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Sciopero generale(ssa)

I gay americani vogliono scioperare per un giorno. E se lo organizzassimo noi in Italia? Cosa succederebbe nel nostro paese? Un possibile, divertente, scenario.

Un giorno di sciopero generale per misurare quale peso abbiano i gay: l’iniziativa americana forse non bloccherà il Paese ma potrebbe provocare non pochi disagi. Chissà come andrebbe se si tentasse in Italia? Stanchi di essere sfruttati solo come consumatori o per sollevare l’audience in tv, perennemente illusi e delusi da destra e sinistra, blanditi e poi manganellati… ma ora basta!

Certo, l’Italia è abituata agli scioperi, ha imparato a conviverci: studia percorsi alternativi per evitare le manifestazioni, riesce a prendere l’ultimo treno buono e a fare a meno dei giornali per un giorno senza comprare Libero. Ma che succederebbe se scioperassero i gay? Pagherebbero solo le signore bene, saltando la prima alla Scala per non mostrare ricrescite o vestiti dello scorso anno? E quanti si ammazzerebbero di lavoro che nemmeno Brunetta, pur di evitare il minimo sospetto?

Il rischio però sarebbe anche che molti eterosessuali innocenti, padri di famiglia, magari costretti quel giorno ad accompagnare un figlio a scuola o una suocera dal medico, potrebbero subire incresciose strizzatine d’occhio da colleghi maliziosi. Per non parlare di tanti artisti, già presi di mira da insinuazioni spregevoli e il cui lavoro non permetterebbe di distinguere il riposo dallo sciopero.

Comici e figli d’arte, ad esempio, per combattere la maligna gelosia di chi non ha avuto uguale fortuna nel godere di caste amicizie e profondi sodalizi, dovrebbero anticipare l’uscita dei film natalizi e sconvolgere i palinsesti televisivi per presentarlo. E per non dare soddisfazione ad invidiosi calunniatori, alcune trasmissioni dovrebbero strappare un’intera giornata ai propri canali, costringendo i loro ragazzi, ripetutamente bersagliati dalle malelingue, a cantare e ballare fino allo sfinimento, a costo di piazzare un’ambulanza fuori dagli studi.

Per non parlare dei multiformi eterosessuali che però hanno basato un’intera carriera sul travestimento, suscitando l’emozione di numerosissimi ammiratori ma anche il cupo livore di molti detrattori, spietati nell’attribuirne le straordinarie performance non al talento ma a presunte e mai dimostrate inclinazioni. Per non dare ulteriore credito alle più volgari insinuazioni, già immaginiamo il più celebre di essi imbracciare la zappa con spirito virile e farsi immortalare nell’orto di famiglia, lordo di terra e sudore, mentre lavora il gelido terreno e dispensa il mangime a oche e galline, sotto lo sguardo attento di un non meno virile barboncino da guardia.

L’apoteosi verrebbe però toccata in Vaticano, dove un giubileo indetto d’emergenza provvederebbe a scacciare ogni illazione: una maratona ininterrotta di messe, novene e rosari, una Telethon liturgica da Aosta a Siracusa in cui tutti i religiosi si darebbero il cambio, aspettando con impazienza il proprio turno con impazienza. Un’onda colorata (ma non troppo) di vescovi, cardinali, monsignori, parroci, inquisitori, seminaristi e campanari, con in testa Sua Santità, ieratica ed infaticabile nel percorrere avanti e indietro il sagrato della basilica in una colossale funzione no-stop all’aperto, col camauro sul capo per proteggersi dalla tramontana e le galoscine rosse imbottite di pelliccia ai piedi. Non si sa mai, dovesse piovere.

di Flavio Mazzini