SI FA SESSO IN QUEL MUSEO - Gay.it Archivio

SI FA SESSO IN QUEL MUSEO

Dall’erotismo d’annata al cybersex: a New York apre il MoSex, dove ogni pulsione erotica della ‘capitale del mondo’, è studiata, catalogata e messa in bacheca.

NEW YORK – Si parte dai bordelli dell’800 e si arriva al cybersex del XXI secolo, passando per le trasgressioni della ‘vecchia’ Times Square, in un tripudio di oggetti del piacere che raccontano gli eccessi di ogni epoca.

La New York sofisticata dei grandi musei, dal MoMA al Metropolitan, mostra l’altra faccia di se stessa: benvenuti al MoSex, il Museo del sesso di Manhattan, dove ogni pulsione erotica della ‘capitale del mondò è studiata, catalogata e messa in bacheca.

Questo museo apre i battenti sabato prossimo in una palazzina sulla Quinta Avenue che si presenta provocatoria fin dalla facciata, avvolta in una sorta di guaina aderente. L’idea è quella di raccontare in modo organizzato la subcultura che ha contribuito a dare alla città il suo carattere e che da New York si è allargata al resto del paese.

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La mostra dell’inaugurazione sarà dedicata proprio a ‘Come NYC ha trasformato il sesso in America’, un itinerario che parte dal primo grande scandalo sessuale cittadino: l’assassinio della ‘cortigiana’ Helen Jewett nella prima metà dell’Ottocento, che fece tremare la buona società dell’epoca e per la prima volta portò il sesso proibito sulle pagine dei giornali.

La mostra ripercorre tra l’altro la storia della prostituzione a New York, ricostruendo il clima dell’area intorno a Times Square prima che il sindaco-sceriffo Rudolph Giuliani, alleandosi con la Disney, ripulisse il quartiere.

Al MoSex divengono pezzi da museo gli oggetti sequestrati un tempo dalla polizia nelle retate dentro le case d’appuntamento clandestine e i feticci finora relegati nei negozietti del Greenwich Village.

Non manca un accenno ad un certo impegno politico e sociale, con esibizioni dedicate a documentare e criticare le discriminazioni contro gay, lesbiche, malati di Aids e cliniche per gli aborti.

Ma il tono complessivo del museo vuol essere leggero e dissacratorio, anche se i curatori si avvalgono di un corposo staff di storici e studiosi.

Il pubblico si troverà immerso in atmosfere lascive, in mezzo a ingenue carte da gioco con donnine svestite dell’inizio del ‘900 e mostre fotografiche decisamente più ardite, con ‘scatti’ firmati da Donna Ferrato, Charles Gatewood, Robert Mapplethorpe, George Platt Lynes o Annie Sprinkle.

Per i cultori della materia sarà disponibile quello che è ritenuto il più vasto archivio della letteratura e della filmografia pornografica eterosessuale, ma la ‘Lesbian Herstory Archives’ ha integrato la documentazione anche con ampio materiale omosessuale.

In onore al sesso del XXI sarà poi possibile raccontare online le proprie esperienze erotiche, posizionandole su una mappa digitale di New York disponibile anche sul sito Internet del museo (www.museumofsex.org).

"Il sesso è la forza trainante dell’umanità", spiega il fondatore del MoSex, Daniel Gluck, un trentaquattrenne diventato ricco con l’informatica che ha deciso di investire i risparmi nell’operazione. "Eppure -aggiunge- mi ha colpito il fatto che non c’è niente di questo genere, da nessuna parte nel mondo. Sarebbe come pensare ad un mondo senza musei di arte moderna".

Entrare nelle stanze del MoSex non sarà economico: il prezzo d’ingresso è di 17 dollari, 7 in più di quanto chiedono i grandi musei newyorchesi. I minori di 17 anni potranno entrare solo se accompagnati da un adulto.