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SCANDALO DI CARTA

"I miei pensieri perduti": Dennis Cooper presenta il suo nuovo romanzo in questa intervista. E dice: "La comunità gay continua a attaccarmi ma io me ne frego".

MILANO. Per chi non ha mai visto una sua foto e lo conosce solo attraverso i suoi romanzi, sembra quasi impossibile pensare che possa trattarsi di Dennis Cooper. Aria timida da signore tranquillo, capelli completamente bianchi, occhi chiari, vestito sobriamente, nei giorni scorsi è arrivato in Italia per presentare al pubblico e alla stampa il suo nuovo lavoro, appena tradotto e pubblicato nella nostra lingua dalla Marco Tropea Editore: I miei pensieri perduti (My loose thread).

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Ad introdurlo il giornalista Antonio Mancinelli, che descrive Cooper come un autore per il quale non sono stati risparmiati aggettivi come trasgressivo, bruciante, insopportabile, intollerabile, nei cui romanzi vi è una forte presenza di sesso, violenza, sopraffazione, erotismo e che coinvolgono spesso persone molto giovani, cosa questa che ha fatto gridare allo scandalo.

Gli argomenti da lui trattati sono sicuramente inquietanti ma nonostante ciò è stato ormai tradotto in 12 lingue, ultima fra tutte il cinese, ha avuto la benedizione di William Burroghs – che lo ha definito uno scrittore nato – ma ha subito, per contro, minacce dalla queer nation, la comunità omosessuale americana che addirittura lo ha minacciato di morte per i suoi libri, fatto abbastanza singolare questo per uno scrittore gay dichiarato. Questo probabilmente perché la sua anarchia letteraria non lascia indifferenti. Il suo nuovo lavoro parla ancora di adolescenti, delle loro ossessioni, della nebbia mentale, sentimentale ed emotiva nella quale vivono.

Dopo la lettura di un brano del romanzo cominciano a fioccare le domande:

Il corpo che era al centro dei tuoi precedenti romanzi, che subiva talvolta violenza e mutilazioni, sembra che in questo nuovo lavoro prenda una dimensione più spirituale, non è così?

Si, è così. Gli altri libri erano molto più personali, mi addentravo molto di più in cose che mi hanno interessato e coinvolto. Questo libro si basa su eventi reali, persone reali, quindi doveva essere privo del mio coinvolgimento, doveva riflettere in modo molto puro e rispettoso questi ragazzi che compiono questo tipo di gesti. Mi sono riferito ad alcuni omicidi realmente accaduti in America. I mass media statunitensi hanno reagito come al solito in modo estremamente superficiale, hanno dato la colpa solo ai ragazzi, alla musica che ascoltano ecc. e non a se stessi. Questa cosa mi ha scocciato enormemente. Trovo ci siano delle motivazioni molto profonde e individuali in ognuno di questi ragazzi coinvolti nei massacri. Inizialmente volevo fare un saggio, non un libro di fiction, ma nel corso della ricerca mi sono accorto che affrontandolo in questo modo non avrei potuto scrivere qualcosa di veramente profondo. Non volevo usare lo stesso linguaggio dei media, quindi mi sono concentrato in particolare su un personaggio del quale avevo ascoltato la registrazione della confessione che aveva rilasciato alla polizia immediatamente dopo l’arresto, dove piangeva, era confuso. In quel momento ho avvertito il perché lui aveva commesso questi omicidi.

C’è in giro un pettegolezzo, una leggenda metropolitana che vuole che in realtà sia tu J.T. Leroy. Oppure si dice che sia tu a scrivere i suoi romanzi. Leroy ha recentemente fatto sapere che tu ti sia ispirato a lui per la vicenda del ragazzino ucciso all’inizio di questo tuo romanzo. Ci vuoi illuminare in merito?

Questo è tipico di Leroy. In Germania c’è qualcuno che dice di aver dimostrato tramite alcune analisi su pc che in realtà sono stato io a scrivere i suoi romanzi, ma non è così, è lui che ha scritto i suoi libri. Io lo conosco da quando aveva 13 anni, è un ragazzo di strada e un mio carissimo amico. Ha avuto una vita molto più terribile di quello che ha scritto e l’orrore che ha vissuto è reale. Si è prostituito sin da bambino. Vuole essere amato, ha cominciato a scrivere per essere amato, la sua intenzione è pura ed oggi che è famoso, tratta i mass media come ha trattato gli uomini con cui scopava, manipolandoli in modo tremendo. Quindi dice che io ho scritto i suoi libri, che lui è il personaggio che ho descritto nel mio libro. Vuole essere famoso, questo è per lui fondamentale, ma vi posso assicurare che è un ragazzo puro un grande scrittore. È sorprendente che un bambino che non è mai andato a scuola abbia potuto scrivere ciò che ha scritto lui. Si sta solo rendendo la vita difficile trattando i media come sta facendo, nascondendosi sotto i tavoli quando legge o inventandosi queste cose.

