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Sud Africa: marce pro e contro i matrimoni gay

Marcia lesbica in risposta alle marce “cristiane” della scorsa settimana, mentre l’Arcivescovo Ndungane si unisce al premio Nobel Tutu contro l’apartheid omofoba.

CITTA’ DEL CAPO – Se c’è un paese al mondo che simboleggia le orrende conseguenze dell’emarginazione è il Sud Africa: con l’apartheid contro i neri ancora ben viva nella memoria il paese si trova ora ad affrontare l’acceso dibattito dei diritti civili delle persone omosessuali, per questo è importante seguire quello che succedendo. Sabato a Soweto si è tenuta una marcia di lesbiche per evidenziare la loro esistenza e visibilità in un contesto che ancora le vede vittime di violenze sessuali. Violenze e atti d’odio che secondo i dati di Human Rights Watch sono andati aumentando nell’ultimo anno, da quando la Corte Costituzionale con una sentenza storica ha stabilito che era contrario alla Costituzione impedire alle persone omosessuali di poter accedere ai benefici di legge derivanti dal poter contrarre matrimonio. Tra i casi più gravi registrati dalla cronaca nera quest’anno l’attacco a una giovane lesbica con mazze da golf e mattoni, uccisa infine a pugnalate. «Questa marcia è un modo per dire che siamo qui e ci rimarremo. Non ci sveglieremo domattina e non saremo più gay» ha detto Ayanda Magudulela del Forum for the Empowerment of Women, un’associazione di donne lesbiche di colore di Soweto, aggiungendo che solo pochi anni fa una manifestazione come questa non avrebbe potuto tenersi.
A proposito di manifestazioni si deve ricordare che la scorsa settimana erano scesi in piazza migliaia di cristiani conservatori, che avevano dato vita a una protesta contro il riconoscimento delle unioni tra persone dello stesso sesso. Il tutto organizzato e orchestrato dalla Marriage Alliance (la “alleanza per il matrimonio”), che raggruppa oltre un centinaio di chiese e confessioni, e la cui omofobia è intrinseca: dietro la facciata della presunta difesa (da cosa?) del matrimonio e della famiglia tradizionale in realtà si continua a promuovere l’idea, in puro stile apartheid, che nella società ci sono fasce di persone che non devono avere gli stessi diritti civili di altri.
Sullo sfondo – ma neanche tanto sullo sfondo – continua ad esserci il porsi della religione nei confronti della “questione omosessuale”. In ambito cattolico purtroppo c’è da registrare la totale chiusura delle alte gerarchie vaticane, arroccate su posizioni che definire arcaiche è dire poco. La chiesa anglicana ha invece da tempo avviato un civile dibattito cercando, seppure con innegabili difficoltà in termini di unità, di aprire un dibattito evolutivo sul tema. Pochi giorni fa l’Arcivescovo di Città del Capo Njongonkulu Ndungane si è schierato totalmente a favore delle posizioni del suo predecessore, il premio Nobel per la pace Desmond Tutu, nella predicazione di un messaggio che sia di «apertura e di supporto» per gay e lesbiche, sia fuori che dentro la comunità ecclesiastica. «Da quando sono diventato Arcivescovo nella Chiesa Anglicana sudafricana il dibattito sull’omosessualità si è fatto sempre più aperto. Come precedente leader della chiesa in Sud Africa l’Arcivescovo Tutu sa quanto sia difficile tenere insieme persone con un’opinione diversa nel complesso mondo in cui viviamo oggi. Come Anglicani continuiamo ad apprezzare la ricchezza in diversità delle nostre genti e il fare del loro meglio per rimanere uniti. Condanniamo l’omofobia e predichiamo un messaggio di apertura e di supporto per i nostri membri che sono gay e lesbiche e ci impegniamo a continuare ad ascoltare la loro esperienza di essere omosessuali.»
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Il Nobel Desmond Tutu in occasione del lancio del libro “Sex, Love & Homophobia”, pubblicato da Amnesty International UK, aveva apertamente e chiaramente condannato come malvagie le «forze distruttive» dell’«odio e pregiudizio», aggiungendo che: «Ogni genitore che cresce il proprio figlio come un razzista danneggia quel bambino, danneggia la comunità in cui vivono e danneggia la possibilità di un mondo migliore. Un genitore che insegna a un bambino che c’è un solo orientamento sessuale e che tutto il resto è male nega la nostra stessa umanità, e la loro.»
(Roberto Taddeucci)