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SESSO, VIOLENZA, RIBELLIONE

Il duro attacco alla società di Sarah Kane, la sua rivoluzione nel teatro tra sangue e sperma. Imperdibile la raccolta delle sue opere in un libro. Se ne parla alla Libera Università Omosessuale.

BOLOGNA. La ragazza si è suicidata a 28 anni. Ha scritto cinque opere teatrali che hanno cambiato volto al palcoscenico. Barbara Nativi, la regista fiorentina che l’ha lanciata in Italia, ha tradotto la sua intera opera ("Tutto il teatro", Einaudi, pp.220, L.22mila) e Luca Scarlini ha scritto un’intensa introduzione per celebrare l’incredibile talento di Sarah Kane, spesso accusata di puntare solo alla provocazione: miopia da moralisti. Le opere teatrali della Kane dimostrano non solo grande capacità di scrittura ed elaborazione stilistica, ma anche impietosa lucidità nell’indagare il mondo, con il suo carico di disperazione, speranza, dolore e desiderio. Indimenticabile. La sua opera non ha mezze misure: sesso e violenza sono i principali protagonisti di una disperata ribellione o di una rassegnazione senza salvezza. Sangue e sperma si mischiano in un crescendo di violenza che non è mai fine a se stessa ma fa piazza pulita di ogni ipocrisia, rappresenta tutto quel che nel teatro si può rappresentare, senza false edulcorazioni o concolazioni di sorta, né romantiche né intellettuali. Una violenza mai divisa in buoni e cattivi: tutti complici, è questa la durezza del teatro di Sarah Kane. Che obbliga a guardare, assumersi responsabilità.

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Di Sarah Kane e del suo teatro parleranno al Cassero Bologna, il 30 gennaio alle 22, Luca Scarlini e Barbara Nativi: il primo critico teatrale e scrittore, la seconda la regista che ha lanciato in Italia le opera della Kane. Sarà anche proiettato il cortometraggio ‘Skin‘, unica incursione di Sarah Kane nel mondo della celluloide.

Sarah debutta sulla scena nel 1994 con ‘Sick‘, una trilogia di monologhi a cui segue nel 1995, a soli 23 anni, ‘Blasted‘. La Kane, in una stagione particolarmente felice tenuta a battesimo dal Royal Court Theatre e dal suo direttore Stephen Daldry, viene paragonata agli Young Angry: John Osborne, Harold Pinter e Arnold Wasker. Ecco le sue opere teatrali, contenute nel libro edito da Einaudi:

Blasted‘: fu accolto dalla critica con un misto di insulti, indignazione e semplice incredulità. Masturbazione, fellatio, stupro omosessuale, defecazione, estrazione di occhi e cannibalismo, ambientato in una stanza d’albergo nel Nord dell’Inghilterra in un clima da guerra civile. I critici registrarono fedelmente questi aspetti e il testo divenne argomento di dibattito alla televisione e alla radio, nei telegiornali e sulle prime pagine dei tabloid. Ma ‘Blasted’ è molto di più di un semplice catalogo degli orrori e Sarah Kane non vuole sfruttare la violenza, ma toglierle ogni fascino. Ciò che rende il lavoro così forte e pericoloso è la sua abilità nel collegare violenza privata, personale, emotiva con la guerra e le atrocità che nello spettacolo hanno luogo contemporaneamente.

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Phaedra’s Love: con cui debutta anche come regista nel 1996. Il testo è una radicale riattualizzazione del mito di Fedra a partire dal testo di Seneca dove l’eroina, per catturare l’attenzione di un Ippolito teledipendente, dedito alla masturbazione e ai rapporti multipli, è costretta a prodursi in un’estemporanea fellatio. Un bagno di sangue conclude la tragedia: si tratta di una delle più belle ed efficaci rivisitazioni moderne del mito di Ippolito e Fedra.

Cleansed (Purificati) va in scena nel 1997 ed è ambientato in un campus universitario/campo di concentramento dove un dottore infligge agli studenti/vittime sacrificali mutilazioni e trapianti di organi sessuali. Un freddo scenario degli orrori in cui resta comunque possibile coltivare un sentimento d’amore che superi i rigidi confini delle identità sessuali.

Crave (Brama) è del 1998. Qui la scrittura assume la forma di una composizione per sole voci, una partitura ritmata e scandita dalle battute che si scambiano quattro misteriosi personaggi, senza nome e contraddistinti ciascuno da una lettera dell’alfabeto. I criptici messaggi scambiati tra i protagonisti suggeriscono delle tracce per la ricostruzione di una vicenda: una giovane donna in fuga per difendersi dalle attenzioni moleste di un uomo maturo che potrebbe essere anche suo padre e un ragazzo che respinge (pur con una dose di attrazione) le avance di una matura signora che potrebbe essere sua madre.

Il testamento di Sarah Kane, scritto prima del suo suicidio nel 1999 in seguito a una grave crisi depressiva e l’abbandono della sua compagna, è 4:48 Psychosis, messo in scena postumo al Royal Court di Londra, il teatro che ha inaugurato e concluso la sua parabola artistica. Il tema è quello del suicidio e il titolo fa riferimento all’ora della notte in cui, secondo le statistiche, chi ha preso la decisione estrema prova a metterla in atto. Un testo teatrale che ha la struttura di un diario, la lucida confessione di una persona sofferente.

SARAH KANE – Incontro con Luca Scarlini e Barbara Nativi, Libera Università Omosessuale, Cassero di Porta Saragozza, Martedì 30 gennaio ore 22

di Demetrio Fury