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Serbia, il ministro avverte: possibili incidenti a Gay Pride

Il ministero dell’Interno mette in guardia gay e lesbiche dai possibili “gravi incidenti” che potrebbero verificarsi in occasione del Gay Pride serbo previsto per settembre a Belgrado.

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Timori per possibili scontri e incidenti al prossimo Gay Pride di Belgrado, previsto per settembre, sono stati espressi dal vicepremier e ministro dell’interno serbo, Ivica Dacic. "Le valutazioni in fatto di sicurezza indicano che gravi incidenti potrebbero verificarsi al Gay Pride di Belgrado", ha detto Dacic citato oggi dai media locali. Il ministro ha precisato che la manifestazione necessita di un consenso politico unanime da parte di tutte le autorità, nazionali e cittadine, e che una decisione sul suo svolgimento non può essere presa dal solo ministero dell’Interno, che può dare esclusivamente una valutazione per ciò che concerne le minacce alla sicurezza pubblica. "Le forze di polizia possono e probabilmente garantiranno la sicurezza al Gay Pride", ha aggiunto Dacic, secondo il quale "da un punto di vista della sicurezza tale manifestazione potrebbe essere turbata da gravi incidenti".

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Lo scorso anno, il Gay Pride svoltosi a Belgrado il 10 ottobre, sfociò in violenti scontri fra polizia e migliaia di estremisti di destra omofobi e ultranazionalisti che protestavano contro la sfilata di gay e lesbiche. Il bilancio fu di quasi 150 poliziotti feriti e oltre 200 arresti, oltre a notevoli danni causati a automobili e negozi nel centro di Belgrado, trasformato in campo di battaglia. In Serbia, al pari degli altri paesi dei Balcani caratterizzati da società patriarcali e tradizionaliste, è molto forte l’avversione contro gli omosessuali, da molti considerati malati e una vergogna per il paese. Le autorità di Belgrado temono che nuovi scontri a margine del Gay Pride potrebbero influire negativamente sulle valutazioni che l’Unione europea si accinge a fare in vista della decisione, attesa entro l’anno, se dare o meno alla Serbia lo status di paese candidato all’adesione alla Ue.