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STONEWALL: TRA IERI E OGGI

Un tour nella Gay Street tra storia e attualità

Greenwich Village, Christopher Street: per chiunque sia gay quest’indirizzo significa qualcosa. Significa l’inizio di una lotta per i diritti civili dei gay che è ancora lontana dall’essere terminata. E anche se oramai il posto in cui andare a New York è Chelsea, sulla Eighth Avenue, la strada gay più alla moda della città, Christopher Street resta una meta irrinunciabile, fosse pure per fare una passeggiata turistica solamente.

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Ancora oggi infatti il quartiere presenta una fortissima concentrazione di bar, ristoranti e librerie per la maggior parte gestiti da persone gay. La rivolta di oltre trent’anni fa sembra lontanissima qui, dove la comunità gay ha piantato solidi radici. In trent’anni tuttavia molti posti sono spariti, perché non rendevano più o non andavano più di moda. Così oggi è impossibile ritrovare parecchi dei locali che hanno fatto la storia del Village, a meno che non si conosca il vecchio indirizzo.

Chi non c’è mai stato, non si aspetti di trovarci la New York avveniristica dell’architettura high-tech: la strada, che prende il nome da Christopher Sheridan, un generale della Guerra Civile, è una delle più antiche del Village, esistente già dalla fine del ‘700 sotto il nome di Skinner Road. Così, negozi e bar gay a parte, vi ritroverete in una sorta di macchina del tempo, circondati da bassi edifici ottocenteschi. Per quanto incredibile possa sembrare la spinta all’urbanizzazione di questa zona fu data dalla costruzione della Prigione di Stato NewGate, nel 1797, ai piedi di Christopher Street.

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Cosa vedere? Innanzitutto lo Stonewall Inn (foto), al n° 51-53. Luogo della rivolta, il bar era nato da poco all’epoca dei disordini. Aveva aperto nel 1966, al posto di un garage per auto. Non che fossero state fatte molte spese per trasformarlo: pareti e finestre erano dipinte di nero. Gestito dalla mafia, sembra, il bar aveva una sala più grande con bar e pista da ballo e una più piccola, molto scura, dove si rimorchiava. Anni dopo la rivolta, a metà degli anni ’80, fu trasformato in un negozio di mobili. Oggi è di nuovo un bar molto popolare e frequentato, ristrutturato da poco con una pista da ballo al piano superiore.

Non molto distante dallo Stonewall, al n° 89, oggi si trova una palestra GNC. Trasformata alla metà degli anni ’70 (si chiamava The Village Gym), con la diffusione del body building, questa era in origine la Caffetteria Stewart’s, un ristorante molto popolare e molto alla moda, con vista sulla strada e sul passeggio.

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Ancora in zona, al n° 76, c’è una specie di istituzione: il Boots and Saddles Bar (foto). Questo piccolo bar sembra essere sempre stato qui. Ancora oggi è molto frequentato, ma negli anni ’70, quando il quartiere era il centro del mondo gay, il bar era il punto di ritrovo degli uomini più attraenti di New York. Altra tappa obbligata dell’epoca era il Danny’s Bar, al n° 141, un posto per "cattivi ragazzi". Il bar aveva un’aria un po’ sporca che attirava molto alcuni uomini. Negli anni ’80 fu trasformato completamente e chiamato The Village Stix: venne messo un caminetto per attirare una clientela di classe. Non resse la concorrenza del Ty’s e chiuse poco dopo. Oggi a quest’indirizzo si trova la libreria Harmony.

A proposito del Ty’s, al n° 114, va detto che questo è oggi uno dei bar più frequentati del Village, dagli stessi abitanti più che da turisti. Altri posti che vanno per la maggiore oggi a Christopher Street sono il Dugout, un bar leather, il Duplex, uno show-bar, e l’Hangar.

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Al n° 8 si trova il Piece’s Bar (foto), che negli anni ’70 si chiamava Uncle Paul’s, con una clientela di ragazzini sui quindici anni e uomini maturi che facevano acquisti per la nottata. Negli anni ’80 per un periodo fu trasformato in un pretenzioso ristorante, chiamato Pharaoh’s, con decorazioni ispirate all’antico Egitto e barman e camerieri vestiti con un sarong di lamé dorato.

Infine, al n° 180, all’angolo con West Street, si trova la Baily House, un centro di accoglienza per persone con l’AIDS. L’edificio, costruito nel 1858, era in origine il Great Eatern Hotel. Negli anni ’70, il piano terra divenne la sede di uno dei più famosi after-hour, il Cockring. Buio e sempre affollato, era frequentato solo da clienti scelti, dal momento che c’era una rigida selezione all’ingresso. A un certo punto il disco-bar diventò noto come il Christopher’s End, mentre ai piani superiori si trovava uno degli alberghi più trasandati di New York, l’Hotel Christopher, che affittava a ore camere sporche infestate da scarafaggi.

Come si vede da queste brevi note, oggi il quartiere è decisamente diverso. Migliorato forse. Più pulito e meno equivoco forse. Ma certo chi non vorrebbe passare almeno una notte andando di bar in bar in quel Village degli anni ’70?

di Antonio Zagari