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Corte Appello respinge ricorso di Taormina: disse “gay contro natura”

La Corte dà ragione a Rete Lenford contro l’avvocato che non vuole assumere omosessuali

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Carlo Taormina perde il ricorso in appello. La Corte di Brescia, infatti, ha respinto il suo ricorso contro l’Ordinanza del Tribunale di primo grado che lo aveva condannato a risarcire Rete Lenford, l’associazione di avvocati che si occupano di diritti delle persone lgbti, per le dichiarazioni omofobe e discriminatorie rilasciate durante una puntata della trasmissione radiofonica La Zanzara.
I fatti risalgono all’ottobre del 2013 quando, ospite di Giuseppe Cruciani, Taormina aveva dichiarato che “avere un dipendente omosessuale mi creerebbe grande difficoltà, hanno un’altra mentalità, altri stili, parlano diversamente, si vestono diversamente, una cosa insopportabile, contro natura”.
Quelle dichiarazioni gli costarono care.

LA CONDANNA IN PRIMO GRADO

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Rete Lenford, infatti, decise di denunciare l’avvocato per discriminazione sul posto di lavoro, come previsto dalla Legge 216/2003 e il Tribunale di primo grado diede ragione all’associazione , condannando Taormina a risarcirla con 10.000 euro.
Taormina, che nel frattempo ha continuato ad esternare le sue posizioni omofobe in diverse occasioni, compresi alcuni tweet , decise di fare ricorso in appello. La Corte di Brescia, però, l’ha rigettato, confermando il risarcimento e la condanna. Taormina dovrà anche pubblicare a sue spese l’ordinanza che lo condanna su un quotidiano a tiratura nazionale.
L’Avv. Maria Grazia Sangalli, Presidente dell’Associazione Avvocatura per i diritti lgbti, in una nota si dichiara particolarmente contenta del risultato raggiunto e sottolinea l’importanza della pronuncia nel punto in cui viene riconosciuta a Rete Lenford “la natura di soggetto giuridico portatore dell’interesse collettivo leso (i diritti delle persone omosessuali, bisessuali, transgender e intersessuali) e, come tale, legittimato ad agire in giudizio e titolare di un vero e proprio diritto al risarcimento”.

“TUTELATI I PRINCIPI DELLA COSTITUZIONE”

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L’avv. Caterina Caput, che ha rappresentato l’associazione insieme al collega Alberto Guariso, si è detta soddisfatta nel vedere “la Corte concorde con la lettura dei principi costituzionali proposta dalla difesa, avendo i Giudici del gravame affermato che la tutela del principio costituzionale di cui all’art. 21 di libertà di manifestazione del pensiero non può spingersi a violare altri principi costituzionali che ha individuato nell’art. 2 (tutela del singolo cittadino nelle formazioni sociali dove si svolge la sua personalità, ovvero il luogo di lavoro), 3 (principio di uguaglianza) 4 (diritto al lavoro) e 35 (tutela del lavoro)”.
La presidente aggiunge che “La normativa europea ha fra i suoi principi fondamentali quello della non discriminazione nei confronti delle persone lgbti -aggiunge Sangalli – e la legge contro le discriminazioni sul luogo di lavoro è figlia di quei principi mentre in Italia, caso unico in Europa, si fatica ancora ad approvare una legge che sanzioni penalmente i reati d’odio verso le persone omosessuali e transessuali e a dare riconoscimento giuridico alle coppie formate da persone dello stesso sesso”.