A sorpresa, gli sloveni hanno bocciato ieri, con un referendum, l’entrata in vigore nuovo Codice della famiglia che avrebbe introdotto il matrimonio gay. A favore del blocco della legge si è espresso il 54,77% dei votanti, a fronte del 45,23% favorevole al testo. L’affluenza tuttavia è stata inferiore al 30% degli 1,7 milioni chiamati alle urne ma non essendo previsto il quorum la consultazione è comunque valida.
Il Codice – che equipara i diritti delle unioni omosessuali a quelli delle coppie etero sposate – era stato approvato a giugno 2011 dal precedente governo di centro-sinistra. I conservatori hanno raccolto le 40.000 firme necessarie ad indire la consultazione: la vittoria del ‘no’ impone ora al parlamento di non discutere un nuovo testo prima di dodici mesi. Particolarmente contestato è stato il disposto che consentiva l’adozione alle coppie gay, seppur limitatamente al caso in cui è un membro dell’unione ad adottare il figlio dell’altro. "Abbiamo bisogno di vivere nella diversità e nel rispetto, ma non in modo tale che alla fine accadano certe cose", riferisce il quotidiano Delo il commento post voto di Ales Primic, leader del comitato promotore del referendum di ieri.
"Bisognerà vedere ora l’impatto che questo ritardo avrà sui bambini e le famiglie", ha criticato l’esito referendario Majda Potrata, numero due del Partito social-democratico (Sd), prima forza del centro sinistra all’opposizione. Il Partito democratico sloveno (Sds) dell’attuale premier di centro destra, Janez Jansa, pur contrario all’adozione del nuovo Codice della famiglia, ha mantenuto un basso profilo nella campagna referendaria.