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TOGAY – VINCE IL FILIPPINO

La XXI edizione del Togay è stata vinta dal film filippino ‘The Blossoming of Maximo Oliveros’. Il pubblico ha scelto l’indiano ‘The Journey’. Per concludere, ‘El calentito’ con cameo di Almodóvar.

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Per il terzo anno consecutivo un film asiatico vince il Togay: è il filippino ‘Ang Pagdadalaga ni Maximo Oliveros’ (‘La fioritura di Maximo Oliveros’) di Auraeus Solito, già Teddy Bear 2006, il meritevole trionfatore della XXI edizione, conclusasi ieri con un evidente successo di pubblico grazie a oltre settemila presenze nonostante la concorrenza diretta di Bookstock, la Festa del Libro.
A coronare l’evento, la vittoria di un delicato ritratto rosselliniano capace di tratteggiare con sensibilità e acutezza la personalità originale di un dodicenne dal volto splendido che si comporta come una bambina, si diverte a truccarsi e indossare abiti colorati, vaga sculettando per una Manila invasa dai rifiuti dove l’indigenza estrema non è associata alla mestizia, si innamora non corrisposto di un poliziotto bonario e dolce.

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Ma la sua famiglia, che lo protegge accettando amorevolmente i suoi comportamenti effemminati, vive di illegalità, e la sua amicizia col poliziotto porterà inevitabilmente alla tragedia. Girata con un efficace stile semidocumentaristico che privilegia la naturalezza del contesto, quest’opera prima ha vari, innegabili pregi: rivendica la dignità di un puro amore transgenerazionale senza evocare strumentalizzabili spettri pedofili; mostra con esemplare chiarezza un microcosmo babycamp in cui le stravaganze omosessuali sono tollerate anche dagli adulti; vanta la scena più romantica del festival, una commovente serenata fischiettata alla finestra, malinconica presa di coscienza di un ineluttabile addio amoroso. La motivazione ufficiale della giuria parla di «film che va oltre i confini dell’identità sessuale per raccontare la storia di un amore famigliare, istinto fraterno e accettazione. Questo film straordinario ci porta in un mondo raro da vedere per mostrare un ritratto onesto e penetrante di una famiglia povera in crisi. Il dodicenne Maxi ci conduce in un incredibile viaggio di autoscoperta mentre sboccia la sua maturità con l’aiuto e l’amore di suo padre e dei suoi fratelli».

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Il Premio Speciale della Giuria è andato ex-aequo a due film: l’innovativo ‘El cielo dividido’ di Julian Hernandez (condivisibile) e ’50 Ways of Saying Fabulous’ di Stewart Main (superfluo, ma la sua leggerezza e solarità ha conquistato parte della giuria divisa sui premi). Il primo è stato scelto «per l’eccezionale fotografia, l’abile regia e interpretazioni eccellenti che lo rendono straordinario. Questo film mostra sia il potere che la futilità dell’amore»; il secondo perché «ci ricorda che essere gay non è solo dolore e lacrime. Quest’opera brilla per unicità e originalità, combinando humour con emozioni profonde per creare un film ‘assolutamente favoloso’». Una menzione speciale dell’ultim’ora è stata infine assegnata al francese ‘Oublier Cheyenne’ di Valérie Minetto, scelto per segnalare una regista donna, come ci ha confidato il componente della giuria Alain Guiraudie.
Tra i corti ha vinto ‘David’ del messicano Roberto Fiesco
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Tra i corti ha vinto ‘David’ del messicano Roberto Fiesco: «In soli 15 minuti Roberto Fiesco Trejo riesce a farci sentire – lontano da ogni luogo comune – il desiderio d’amore di un giovane studente per un uomo più grande. Il delicato svolgersi del film, la tagliente bellezza delle sue immagini, il casting perfetto con la sua chimica unica, la matura visione di una inedita “coppia”, rende questo film speciale». Prima menzione speciale a ‘La China’ di Diego Postigo e Antonia San Juan (il trans Agrado di ‘Tutto su mia madre’): «La storia di due giovani drogati che vagabondano per le strade di Madrid è raccontata dall’inizio alla fine senza togliere tensione né curiosità. Due attori di straordinario talento in un potente e brillante dialogo evocano una filosofia profonda di vita marginale. Un film di forte impatto emozionale, un piacere intenso». ‘Summer’ di Hong Kahou è stato invece segnalato con la seconda menzione speciale per «un mosaico contemporaneo di successo sull’adolescenza e la nascita del pregiudizio».
Miglior documentario ‘Seres extravagantes (Old People Out)’ di Manuel Zayas, «un ritratto sincero e autentico dello scrittore e poeta gay cubano Reinaldo Arenas. Girato interamente a Cuba, questo potente film enfatizza l’importanza delle testimonianze di vita le cui storie tramandate per via orale portano in vita vicende che altrimenti non sarebbero mai state riportate oppure censurate». Il primo episodio della trilogia di Dong-Baek-Ggot ‘Camellia Project: Three Queer Stories at the Bogil Island’ ha invece vinto come miglior video «per la sua originalità e il talento dell’autore nel mescolare insieme tecniche diverse che ci sorprenderanno ancora in futuro». Menzione speciale all’intero progetto dei tre registi sudcoreani e al cast del trentasettesimo film Dogma ‘Gypo’ di Jan Dunn «per la sincerità e l’intensità dell’interpretazione in un genere inesauribile e sempre contemporaneo, il dramma sociale».

