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SE LA PAROLA GAY NON PIACE AL COMUNE

Patrocinio del Comune all’ottavo torneo di tennis Italian Gay Open? L’Assessore preferirebbe togliere la parola “gay” dal nome del torneo. Ieri lo abbiamo intervistato. Oggi il patrocinio è concesso.

MILANO – Due associazioni di sportivi gay meneghini, la Gate Volley Milano e l’A.T.Omo, stanno organizzando due tornei sportivi, il primo di pallavolo e il secondo di tennis, aperti a tutti, ed entrambe chiedono quasi contemporaneamente all’assessorato allo sport che il Comune dia il suo Patrocinio.

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Il primo torneo, alla sua seconda edizione, si chiama Mamma Mia e il Comune concede immediatamente il patrocinio. Il secondo torneo, giunto all’ottava edizione, si chiama Italian Gay Open e le cose per qualche motivo non vanno nello stesso modo. L’assessore Giovanni Terzi chiede di incontrare gli organizzatori e suggerisce di cambiare il nome in qualcos’altro, perché, evidentemente, qualcosa lo lascia perplesso. Cambiare il nome dopo sette edizioni, che tra l’altro hanno sempre avuto il patrocinio della Provincia di Milano? Come mai? Sarà mica il fatto che il nome di quel torneo contiene la parola “gay”, termine poco gradito in certi ambienti e che implica ancora una connotazione “negativa”?
La cosa finisce immediatamente sui giornali e il consigliere comunale Paolo Bianco, eletto nella Lista Patrizia Moratti, emette un comunicato stampa nel quale si definisce “sorpreso” «per non vedere concesso il patrocinio ad un torneo di tennis, mi lascia stupito il fatto che a bloccare il patrocinio sia il termine “Gay”». Bianco, “cattolico osservante”, dice: «capisco che debba essere salvaguardato il livello del patrocinio e quindi valutare bene a chi concederlo ma in un torneo di tennis, tra le altre cose aperto a tutti, non capisco il senso del rifiuto. Lo capisco ancora meno se penso che nella lista in qui sono stato eletto era stato scelto un rappresentante della comunità gay proprio per dimostrarsi aperti alle realtà omosessuale.”
Abbiamo chiesto all’Assessore allo Sport e al Tempo Libero, Giovanni Terzi, di spiegarci meglio quello che stava succedendo.
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Abbiamo chiesto all’Assessore allo Sport e al Tempo Libero, Giovanni Terzi, di spiegarci meglio quello che stava succedendo. «Secondo me la comunicazione è sbagliata -ci ha detto l’assessore Terzi- perché si pensa che sia un torneo aperto solo ai gay, cosa che non è, allora perché invece non togliamo “la parola” ed evidenziamo invece che è organizzato da un’associazione omosessuale? Mi sembra una discriminazione al contrario. Se io immaginassi di organizzare il primo Open di Tennis Eterosessuale Città di Milano giustamente chi non è eterosessuale mi chiederebbe: “Ma perché, non mi vuoi invitare?” Dev’essere aperto a tutti, e se fosse aperto a tutti ma chiamato Eterosessuale la cosa non mi convincerebbe. La persona con cui ho parlato mi ha detto che ne avrebbe parlato col direttivo e che ci saremmo poi sentiti. Sto ancora aspettando la loro risposta, e in base ad essa si ragionerà, questo è un percorso che si vuole fare assieme. Peraltro il giorno prima era stata protocollata la richiesta di un’altra associazione di omosessuali che organizza un torneo di pallavolo aperto a tutti dal nome “Mamma mia” ed io ho dato immediatamente il patrocinio, perché sono ben contento di essere d’aiuto a comunità o associazioni che operano assolutamente nelle regole e che organizzano eventi aperti alla città e che dunque svolgono un ruolo importante dal punto di vista sociale. Io non ho nulla in contrario. A quest’associazione ho dato subito il patrocinio, sull’altra mi riservo di sentire quello che gli organizzatori mi diranno. Se ci stanno o se non ci stanno a iniziare un processo verso l’integrazione e non di emarginazione.»
Insomma lei dice che siccome c’è la parola “gay” nel nome ma il torneo è aperto a tutti quella parola è in qualche modo fuorviante. Se però il torneo si fosse chiamato in quel modo, Gay Open, con partecipazione limitata solo ed esclusivamente a persone omosessuali il patrocinio lo avrebbe dato o avrebbe subito pensato che non andava bene patrocinare un torneo che escludeva chi gay non è? Non sarebbe stata una discriminazione in quel caso?
«Assolutamente si. Non avrei dato il patrocinio perché quell’iniziativa chiusa e non aperta alla città non avrebbe avuto bisogno del Patrocinio di Milano. Io personalmente, Giovanni Terzi, eterosessuale con amici anche omosessuali, qualcuno dei quali gioca anche a tennis, non ho problemi. Dal punto di vista istituzionale una cosa che chiude e costruisce discriminazione a me non piace.»
Ma nel caso del Gay Open il torneo è aperto a tutti, non è chiuso…
«Esatto. Ma lei leggendo Settimo (Ottavo, ndr) Gay Open di Tennis capisce che è aperto a tutti?»
È quasi un nome standard per questo tipo di manifestazioni. Grandi tornei di tennis come gli US Open o