Perché Larry si chiede ossessivamente se è gay? È una metafora della sua confusione o è anche una tua velata critica all’istituzionalizzazione della comunità gay con cui non vi siete molto simpatici?

No, in questo libro non critico l’istituzionalizzazione della comunità gay. L’ho fatto, ma non in questo. Quello che è fondamentale in Larry è che teme di non essere nulla, di non essere nessuno, di non aver fatto niente ecc. di non essere una persona speciale.Non è tanto una questione di essere gay o meno, ma di voler essere qualcosa.

Una delle domande a cui tu non vorresti più rispondere è quella che più volte ti hanno rivolto, se hai mai visto uno snuff movie di cui parli in molti romanzi. Come mai c’è ancora questa forte tradizione di non saper separare la persona dalla sua opera, anche laddove, come nel tuo caso, al di là della storia c’è una forte ricerca linguistica?

Non lo so. Non sono tutti interessati a come funziona la prosa. Non tutti riescono a vedere il libro così come l’ho scritto io, con questa scrittura macchinosa a livello di stile e di linguaggio. A volte c’è un tono accusatorio nei lettori: se Dennis Cooper descrive così bene la mente degli assassini, riesce a capire cosa significa uccidere una persona forse li ha visti. Però anch’io stesso se leggessi un libro in cui si descrivono questi snuff-movie, sarei curioso di sapere se questa persona li ha visti o meno. Questo mi sembra naturale. Ma io non li ho mai visti.

C’è una parte di opinione pubblica che ancora pensa che comunque tu scriva romanzi trasgressivi e così via invece c’è una parte della critica che considera romanzi come Frisk dei classici della narrativa americana contemporanea. Non ti sembra un po’ buffo tutto questo?

Si è strano. E chi continua ad attaccarmi in modo convinto sono i gay diciamo istituzionalizzati. Gli altri dicono: "no, non è male, è crudo, ma probabilmente capisce i giovani". Invece la comunità gay continua ad attaccarmi ed io me ne frego!

L’incontro sta per terminare, riesco ad accaparrarmi il microfono per rivolgere a Cooper le ultime due domande:

Nei tuoi romanzi si parla molto di droga. Qual è il tuo punto di vista sulla diffusione e l’uso delle droghe?

A me piacciono le droghe. Dipende dalla droga, sicuramente l’eroina è una droga pessima perché ti rovina la vita. È positivo l’effetto però non ne vale la pena. Penso che la droga ti aiuti a pensare al mondo in un modo diverso, a vivere il rapporto con il proprio corpo in modo diverso, e i propri amici in modo diverso, quindi è un’esperienza interessante, serve ad istruirsi, talvolta a divertirsi. La dipendenza è qualcosa di stupido, mentre la droga può sempre farci imparare qualcosa di più su noi stessi.

Come mai sei stato così fortemente attaccato dalla comunità gay americana?

Comunità? (sorride) Il punto è che mi hanno attaccato perché i gay hanno, negli Stati Uniti, ottenuto tutta una serie di diritti ma questo ha portato alla compiacenza e con la compiacenza anche il consumismo, la superficialità, il narcisismo che caratterizza queste persone. Talvolta m’imbarazzano, vogliono essere belli, che la loro casa sia bella, che il loro ragazzo sia bello però non si occupano di politica, sono felici che l’aids non uccide più in sei settimane quindi a questo punto non è più un problema, vogliono essere accettati come normali, vogliono essere come gli altri, come gli eterosessuali, ma è un po’ come una drag queen che vuol essere una donna, non è possibile, ne è una caricatura. Non gli piaccio perché io non li adulo, non dico che sono sexy, che sono belli. Loro vogliono solo andare in palestra e diventare sexy e belli e quindi hanno un atteggiamento di tipo abbastanza conservatore nei miei confronti.

Occorre qui ricordare che Dennis Cooper ha collaborato attivamente per la lotta contro l’aids, organizzando mostre e altre iniziative. Quindi non c’è un suo disinteresse alle attività della gay community.

di Francesco Belais