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SONO GAY, ANZI ETERO

Ricordate “In&Out”?. Fatelo al contrario e avrete “Appuntamento a tre”, deliziosa commedia che indica evoluzione di progresso e si costumi: un po’ di cultura gay che diventa popolare.

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I due si conoscono, tra di loro nasce una forte simpatia e, neanche a dirlo, Oscar si innamora di Amy. Ma per avere il contratto e non rovinare tutto si spaccia per gay: gli equivoci seguiranno a catena.

Gran ritmo e molte scene divertenti in una commedia da non perdere, fresca e brillante, ideale in una stagione da arene cinematografiche come quella estiva. Una sorta di ‘In & Out’ al contrario, visto che in una scena madre, davanti a una platea di migliaia di persone, invitato a ritirare un prestigioso premio di una associazione gay dopo essere finito anche sui giornali come ‘Professionista Gay dell’Anno’, Oscar rivelerà tra lo stupore generale di essere eterosessuale.

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Gli attori funzionano alla grande: Matthew Perry, il Chandler di ‘Friends’ ci mette quel suo broncio naturale un po’ imbranato che tanto gli confà, Neve Campbell (reduce dalla saga di ‘Scream’) è un contraltare azzeccato, glamour e un po’ spocchiosetta, mentre Oliver Platt recita con classe disimpegnata il ruolo del gay sufficientemente distaccato.

Belli i titoli di testa con i figurini che si animano sulle immagini fisse.

Resta un dubbio legittimo: come mai i gay imperversano nelle commedie americane ma non si vedono quasi più nei film drammatici? Che la volontà imposta dal ‘politically correct’ di non mostrare più omosessuali pieni di problemi, tristi, lamentosi, emarginati, o addirittura moribondi, con l’Aids, uccisi brutalmente stia esagerando nel verso opposto? E se proprio nel dramma, nel conflitto, nei problemi dell’accettazione personale e sociale ci fosse invece una grossa parte dell’identità gay molto più vicina, in realtà, al mondo di ogni giorno? Al cinema di domani l’ardua sentenza.