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gli Australian Open o i French Open, ovvero Roland Garros, non sono certo limitati a partecipanti di quelle nazionalità, ma sono aperti a tutti. Per quanto riguarda eventi sportivi “gay” negli Stati Uniti, a Chicago, si sono appena conclusi i Gay Games e il sindaco non ha fatto mancare il suo appoggio pubblico, pur col “gay” nel nome. Ci presentiamo per quello che siamo (e la parola “gay” bene o male ci identifica immediatamente) mentre lei sembra subordinare la concessione del patrocinio al fatto che la parola “gay” sparisca dal nome stesso del torneo…
«Io non ho detto questo, ho detto una cosa diversa. Ho proposto di iniziare insieme un percorso dove non ci deve neanche essere più la distinzione. Non è un problema, è libertà individuale. Io ci sono, vi appoggio, vi do il patrocinio, possiamo anche fare la presentazione a Palazzo Marino, sono contento e diciamo che è organizzato dalla comunità omosessuale milanese, ma dico che il Comune di Milano, visto che dà il patrocinio, chiede di dare una comunicazione corretta. Dunque Gay Open di Tennis, a parte coloro che sono legati alla comunità, è un torneo che si immagina toglie ad altri la possibilità di essere presenti. Ho cercato di andare oltre il discorso laici e cattolici, apertura e chiusura, che sono – per me – cavolate. Siamo avanti, andiamo avanti. Il problema oggi non è più che ci sia un torneo gay di tennis organizzato da un’associazione di persone omosessuali, il problema oggi è che il Comune di Milano a questa associazione riesca a far fare un grande torneo di tennis. Il valore aggiunto non è che sia dei gay, è che sia un bel torneo di tennis. Io non ho detto no, ho detto ascoltate, certamente è una grande opportunità. C’è bisogno di dialogo e possiamo fare un percorso assieme e poi verifichiamo come si può arrivare a una soluzione. Infatti all’altra associazione il patrocinio è stato dato subito.»
E questo ci riporta al punto di partenza. Si ha l’impressione che il problema sia che nel nome del torneo c’è la parola “gay”, che evidentemente ancora infastidisce…
«No, si sbaglia. Non è il termine che è in discussione, non bisogna fissarci su questa cosa.»
Mi scusi, ma se il torneo si fosse chiamato Torneo Cattolico Milanese di Tennis e fosse stato aperto a tutti quanti, ebrei, musulmani, atei, lei avrebbe chiesto di cambiare il nome perché “cattolico” sarebbe stato fuorviante?
«È un po’ diverso…»
Perché? Il principio mi sembra lo stesso. Torneo Cattolico Milanese di Tennis, aperto a tutti coloro che vogliono partecipare. Lei il patrocinio lo dà a patto che venga rimossa la parola “cattolico”, perché potrebbe essere presa come una discriminazione e esclusione di chi cattolico non è, oppure il problema neanche se lo porrebbe e darebbe immediatamente il patrocinio?
«Una volta verificato un certo livello qualitativo della manifestazione il patrocinio lo darei, senza togliere la parola.»
Altrettanto allora, per coerenza e usando lo stesso metro di giudizio, si dovrebbe fare col torneo “gay”

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di tennis, non crede?
«Può essere. Io ho immaginato di cominciare un percorso che secondo me aveva un valore…poi uno si può anche sbagliare, per carità. Infatti all’altra associazione il patrocinio è stato dato. Io aspetto una risposta. Se mi dicono di no secondo me perdono un’occasione. Sarebbe un peccato, una chiusura su una cosa di questo genere dal momento in cui c’è un’apertura importante da parte delle istituzioni.»
Riassumendo: gli organizzatori dell’Italian Gay Open cosa dovrebbero fare per avere il patrocinio?
«Ho detto che se tolgono la parola “gay” il Comune dà loro il patrocinio, non ho detto che se non la tolgono non lo dà. Non ho detto lo daremo se, non sono andato in negativo dicendo che se non lo togliete non ve lo diamo, ho detto che se lo togliete ve lo diamo. Se non lo togliete ne ragioneremo in Giunta, verificheremo. Per me è un’occasione persa, però probabilmente quello che serve non è l’integrazione, quello che serve è uno scoop. Questo è il mio giudizio finale.»
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