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Segretario dell’Onu ai paesi africani: tutelate persone lgbt

Ban Ki-Moon, segretario dell’Onu, ha fatto un appello ai paesi africani perché difendano i diritti omosessuali: non trattateli come persone di serie B o come criminali.

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Ha scelto una platea "calda", quella dei leader africani poco sensibili sui diritti civili, il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, nel suo intervento in difesa degli omosessuali. Con il rischio di attirarsi delle forti critiche, Ban ha parlato al vertice dell’Unione africana in corso ad Addis Abeba in Etiopia sostenendo che la discriminazione sulla base dell’identità sessuale è stata "ignorata o perfino approvata da numerosi Stati per troppo tempo, e ciò ha spinto i governi a trattare le persone come cittadini di seconda classe, o perfino come criminali".

Il segretario Onu ha quindi chiesto di "combattere queste discriminazioni", perché ciò rappresenta "una sfida", e ha avvertito che non si devono dimenticare "le idee della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo", perché "il futuro dell’Africa dipende anche dall’investimento nei diritti civili, politici, economici, sociali e culturali".

L’omosessualità è illegale in quasi tutti i Paesi africani, con rare eccezioni come il Sudafrica, dove sono riconosciute le coppie dello stesso sesso, e le discriminazioni nei confronti degli omosessuali sono frequenti. Da diversi mesi in Uganda si è aperto il dibattito in Parlamento sulla criminalizzazione dell’omosessualità e sulla gravità delle pene da infliggere per i reati di sodomia.

Il paese è diviso tra chi chiede la pena capitale per i gay e chi invece propone pene più lievi. "Noi li rispettiamo (i gay, ndr) come esseri umani, ma condanniamo le loro pratiche e il loro orientamento" sessuale, ha dichiarato all’Afp Simon Lokodo, ministro dell’Etica e dell’Integrità ugandese. Qualche timida apertura sul fronte dei diritti dei gay è arrivata oggi dal presidente della Guinea equatoriale Teodoro Obiang Nguema, che ha ceduto il posto di presidente Ua al neoeletto presidente del Benin, Thomas Boni Yayi, che nel suo intervento si è appellato ai vari leader africani ricordando che il valore del continente è legato ai "progressi nella democrazia, nel rispetto dei diritti umani e alla trasparenza nell’amministrazione pubblica".

Precedenti appelli da parte di atri dirigenti occidentali in difesa di gay e lesbiche sono rimasti inascoltati dai leader africani suscitando vive reazioni polemiche. "Quanto affermato da Ban è benvenuto in Africa, dove c’è un’intolleranza crescente", ha detto l’attivista sudafricana Virginia Magwaza Setshedi, leader di un’associazione pro-gay, che ha chiesto di combattere l’omofobia citato i casi limite di alcuni Paesi come "l’Uganda, il Malawi lo Swaziland e lo Zimbabwe".