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“Mio figlio non può entrare in classe perchè gay”

Succede a Monza in una scuola paritaria e lo denuncia sua madre. Le reazioni.

Lasciato per ore fuori dalla classe, in corridoio, mentre i suoi compagni fanno lezione perchè deve essere punito: la “colpa” di Charlie (nome di fantasia), un ragazzo di 16 anni di Monza, è una foto scattata insieme ad un ragazzino del suo stesso sesso, abbracciati ed a petto nudo. Succede alla scuola cattolica di Monza Ecfop. Ma la mamma ha chiamato i carabinieri: “Mio figlio viene discriminato perchè e gay e questo non è giusto”.

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Charlie (il nome utilizzato da Il Giornale di Monza, che ha reso nota la vicenda, è di fantasia) sta nel corridoio, da solo, mentre i suoi compagni sono in classe a seguire la lezione, come è naturale che accada. A stare fuori nel corridoio, lontano dai suoi compagni, glielo ha intimato il direttore dell’Ecfop, la scuola di formazione professionale di matrice cattolica che Charlie frequenta dall’anno scorso: il ragazzo infatti è giovanissimo, ha solo 16 anni. E così da mercoledì passa il suo tempo nel corridoio, a scuola sì ma senza poter entrare in classe. E Giovedì la mamma, dopo aver scoperto la situazione anche per delle foto che il figlio le ha mostrato, non ci ha pensato due volte ed ha chiamato i Carabinieri ed alcuni giornalisti.

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Mio figlio viene discriminato così perchè è gay“, ha dichiarato all’arrivo dei colleghi della carta stampata. “Gli insegnanti mi dicono che è bravo, aveva l’insufficienza solo in inglese e l’ha recuperata, i suoi unici problemi sono comportamentali”, racconta la mamma. Charlie infatti è un ragazzino un po’ esuberante: “Ma per la scuola il problema è che lui è gay dichiarato: quando ho chiesto come mai fosse in corridoio, mi hanno spiegato che è per via di una fotografia pubblicata su Instagram nella quale mio figlio è nudo assieme ad un altro ragazzo”. Nello scatto i ragazzi sono ritratti nudi dalla vita in su, ma il resto è chiaro: “Si tratta di una fotografia scattata questa estate e messa sui social che qualche altro compagno di classe deve aver mostrato agli insegnanti, ma non capisco dove stia il problema”, commenta la mamma.

Dopo l’allarme lanciato giovedì dai genitori del ragazzo, il direttore dell’istituto, interpellato dal Giornale di Monza, si è limitato a rispondere con un breve comunicato: “Vi assicuriamo che non facciamo discriminazioni sessuali né razziali. La nostra attenzione – si legge nella nota – è alla formazione professionale dei giovani, seguendo il dettame della pastorale sociale della Chiesa cattolica”. Mentre a Monza Today , un quotidiano online della città lombarda, ha spiegato di averlo fatto per aiutarlo. E non per discriminarlo. Lo avrebbe messo fuori dall’aula per “tutelarlo”. “Tutte le decisioni adottate sono state fatte nell’esclusivo interesse del ragazzino”, ha spiegato il dirigente scolastico. “In ogni caso – ha specificato, ammettendo che una ‘discriminazione’ c’è stata – non è stato tenuto in corridoio, ma in uno spazio apposito proprio per tutelarlo rispetto a quello che stava accadendo in classe”.

E oggi, il quotidiano brianzolo ha pubblicato la lettera della mamma rivolta al Preside. “Chi vigila su mio figlio mentre è fuori da solo? E’ questa l’accoglienza di cui si parla nell’Ecfop? Lei preferisce forse che io trasferisca mio figlio in un’altra scuola, così da non avere più noie da parte sua? Attendiamo una risposta scritta”.

“Se il caso di discriminazione denunciato dalla madre – spiega il sindaco di Monza, Roberto Scanagatti – dovesse essere confermato sarebbe un fatto di una gravità inaudita, di cui la scuola dovrà rispondere, perché nessuna discriminazione è mai accettabile, tanto più in un luogo deputato alla formazione dei giovani”. Il primo cittadino evidenzia che “Poco prima che emergesse la notizia, la madre si è rivolta ai nostri servizi sociali per segnalare l’accaduto. Pur non essendo il ragazzo sotto la nostra tutela, i nostri uffici hanno immediatamente contattato la scuola perché è giusto che la madre sappia esattamente ciò che è successo”. Per M5S Lombardia la vicenda, “se confermata, è molto grave e merita tutta l’attenzione dell’Assessorato regionale all’Istruzione che deve e può intervenire, oltre che con verifiche e controlli, per ribadire che la scuola lombarda si riconosce nei principi costituzionali della non discriminazione”.

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Immediata la reazione del deputato padovano Alessandro Zan (PD), gay dichiarato: “A Monza, in un ente cattolico di formazione professionale riconosciuto dalla Regione Lombardia, un ragazzo di sedici anni verrebbe lasciato per ore fuori dalla classe perché gay. Una vicenda che, se confermata, risulterebbe di una gravità inaudita, poiché sottoporrebbe il minore a un trattamento degradante e discriminatorio, violando il suo diritto all’educazione ma ancor prima la sua libertà e dignità. Ho informato con un’interrogazione i Ministri dell’Interno e per gli Affari regionali dell’accaduto affinché venga subito disposto un accertamento nell’istituto, al fine di individuare e perseguire comportamenti intollerabili che contrastano con i più elementari diritti umani.”

La deputata e responsabile scuola e università di Forza Italia, Elena Centemero, annuncia che presenterà “quanto prima un’interrogazione parlamentare affinché il Miur faccia chiarezza su quanto denunciato dal padre di un ragazzo che, in un istituto di Monza, sarebbe stato costretto a restare fuori dalla classe perché omosessuale e affinché lo stesso istituto possa chiarire quanto realmente avvenuto. Si faccia, quindi, chiarezza sia per il rispetto del ragazzo sia per il valore educativo che la scuola ha”.

"Mio figlio non può entrare in classe perchè gay" - Rosaria Iardino BS - Gay.it Archivio

«È assurdo quello che leggo sulla stampa odierna. Un ragazzo costretto a seguire le lezioni dal corridoio solo perché è gay. Succede a Monza, nel 2015, non in un qualche sperduto paese del sud del mondo in epoca medievale!», scrive in una nota Rosaria Iardino, Consigliera delegata alle Pari Opportunità in Città metropolitana a Milano e Consigliera comunale per il Partito Democratico. «Chiederò immediatamente conto al mio omologo brianzolo e domanderò ufficialmente un’ispezione nella scuola incriminata», aggiunge Iardino.

"Mio figlio non può entrare in classe perchè gay" - romani - Gay.it Archivio

«È un fatto gravissimo, inconcepibile, per il quale chiediamo l’intervento fermo e severo del Miur», dichiara Flavio Romani, presidente di Arcigay. «Spetta infatti al Ministero – prosegue Romani – inviare tempestivamente i propri ispettori. Qualora le circostanze fossero confermate, e il modo in cui il dirigente scolastico rivendica i suoi provvedimenti pare lasciare pochi dubbi, sarebbero doverose l’immediata interruzione di qualsiasi forma di accreditamento pubblico e l’applicazione di qualsiasi strumento per sanzionare una pratica discriminatoria grave, perché violenta nel messaggio e estremamente dannosa. Non esiste alcun catechismo che in Italia valga più della nostra Carta costituzionale».