriamo che i frutti velenosi dell’intolleranza che Eminem ed altri utilizzano per fare canzoni e vendere dischi quanto meno trovino sempre chi li denuncia e una protesta adeguata.
di Franco Grillini