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Spagna, il ministro: “Matrimonio gay non è incostituzionale”

Il ministro della Giustizia Gallardon, in un’intervista ad una radio locale, ha dichiarato di non vedere elementi di incostituzionalità: “Ma la sentenza della Corte potrebbe portare a modifiche”.

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Che il matrimonio gay sarebbe stato un argomento spinoso per il nuovo governo spagnolo guidato dal conservatore mariano Rajoy non è mai stato un mistero. Ma le cose potrebbero farsi più complicate se a pensare che non si possano considerare anticostituzionali è proprio un membro dellattuale esecutivo. Per il ministro della giustizia Alberto Gallardon, infatti, il matrimonio gay legalizzato dal precedente esecutivo socialista di José Luis Zapatero non è anticostituzionale. Gallardon lo ha detto ieri in una intervista alla radio privata Cadena Ser. "Personalmente non vedo un motivo di anticostituzionalità, ma il mio è solo un parere" ha affermato. Il Partido Popolar di Rajoy aveva presentato un ricorso davanti alla Corte Costituzionale dopo l’adozione nel 2005 della legge sui matrimoni gay, sul quale la consulta ancora non si è pronunciata. La sentenza della Corte, ha però aggiunto Gallardon, influirà su possibili mosse legislative.

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"Il criterio del mio partito è che rispetteremo il pronunciamento della Corte Costituzionale. Il mio criterio è che non esiste causa di incostituzionalità – ha aggiunto il ministro – ma è la Corte che deve pronunciarsi al riguardo". Fino ad allora, comunque, la legge resterà in vigore. Prima delle elezioni dello scorso novembre negli ambienti gay si era diffuso il timore di una possibile abrogazione della legge da parte del centrodestra e molte coppie gay si sono sposate in fretta e furia nella speranza che, in caso di abolizione della legge, almeno venisse tutelato il diritto acquisito. Quello che non fa ben sperare è che le prime mosse in tema di diritti civili e laicità del nuovo governo vanno esattamente nella direzione voluta dall’area più conservatrice. Sull’aborto, per esempio, una modifica presentata dallo stesso Gallardon vuole intervenire per far sì che per interrompere una gravidanza ci vogliano indicazioni mediche specifiche e non solo la volontà della madre.

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In discussione anche la pillola del giorno dopo, che niente deve a Zapatero dato che il suo uso fu introdotto dal governo di Aznar, compagno di partito di Rajoy. Invece è già stata modificata la didattica della materia denominata "Educazione alla cittadinanza" che si chiamerà "Educazione civica" e non contemplerà più i contenuti riferiti alla laicità dello stato e di pluralità della società, inclusi i matrimoni gay e le famiglie composte da genitori dello stesso sesso.
Le speranze della comunità lgbt spagnola, quindi, sono tutte riposte nella sentenza della Corte Costituzionale, perché difficilmente il solo "parere personale" di Gallardon potrà impedire un intervento sulla materia.