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Svelati, e ridici su!

Si può usare l’umorismo per parlare del difficile momento in cui si dice “sono gay”? Lo fa Pupa Pippia in “Coming out”, il libro perfetto per l’estate 2010.

Quando si affrontano con tono umoristico e spensierato argomenti che possono avere risvolti anche drammatici per le persone, molti si sentono offesi. Bisogna essere bravi a lasciar trasparire, al di là del linguaggio leggero e divertente, anche la profondità dei vissuti. Pupa Pippia ci riesce. È lei l’autrice del libro perfetto per l’estate 2010, Coming out. Venticinque storie per uscire dall’armadio, una raccolta di racconti brevi, scritti con tono scanzonato ma vivi abbastanza da farci percepire i vissuti che ci stanno dietro.

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Vissuti in parte reali, stando a quello che fa capire l’autrice dalle note al libro: i suoi trascorsi di "spillatrice di birre artigianali" e ancor di più gli anni passati a gestire un pub gay-friendly al centro di Roma, le hanno permesso di raccogliere confessioni di tanti ragazzi e ragazze omosessuali che hanno dovuto affrontare il momento della rivelazione. Che, come recita la frase dell’attore en travesti Charles Pierce riportata in quarta di copertina, spesso non è un momento facile tanto che "È meglio essere nero che gay, perché se sei nero non devi dirlo a tua madre".

Fatto sta che secondo Pupa Pippia, è meglio dirlo: la panoramica di figure "velate" che trascorre nelle righe della premessa è agghiacciante nella sua verità: dagli "attori che mettono in scena matrimoni con le proprie donne di servizio pur di non perdere l’aura del macho man" alle "attrici che si iscrivono al corso di ‘ancheggia sexy come una modella’ per correggere quella strana camminata – braccia larghe e sguardo alla John Wayne", è proprio vero che ovunque c’è gente "obbligata a dover celare la propria natura". Allora perché non provare a incoraggiarli raccontando di chi ce l’ha fatta a vivere senza nascondersi, dando al tutto una prospettiva meno angosciosa?

Fare coming out può essere facile, come sentirsi chiedere da una vecchia compagna di scuola rincontrata per caso dopo anni "Sei diventata lesbica, eh?" o da una madre preoccupata per l’umore nero che l’abbandono da parte del vostro fidanzato vi ha lasciato "È Carlo, vero?". Ma può anche essere molto difficile, come per Carmelo e Massi, i protagonisti del racconto Fuitina, costretti dalle voci messe in giro in paese ad abbandonare la loro terra per emigrare nel freddo nord, accolto solo dai membri di un’associazione. O come per la ragazza che era tanto amica di sua madre da considerarsi Come sorelle – che è il titolo del racconto in questione – e che il giorno dopo la rivelazione si sente proporre una cura presso uno psichiatra e che per questo preferisce abbandonare la casa materna e non vederla più. Lei stessa si chiederà, alla fine, "se sia giusto barattare una madre con la libertà di poter vivere la propria natura" senza riuscire a trovare una risposta.

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È così che, storia dopo storia, Pupa Pippia riesce un po’ a strappare un sorriso un po’ a creare una sincera compartecipazione nelle lotte che sempre – o almeno molto spesso – accompagnano il coming out. Non è una lettura impegnativa, questo libro, forse anche troppo preoccupato di accattivarsi la simpatia del lettore. È il libro perfetto da leggere sotto l’ombrellone, anche in compagnia degli amici: è composto da racconti brevi, non più lunghi di tre o quattro pagine, godibilissimo e leggero nella scrittura ma capace di sollevare le riflessioni e discussioni che rendono più piacevole un pomeriggio in compagnia sulla riva del mare.

Di sé l’autrice ci fa sapere solo, oltre ai suoi trascorsi professionali, che è romana, al suo esordio alla scrittura, che ha quarant’anni "ben portati" e che ha trasformato l’interesse per l’astrologia, l’esoterismo e i tarocchi in qualcosa di più che un semplice hobby. In più rivela di animare il blog millevocidentro e – aggiungiamo noi – anche orlando.