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STUPRATA PERCHÉ LESBICA

Ancora ci sono soggetti che credono che l’essere omosessuale sia considerato tanto sbagliato da doversi intervenire fattivamente anche ricorrendo a forme di violenza. Come è successo a Lucca.

LUCCA – Il fatto che nel 2004 non sia stato ancora messo un argine al fenomeno dello stupro e all’idea che alcuni uomini possano abusare di donne (e bambini) in tutta tranquillità dà da pensare. Soprattutto guardando quei film di qualche anno fa che, ispirati in un futuro prossimo venturo, davano del nuovo millennio una connotazione addirittura fantascientifica.
Oltre ad aver messo solo un piede e qualche navicella sulla luna e a non aver ancora gli scienziati trovato cure per troppe malattie, il nuovo millennio non ha portato con sé nemmeno una ricivilizzazione né attraverso istituti giuridici, né per il tramite di una reale applicazione della pena (che andrebbe comunque inasprita), né, soprattutto, in termini di rieducazione (ma forse è il caso di dire, semplicemente, educazione) dell’uomo.
Si è scolto ieri a Lucca, nella sede dell’Arci, un convegno sul tema “In fondo a destra“, per denunciare un grave episodio verificatosi il 18 aprile, ma solo l’altro ieri reso manifesto attraverso l’associazione omosessuale L’Altro Volto – Lucca Gay Lesbica, che scuote il mondo gay e non solo: una ragazza bergamasca è stata stuprata a Lucca per motivi legati alla propria omosessualità.
“Eccola, finalmente”: i quattro estremisti, dopo averla aggredita e violentata, l’hanno successivamente seguita dalla casa della compagna (cui era tornata) sino in autostrada e minacciata ancora. Essi avrebbero affidato a questa violenza un messaggio alla compagna lucchese della ragazza: “smetterla e capire una volta per tutte che eterosessuale è meglio”.
I quattro aggressori hanno agito spinti da tarli politici, in quanto militanti tra le file dell’estrema destra. Ciò che a volte si tende a pensare come anacronistico torna a galla: l’ideologia politica continua ad essere il movente di molti delitti. Lo Stato che fa? Rimane inerte, tollera e, nella pratica, permette soprusi e violenze.
Il fatto che l’essere omosessuale (ma non solo questo) sia considerato sbagliato e, in alcuni casi, tanto sbagliato da doversi intervenire fattivamente anche ricorrendo a forme di violenza, significa che la cultura media non è cresciuta, significa che l’educazione e la civiltà non costituiscono valori, significa che l’abuso è permesso. Solo una forte repressione permetterebbe, forse, l’inizio del cambiamento.
Innanzitutto, un inasprimento della pena: il delitto di violenza sessuale, così come tutti quelli ad esso connessi, dovrebbe essere posto su un piano ancor più alto delle lesioni intenzionali giacché, oltre a comprendere queste ultime, lede profondamente la dignità della persona e la scuote intimamente. Non solo le sanzioni per tale reato andrebbero portate su una soglia più vicina a quella dell’omicidio (molto spesso, tra l’altro, l’abuso sessuale sfocia in omicidio preterintenzionale, se non doloso), ma esse dovrebbero essere anche pedissequamente applicate. Si auspica, dunque, non solo un intervento legislativo, ma anche, e se necessario prima, un ruolo attivo della magistratura, troppo propensa a concedere attenuanti generiche (anche solo per l’incensuratezza del reo) e a riconoscere sconti di pena.
Ad un’attenta determinazione della pena (e rigorosa) deve affiancarsi l’applicazione reale della stessa con l’impossibilità di ricorrere a liberazioni condizionali, anticipate scarcerazioni e conversioni di pena detentiva in pecuniaria.
La ragazza è stata stuprata in quanto lesbica: ciò costituisce una regressione e la reviviscenza di una dittatura mai morta che sembra non voler cessare di esistere e di rimanere tale. La fisicità dell’uomo, per sua natura sesso forte, rende impossibile nella maggior parte dei casi una reazione efficace da parte della donna, che da secoli e per molto ancora dovrà difendersi da sola e subire abusi di ogni tipo. A Lucca si è addirittura sentito dire che le due ragazze avrebbero inventato tutto per cercare pubblicità. La realtà è ben diversa.
L’essere lesbica non deve costituire motivo di paura. E purtroppo la società, e la stessa famiglia, creano terrore.

di Romina Reale