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SCIENZIATE SI’, CARRIERA NO

Cresce il numero delle ricercatrici, le donne si laureano prima e meglio degli uomini, ma la carriera e’ tabù.

La scienza si arrichisce di nuove leve femminili le cui probabilita’ di ottenere una promozione, secondo il primo rapporto sulle carriere in rosa negli Enti di ricerca italiani, e’ pari alla meta’ di quella che avrebbero se fossero uomini. L’ANSA ci informa sul rapporto curato da Rossella Palomba che pare non lasci spazio a dubbi: le donne hanno sì le carte in regola per raggiungere ottimi risultati, ma per ora se li possono scordare! Pur rappresentando quasi un terzo del personale degli enti (negli anni 80 erano solo il 10%), soltanto il 7% raggiunge i vertici della carriera. E non si capisce, sotto il solo profilo meritocratico, perche’ le laureate in discipline scientifiche (matematica, fisica, ingegneria, medicina, ecc..) nonostante gli eccezionali risultati negli studi, al contario dei signori uomini, restino tagliate fuori dai percorsi di carriera piu’ brillanti.

Tra i neoassunti fra il 95 e il 98 degli enti di ricerca (fra i quali il Consiglio nazionale delle ricerche, l’Istituto Superiore di Sanita’, il Cnel) quasi il 63% erano uomini, solo il 37% donne. Dopo 11 anni di lavoro nel livello di base le donne hanno una probabilita’ di essere promosse pari al 15% mentre per i colleghi uomini questa sale al 34%, cioe’ piu’ del doppio.

E le cose non migliorano piu’ avanti: nei livelli intermedi, un uomo con sette anni di anzianita’ ha una probabilita’ di essere promosso dirigente pari al 23% mentre per una collega la probabilita’ e’ dell’11%. Le donne, ad onor del vero, pubblicano meno degli uomini (4,7 contro le 6,2 pubblicazioni annue maschili), ma questa differenza, secondo lo studio, non e’ sufficiente a spiegare la differenza di carriera.

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Certo e’, comunque, che le donne cominciano a pubblicare le proprie ricerche piu’ tardi, dopo i quarant’anni, a causa degli impegni familiari che non occupano gli uomini con la stessa intensita’. Per questi ultimi infatti il periodo piu’ prolifico nell’ impegno scientifico e’ fra i 35 e i 39 anni.

Lo studio dimostra che c’e’ ancora molto da fare, ha detto l’ex presidente della commissione Pari Opportunita’ della Presidenza del Consiglio, Silvia Costa, che ha indicato come primo passo da fare quello indicato dall’Ue: rendere trasparenti le nomine nella pubblica amministrazione. Ma la signora Costa dovrebbe preoccuparsi anche di quanto ci sia da fare all’interno della famiglia, dove la gestione delle responsabilità deve essere condivisa con maggiore consapevolezza per accrescere la possibilità di avere più spazi personali, i quali ci sembrano indispensabili alla completa realizzazione della persona. Noi donne dobbiamo imparare a dosare la nostra generosità perché nessuno è perfetto e infallibile. Quindi bando ai rimpianti e coraggio: la vita è anche nostra!

di jaguar