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Il premio speciale ‘Torino Pride 2006’, consistente in un’opera d’arte di Marco Silombria, va alla coproduzione di Bosnia, Erzegovina e Croazia ‘Go West’ di Ahmed Imamovic che, «seppure con alcune forzature e un racconto a volte discontinuo, affronta con coraggio non solo il tema della visibilità negata ma, addirittura, la sopravvivenza di ogni minimo diritto civile nei paesi della ex Yugoslavia lacerata dalla guerra e dagli odi etnici. Un esempio significativo di come, in una terra a noi così vicina eppure lontanissima e dimenticata, la strada da percorrere per le persone omosessuali sia costellata da enormi difficoltà che – quasi – non lasciano spazio alla speranza». Premi del pubblico al lungo indiano ‘Sancharram’ (‘The Journey’) dell’indiana Ligy J. Pullappally, che ha ritirato il premio in avanzato stato di gravidanza, al corto inglese ‘Summer’ di Hong Kahou, al documentario tedesco ‘Between the Lines – India’s Third Gender’ di Thomas Wartmann e al video filippino ‘Masahista’ (The Masseur) di Brilliante Mendoza.

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Cerimonia di chiusura confusa e pasticciata, presentata da Manila Gorio e Mc Biagio con interventi di Gennaro Cosmo Parlato (il migliore), Gi-Nergia, Valentina Gautier e un omaggio dance a Cher.
Divertente e ruspante la scatenata commedia di chiusura ‘El Calentito’, sentito omaggio alla movida spagnola in pieni eighties: un gruppo punk tutto al femminile, le borchiatissime Sioux (omaggio a ‘Siouxsie and the Banshees?’) che si esibiscono nel locale alla moda che dà il titolo al film, sta per firmare un importante contratto discografico quando un gruppo di militari fa irruzione in Parlamento e rivoluziona la scena politica spagnola (il vero colpo di stato del 23 febbraio 1981 del tenente colonnello Antonio Tejero Molina). Bel cameo di Pedro Almodóvar nei panni di sé stesso nella ricostruzione filologica di un noto concerto rock tenuto in gonna di pelle insieme al suo celebre ex Fanny McNamara. Meriterebbe la distribuzione nelle sale.

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Bilanci: un’edizione un po’ sfortunata per defezioni eccellenti (Jeanne Moreau in primis), vari problemi tecnici (diverse proiezioni di pellicole con code vergini interrotte ogni venti minuti) e un concorso abbastanza debole. Tanta musica di tutti i generi (classica e altisonante nella retrospettiva solo marginalmente omo di Ken Russell, il pop liberatorio di Cher – davvero interessante la videolettura – e molto rock nei film in concorso) con prevalenza di storie private tendenti al melò e una certa disaffezione per la comunità gay o l’idea di gruppo omosessuale. Carismatico e misterioso il grande attore di Fassbinder e Von Trier Udo Kier che ci ha concesso un’intervista esclusiva di prossima pubblicazione come la simpatica ed estroversa Rose Troche dell’indimenticato ‘Go Fish’. E speriamo che il prossimo anno il Festival Gay possa abbandonare definitivamente il grigiore opprimente del Teatro Nuovo per trasferirsi nel centrale Ambrosio che dovrebbe essere ristrutturato.
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