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Schwules Museum: 25 anni di cultura gay

Il Museo Gay di Berlino festeggia l’importante anniversario annunciando una mostra sul calcio femminile e, nel 2012, una retrospettiva su Pasolini. Ce ne parla il direttore Karl-Heinz Steinle.

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Ci sarà anche Pasolini, l’anno prossimo, tra le esposizioni dello Schwules Museum di Berlino, il Museo gay più antico del mondo grazie al suo quarto di secolo d’attività instancabile. Situato in una palazzina su tre piani all’interno di un cortile di Mehringdamm, in una Kreuzberg ormai poco punkettara e piuttosto ‘addolcita’, a due passi dall’alberata e quasi parigina Bergmannstrasse, è facilmente rintracciabile perché si trova allo stesso indirizzo del celebre locale "Schwuz" che anima le notti queer del quartiere.
Nella sala della mostra permanente si trova davvero di tutto, dai primi disegni omoerotici del 1790 alle fototessere dei deportati gay nei campi di concentramento, in un toccante crescendo di cimeli che rivendicano la necessità di preservare una memoria identitaria e storica troppo spesso trascurata. A poca distanza spicca la parete dedicata alla musica che ha plasmato l’immaginario queer (David Bowie su tutti, si direbbe) e il modellino della villa bianca di Magnus Hirschfeld, il primo studioso che si occupò scientificamente di omosessualità e fu perseguitato dai nazisti. 

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Il direttore Karl Heinz-Steinle ci accoglie nel suo studio per raccontarci la storia del museo.

Lo Schwules Museum ha compiuto 25 anni, un anniversario importante.Sì. È nato il 6 dicembre di 25 anni fa con un’esposizione che si chiamava Eldorado sulla storia della comunità gaylesbo berlinese. Allora si trovava nello Stadtmuseum, all’ingresso del Museo Ebraico. Ebbe un notevole successo, si mostrò per la prima volta una grande quantità di materiale originale su questo argomento. L’hanno fondato cinque persone che avevano organizzato questo allestimento e hanno poi dato vita a un’associazione che si chiamava Amici dello Schwules Museum. Inizialmente era una semplice stanza vicino al Check Point Charlie di Friedrichstrasse e poi si è spostato qui nel 1993, su un unico piano. Poco alla volta sono stati affittati gli altri livelli del palazzo dove ci troviamo ora.

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Tra le ultime mostre avete fatto scoprire Erik Charell e consacrato Ralf König.Erik Charell è il re dell’operetta e negli anni ’20 lavorò con Marlene Dietrich mentre Ralf König è un vero fenomeno, un fumettista gay che ha creato una connessione tra la sua vita e quella che descrive nelle sue vignette. È tradotto in molte lingue, ha particolare successo in Italia e Spagna. È riuscito pure ad arrivare a un pubblico eterosessuale. Abbiamo anche fatto una grande mostra dedicata a Jean Genet.
 
E i prossimi allestimenti?In estate dedicheremo una retrospettiva al calcio femminile in occasione del campionato mondiale che si terrà in Germania. Faremo una retrospettiva su Pasolini nel 2012, in occasione dei novant’anni dalla nascita.

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Che primati vanta lo Schwules Museum?Questo è l’unico museo esclusivamente gay in Germania, il più antico e uno dei più grandi del mondo. Riusciamo a fare anche tre esposizioni in contemporanea oltre alla permanente.

Quali cimeli si trovano solo qui?Ci sono oggetti molto personali, foto private, poster unici che danno una visione direi particolare, quasi segreta, del nazionalsocialismo vissuto dagli omosessuali ma anche copie uniche di libri o riviste.
All’ultimo piano ha sede un vasto archivio con biblioteca, vero?
Ci sono 16.000 libri e ottomila copie di giornali a tematica glbt di tutto il mondo. Abbiamo anche un archivio aperto a studenti per ricerche e tesi universitarie (il bibliotecario Thomas ce lo fa visitare: ci sono anche i libri di Pier Vittorio Tondelli, copie di "Pride" e una robusta collezione di film d’autore ma anche hard, n.d.r.).

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Avete contributi statali per la vostra istituzione?La maggior parte delle persone lavora volontariamente, la città di Berlino ci concede un contributo di 250.000 euro all’anno e il sindaco Wovereit era presente all’inaugurazione della mostra permanente nel 2004.

C’è interesse da parte dei giovani per quanto riguarda il tema della memoria glbt?Le persone più giovani sono meno interessate al tema dell’identità e più a sperimentare varie sessualità, quindi c’è meno senso di appartenenza alla ‘pura’ cultura gay e al passato di una comunità. Ci sono sempre nuovi aspetti della questione, che si orientano verso il ‘queer’ e il ‘trans’. Ma io lavoro sempre connesso all’intera società, non solo quella gay, e ciò che propone il museo è rivolto a tutti.