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SPOSARSI IN GERMANIA

La chiesa tedesca dice sì al matrimonio gay. Con qualche differenza tra un lader e l’altro.

La decisione di alcuni sinodi e comunità protestanti di aprirsi al matrimonio gay non è una vera e propria novità. Il dibattito esiste in Germania già dal 1993.
Una premessa è tuttavia importante: a differenza della chiesa cattolica, la chiesa protestante non conosce una struttura centralistica; ogni gruppo gode di una autonomia e sovranità giuridica proprie. Grazie a questo pluralismo le comunità possono prendere decisioni autonome anche in materie molto delicate.
Del matrimonio gay si sono occupati 5 parlamenti ecclesiastici: Hessen-Nassau, Braunschweig, Hannover, Palatinato e infine Berlino-Brandeburgo.
Hessen-Nassau ha approvato la benedizione delle coppie omosessuali all’interno di una vera e propria funzione ecclesiastica. Il “matrimonio” deve essere tuttavia approvato dalla comunità religiosa e dal consiglio pastorale, la coppia deve essere inoltre già registrata in comune secondo le norme del matrimonio gay tedesco.
La situazione di Braunschweig si chiarirà in maggio, Hannover non ha raggiunto una posizione unitaria.
La chiesa renana offre già dal 2000 alle coppie gay una funzione religiosa, lo scambio degli anelli e la registrazione nel registro parrocchiale non sono ancora consentiti.
La chiesa a nord dell’Elba benedice le coppie gay di fronte all’altare già dal 1997. Finora si sono svolte più di 50 funzioni religiose.
In Baviera è permessa la benedizione tuttavia non all’interno di una funzione religiosa.
Chiaro è il verdetto chiesa di Berlino e Brandeburgo: “Se due persone dello stesso sesso costituiscono una unione duratura, la rendono pubblica attraverso la registrazione municipale e chiedono in quanto cristiani di avere la benedizione di Dio per il loro cammino comune, questo può avvenire tramite esplicita richiesta alla loro comunità evangelica”.
La chiesa del Palatinato sta già preparando una apposita liturgia.
Queste decisioni indipendenti hanno sollevato aspre polemiche. Problematici sono i cinque passi della Bibbia in cui l’omosessualità viene espressamente condannata o almeno denigrata. Si tratta della parola di Dio o di posizioni ormai superate e tranquillamente storicizzabili? Questo dilemma esegetico non finirà mai di travagliare la vita dei credenti.
Un esempio del grado di democrazia della chiesa protestante lo dà il presidente del consiglio evangelico tedesco Manfred Kock, secondo cui la chiesa evangelica deve essere in grado si sostenere un dissenso interno proprio perché a differenza di quella cattolica non ha un insegnamento papale che definisce in modo univoco il percorso da seguire.
Il pluralismo evangelico permette dunque ai gay di sposarsi in chiesa, ma solo in quelle chiese che li accettano. E così si ripropone in una nuova veste quel “cuius regio, eius religio” che dominò la Germania dopo gli aspri conflitti della riforma e controriforma: ogni staterello della Germania non ancora unita aveva la possibilità di scegliersi la propria confessione e chi aveva idee diverse non poteva far altro che emigrare. Ai gay non resta che guardarsi in giro e vedere quali chiese hanno la bandiera dell’arcobaleno sulla porta.

di Emanuele Sgherri – da Berlino